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Donne e lavoro Ingrassia: ancora troppa indifferenza sulle mobbizzate

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“Il dato più inquietante penso sia quello delle malattie professionali e riguarda le lavoratrici vittime di mobbing; sul versante infortunistico emergono violenza e stress lavoro correlato; fenomeni diversi ma che nella realtà lavorativa spesso agiscono contemporaneamente sulle lavoratrici provocando una tempesta perfetta di malessere fisico e psichico sulle vittime”.

Lo ha detto Michelangelo Ingrassia, componente e già Presidente del Comitato Consultivo Provinciale Inail di Palermo, commentando il “Dossier donne 2023. Infortuni e malattie professionali” redatto e pubblicato online dall’Inail sul proprio sito istituzionale nei giorni scorsi.

Il dossier analizza gli episodi di infortunio e di malattie professionali accaduti alle donne nei luoghi di lavoro nel 2021.

“Nel Dossier – continua Ingrassia – si legge che in Italia, nel 2021, sono state 14.878 le denunce di malattia professionale e che nel rapporto tra

il numero delle denunce per una determinata patologia e il totale registrato nella stessa patologia, si distinguono i disturbi psichici e comportamentali con il 47%. A prevalere sono i disturbi nevrotici, legati a stress lavoro-correlato, ad esempio per mobbing, l’82%, seguiti dai disturbi dell’umore, il 14%. Per quanto concerne i casi di infortunio dovuti a violenza e aggressione, questi rappresentano circa il 3,0% dei 205.610 casi di

infortuni femminili avvenuti in occasione di lavoro nel 2021 e riconosciuti dall’Inail”.

Sono dati, quelli riportati nel Dossier, che si riferiscono a casi riconosciuti e dunque da considerarsi definitivi. “I numeri, dietro ai quali stanno donne in carne e ossa, ci dicono – aggiunge Ingrassia – che sulla violenza e sul mobbing nei luoghi di lavoro si fa ancora oggi poca e scarsa prevenzione; non solo ma gli strumenti e la normativa in campo sono insufficienti e certamente non aiutano né le lavoratrici né le organizzazioni sindacali né le associazioni di volontariato. Basti pensare alle previsioni sul benessere psichico contenute nel decreto legislativo 81/08, sostanzialmente disattese. La situazione, peraltro, è peggiorata rispetto al triennio 2017-2019, quando da Presidente elaborai uno studio la cui relazione fu poi pubblicamente presentata come documento del Comitato”. Per Ingrassia, “occorre innanzitutto intervenire normativamente affiancando al medico competente la figura dello psicologo del lavoro cui attribuire il compito di visitare periodicamente lavoratrici e lavoratori per controllarne le condizioni di benessere psichico. Servirebbe istituire in ogni azienda la figura dello psicologo del lavoro. Bisognerebbe potenziare la struttura sanitaria pubblica preposta, perché è inconcepibile che una lavoratrice vittima di mobbing debba attendere per una visita sette mesi, durante i quali il malessere e il rischio aumentano. L’Inail, infine, dovrebbe potenziare la ricerca sul benessere psichico e le sue strutture di assistenza psicologica nel territorio”.

Com. Stam. + foto

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