Calcio

Zebre Un commosso Bortolami ringrazia le Zebre al termine della carriera agonistica

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Parma, 8 Maggio 2016  Giornata speciale quella di ieri allo Stadio Lanfranchi di Parma per Marco Bortolami: la seconda linea classe 1980 ha concluso ieri la sua carriera agonistica calcando per l’ultima volta un campo da rugby in qualità di giocatore. Il padovano l’ha fatto guidando da capitano le sue Zebre nella più larga vittoria della loro storia celtica superando i gallesi Dragons per 47-22 qualificando i bianconeri alla EPCR Champions Cup 2016/17. Il 39 volte capitano dell’Italia ha concluso la sua carriera aggiudicandosi anche il titolo di migliore in campo della sfida che lo aveva visto entrare sul campo del Lanfranchi tenendo la mano della figlia Emma tra la standing ovation degli sportivi e tifosi ovali presenti nell’impianto di Parma. Subito dopo aver ricevuto dalle mani del presidente delle Zebre Rugby Stefano Pagliarini il premio alla carriera della franchigia di base a Parma, il 49 volte capitano del XV del Nord-Ovest ha incontrato la stampa per la sua ultima intervista da giocatore senza riuscire a celare la forte emozione.

Queste le parole di Marco Bortolami raccolte nella sala stampa dello Stadio Lanfranchi :”Devo ringraziare le Zebre, coach Guidi e tutti gli allenatori dello staff per avermi dato l’opportunità di capitanare la squadra oggi; ringrazio i compagni per aver dimostrato oggi quanto la voglia di far bene sia vincente in un campo da rugby. Fino a stasera (ieri sera ndr) sono una Zebre per cui dico a tutti noi: dobbiamo continuare così! Siamo arrivati dalla peggiore partita (Glasgow vs Zebre del 29 Aprile scorso ndr) alla migliore prestazione della stagione. Una gara alla portata ma, tra il dire e fare, c’erano i Dragons: abbiamo dimostrato di essere migliori di loro a 360°”

La seconda linea ha poi raccontato le sue sensazioni e cosa lo ha portato alla decisione di lasciare il rugby giocato :”Non pensavo di commuovermi così tanto, ma è successo non smetterò mai di ringraziare tutti. Avrò un’altra sfida nel mondo del rugby come allenatore, sento questo nuovo aspetto professionale come mia passione. Ho riflettuto molto se prendere altre strade; il rugby mi da forza e voglio rimanere a fianco di questi giocatori e mettere al loro servizio questa mia esperienza. Essere padre mi ha aiutato a capire cosa fare nel futuro: insegnare e supportare. Per la giornata di oggi ho chiesto al club solo di avere la possibilità di scendere in campo con mia figlia Emma per mano. Un gesto simbolico: dopo essere stato preso per mano all’inizio della mia carriera, sarò io in questo passaggio a prendere per mano altri: sono felice!”

Bortolami, 12 Sei Nazioni e tre coppe del mondo all’attivo, ha voluto ripercorrere alcuni aspetti della sua carriera: “Gli ultimi anni mi hanno fatto capire quanto gli altri siano importanti. Ho imparato molto e devo ringraziare tutti, non sono una persona semplice e non do mai nulla di scontato. Ho fatto sempre tutto con il massimo della voglia di migliorare e della determinazione. L’affetto ricevuto nelle ultime 24/48 e gli attestati di stima ricevuti oggi da tanti ex compagni sono stati straordinari: prova di quanto sia giunto a tutti cosa io sia e voglia essere nella vita. Sono molto sereno, era il momento giusto per passare ad altro per accettare sfide ancora più grandi. La persona che più mi ha segnato rugbysticamente é John Kirwan: mi ha insegnato a credere nei miei sogni e fissare grandi obbiettivi futuri: gli sarò sempre grato per la mentalità che mi ha dato. Sono una persone molto positiva e ottimista che cerca sempre la soluzione mettendosi in gioco”.

Alla domanda su come avesse passato la sua giornata Marco ha risposto così :”Oggi ero molto sereno: la mattinata l’ho passata con mia figlia ma, quando sono arrivato al campo, ho realizzato che ero emozionato. Ciò conferma quanto il rugby sia fatto di valori e verità. Ho ricevuto tanto, sono stato un privilegiato”.

Il lascito di Bortolami al rugby? Ecco la filosofia ed il segreto di Bortolami :”La mia guida è stata la paura di non realizzare il mio potenziale; per questo mi sono sempre posto una sfida più grande di me con prove superate passo dopo passo: sono stato fortunato, ho avuto anche merito perché ho lavorato duro. Mio padre -ex rugbista- non mi ha mai spinto a giocare ma mi ha fatto respirare il rugby. Non ho mai terminato di migliorarmi, grazie a tutti quelli che hanno condiviso con me il mio percorso. Il futuro del rugby italiano sta nelle Zebre Rugby e nel Benetton Treviso, i tanti giovani devono capire come lavorare per cogliere il meglio dal loro futuro”

Com. Stam.

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