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Arte, noi Giovani: grande successo per il Restart Urban Festival

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Il koala gigante dello street artist Bordalo II e tanti murales hanno trasformato il giardino esterno degli Istituti superiori Cassiano, IPIA Alberghetti e della Palestra Cavina anche grazie all’aiuto degli studenti, che da domani avranno un nuovo luogo da vivere

Nonostante le difficoltà legate all’emergenza Covid-19, l’evento annuale di rigenerazione urbana a Imola ha portato tante persone a rincontrarsi e festeggiare, nel rispetto delle regole

La gravissima pandemia provocata da Covid 19 ha reso l’VIII edizione del RestArt Urban Festival diversa da quelle passate, ma non ha fermato l’associazione culturale imolese Noi Giovani*, che ha permesso a tanti cittadini di vivere tre giornate di street art, musica, installazioni, mostre, attività, street food e divertimento, nel rispetto delle regole. E ha cambiato volto ad un altro luogo di Imola: il giardino interno degli Istituti superiori Cassiano, IPIA Alberghetti e della Palestra Cavina, dove ora si trovano un koala alto 6 metri realizzato con materiali di scarto dal famoso stret artist portoghese Bordalo II e bellissimi murales di tanti street artists  d’Europa.

“Nelle tre serate di festival abbiamo sempre raggiunto la capienza massima di 1000 persone e in diversi momenti anche dovuto sospendere gli ingressi per mantenere i distanziamenti– spiega il presidente di Noi Giovani, Vincenzo Rossi-. Tutto si è svolto nel rispetto delle regole ed è stato bellissimo dare alle persone la possibilità di ritrovarsi grazie alla street art. Importante anche il coinvolgimento degli studenti, che hanno partecipato alla preparazione degli allestimenti, pulizia dei muri e dell’area, ritaglio dei materiali per gli street artists, diventando protagonisti della rigenerazione di un luogo che da domani (14 settembre) -con la ripartenza delle scuole- torneranno a frequentare ogni giorno. È stato emozionante assistere alla riscoperta di un luogo della città, che ora sarà riconoscibile grazie a RestArt: gli stessi studenti e visitatori si sentivano un po’ turisti. Un ringraziamento speciale va al main sponsor Avis, a tutte le altre realtà del territorio che ci hanno sostenuto e ai 70 volontari dell’associazione, senza i quali il festival non potrebbe esistere”.

IL KOALA DI BORDALO II E IL MESSAGGIO PER L’AMBIENTE   

Passando per via Boccaccio a Imola ora sarà impossibile non fermarsi ad ammirare il koala gigante (6 metri di altezza), costruito con materiali di scarto dallo street artist portoghese di fama mondiale Bordalo II, che per la prima volta in Italia ha realizzato una sua scultura nel cortile interno di alcune scuole. 

trash animals (animali di rifiuti) di Bordalo II si possono ammirare sui muri e nelle strade di tutto il mondo, dagli Stati Uniti, a Tahiti, alla Norvegia, all’Azerbaijan, alla Polonia, alla Francia. Grandiosi animali che da vicino rivelano di essere fatti con materiali di scarto come vecchi divani, biciclette, parti di auto, bottiglie ormai vuote  proprio una critica alla società consumistica, che sfrutta le risorse che la natura ci offre e non si cura di quanto invece sia importante la sua tutela.

Vecchi paraurti di automobili, coperture rotte di bagni chimici, cassette da frutta e da birra, tubi corrugati e di gomma, vecchi cassonetti dei rifiuti,  copertoni da bici e da macchina e altro materiale che sarebbe finito in discarica come taniche di plastica, serbatoi delle macchine, coni segnaletici e segnali stradali non più utilizzabili, retti da uno scheletro di ferro, sono i rifiuti con cui è stato costruito il koala, animale iconico vicino al rischio di estinzione e messo ancora più in pericolo a causa del terribili incendi che a fine 2019 e inizio 2020 hanno messo in ginocchio l’Australia.

 “La presenza dell’opera di Bordalo II a Imola è un successo internazionale, reso possibile solo grazie alla stretta collaborazione di piccole realtà locali che hanno raggiunto un obiettivo quasi irrealizzabili con un approccio collettivo spinto da ideali e nuovi valori da costruire -spiega il direttore artistico di RestArt, Cesare Bettini-. La scelta del koala, animale così lontano dall’Italia, ma così in pericolo a causa delle emergenze ambientali, mostra come siamo tutti uguali e vicini davanti a un Pianeta che soffre per colpa di scelte e azioni umane. L’emergenza Covid 19, ancora di più, ci ha fatto capire quanto la nostra salute sia connessa al benessere dell’ambiente in cui viviamo, per questo speriamo che chi si fermerà ad ammirare l’opera possa comprendere la “critica” alla società consumistica e scegliere di vivere in maniera più sostenibile”.

MURALES E INSTALLAZIONI

Street artist e collettivi di artisti provenienti da tutta Europa hanno trasformato il festival in un museo a cielo aperto, realizzando installazioni murales su alcune facciate degli Istituti Cassiano e sulla palestra Cavina.

Gli artisti e i collettivi presenti all’edizione 2020 di RestArt sono Labadanzky, Howlers Crew, Tera Drop, Mambo, Void, Adonai, Luogo Comune, Dissenso Cognitivo, Riccardo Di Stefano Neo Boost, Tilf, Blackwan, Zolta, Lume, Web 3, Crea, Refreshink e Etnik.

Il tema scelto per dipingere le pareti del Cassiano è la favola di Don Chisciotte, che ispira il festival da sempre. Nelle murate della palestra Cavina, gli stret artist Crea, Web3, Refreshink, Mambo, Etnik e Diste hanno dato forma e colore al tema dell’utopia, mentre a dipingere la distopia sono stati Dissenso Cognitivo, Luogocomune, Lume, Zolta, Tilf, TeraDrop e Neo.

L’utopia si è concretizzata in un tripudio di colore fantascientifico dove l’umanità è in grado di disegnare un futuro possibile: Mambo ha preso ispirazione da “Gost in the shell”, l’opera originale di Etnik e quella di Diste esprimono l’evoluzione della città moderna, l’opera di Crea rappresenta la saggezza, che si immagina possa guidare le scelte future.

La murata della distopia è grigia e vuole mostrare luci e ombre del nostro presente e del nostro futuro, dove difficilmente riusciamo ad immaginare un’evoluzione sana dell’essere umano sul pianeta. TeraDrop disegna l’uomo come un formicaio che consuma, inquina e distrugge erodendo le fondamenta. Mentre Zolta ci mostra come i rapporti fra le persone siano distorti anche a causa del modo di vivere che abbiamo nei confronti dell’ambiente.

 Il robot creato da Labadanzky, artista che usa rifiuti meccanici, è una sorta di allegoria del valore tecnologico che diamo alle cose ed esprime la presenza di un alto valore tecnologico accompagnato però da ancora una poca capacità di controllo da parte dell’uomo.

La scultura nera di Void, invece, rappresenta un po’ i nostri incubi e soprattutto il momento di incertezza.

 LA SOSTENIBILITÀ DEL FESTIVAL

La sostenibilità è stato il tema cardine dell’VIII edizione di RestArt, non solo per le scelte artistiche. Quest’anno è stato limitato il più possibile l’utilizzo della plastica da parte dei food e drink truck ed eliminato del tutto fra i membri dello staff, che utilizzano le borracce. All’interno del festival, infatti, ci sono due erogatori di acqua- che possono utilizzare anche i visitatoti- e postazioni per la raccolta differenziata. Fra i partecipanti anche i ragazzi di Fridays For Future Imola e l’associazione di promozione sociale Futurimola, fondata e costituita da rappresentanti ed ex rappresentanti degli studenti imolesi. In vista del festival i ragazzi delle scuole imolesi hanno fatto una colletta e trovato diversi sponsor per acquistare 4000 borracce e consegnarle agli studenti al fine di eliminare la plastica negli istituti superiori di Imola. Durante il festival è stato realizzato anche un progetto basato sui criteri dell’economia circolare in collaborazione con Hera e l’azienda Caviro.

ALLESTIMENTO  

L’allestimento generale del festival è stato ripensato completamente per essere adattato alle attuali norme sul distanziamento sociale ed è stato individuato un percorso narrativo attraverso cui entrate in contatto con tutti i contenuti artistici del festival.

 Nell’ART ZONE un percorso immersivo che richiede “ascolto”, per comprendere quanto “rumore” faccia il nostro impatto sull’ambiente; una selezione di opere di artisti emergenti che esplorano l’arte nelle sue varie forme e tecniche, in collaborazione con l’associazione PARSEC di Bologna, e una mostra fotografica sul tema dell’ambiente e della salvaguardia ambientale.

Fra le attività ianche un tour guidato in bicicletta alla scoperta della street art imolese, in collaborazione con Appennino Bike, ma anche workshop ed esibizioni. Non sono mancati mercatini e attività pensate per i più piccoli.

RestArt Urban festival è realizzato con il contributo della Città metropolitana di Bologna, e con il patrocinio del Comune di Imola e della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione Imola Faenza Tourism Company e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. Il Festival è stato inserito nel calendario di Bologna Estate 2020 e per l’ottavo anno consecutivo il main-sponsor della Manifestazione sarà Avis Imola. 

Imola, 13 settembre 2020

*Noi Giovani è un’associazione formata da un gruppo di ragazzi imolesi che, grazie al festival di rigenerazione urbana RestArt, ha dato un volto nuovo alla città di Imola, scegliendo ogni anno un luogo diverso da rivivere e migliorare. 

Com. Stam.

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