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Giornata Nazionale delle Vittime sul lavoro. Ingrassia: la fascia d’età tra i 55 e i 64 anni è la più colpita in Sicilia

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“Il numero delle lavoratrici e dei lavoratori che in Palermo e in Sicilia si sono infortunati o hanno perso la vita sul posto di lavoro, riflette la drammatica tendenza nazionale in corso”.

Lo dichiara Michelangelo Ingrassia, componente e già Presidente del Comitato Consultivo Provinciale Inail di Palermo, analizzando, in occasione della 72^ Giornata Nazionale delle Vittime sul lavoro, gli ultimi dati statistici resi disponibili dall’Inail. “L’andamento del fenomeno è dannatamente chiaro e fortemente preoccupante: confrontando il periodo gennaio-agosto 2021 con lo stesso periodo del 2022, si rileva che a Palermo siamo passati da 3.511 denunce d’infortunio presentate nei primi 8 mesi del 2021, alle 5.813 del 2022 per lo stesso periodo. I casi mortali denunciati erano stati 10 al 31 agosto 2021, sono 11 al 31 agosto 2022. Nella Regione si passa da 15.165 casi nei primi 8 mesi del 2021 ai 23.065 nello stesso periodo del 2022 mentre i casi mortali aumentano da 38 a 44”.

Ingrassia ha studiato l’andamento infortunistico anche con riferimento alle fasce d’età. “È un indicatore importante. A livello regionale l’aumento delle denunce riguarda prioritariamente la fascia d’età 55/59 anni, che registra un incremento, dal 2021 al 2022, da 2.031 a 3.055 casi. Gli infortuni con esito mortale, sempre per gli stessi periodi considerati, hanno maggiormente colpito la fascia d’età contigua, ossia 60/64 anni, e sono raddoppiati da 5 a 10. Penso che il dato dimostri la crescente rischiosità del lavoro per la categoria anagrafica compresa tra i 55 e i 64 anni; intensità del rischio che reputo sia dovuta al fatto che la classe anagrafica più anziana è pesantemente esposta agli effetti collaterali della nuova organizzazione del lavoro, sempre più frenetica nei tempi e modi di produzione e di consegna nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, nei negozi e anche nei servizi e negli uffici pubblici e privati. Una situazione da verificare ulteriormente con l’esame dei dati disaggregati per settore economico”. Sulle cause dell’aumento complessivo degli infortuni, Ingrassia segnala “la qualità del lavoro, sempre più precario oltre che frenetico; e l’impatto stressogeno sulla vita dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno, specialmente in questo periodo, il carovita, il carobollette, il caromutui, la paura della guerra nucleare, la paura di perdere improvvisamente il posto di lavoro, la diminuzione del potere d’acquisto salariale vissuta come declassamento nella quotidianità e nella società. Sono, quelli appena elencati, fattori ancora poco considerati e indagati, forse perché toccano il modello economico dominante, del quale sono vittime sia il mondo del lavoro salariato in generale sia quello virtuoso delle piccole imprese artigianali e commerciali”.

Sul tema della prevenzione e della formazione, Ingrassia evidenzia “il ruolo dell’Inail che ogni anno investe centinaia di milioni di euro su entrambi i fronti, finanziando in forme diverse le imprese. Penso però sia necessario che il legislatore intervenga finalmente, anche e soprattutto su altri ambiti: occorrono misure che prevedano l’attribuzione di maggiori e più efficaci poteri ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, la garanzia della stabilità lavorativa, l’abrogazione dell’alternanza scuola-lavoro, una retribuzione salariale parametrata al costo della vita e al valore delle responsabilità lavorative perché non solo i manager, i dirigenti e i funzionari hanno responsabilità sul lavoro ma anche gli impiegati, gli operai e gli operatori. Senza il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, ossia senza lo stare bene fisicamente e psichicamente, la prevenzione e la formazione rischiano di trasformarsi in meri, inutili, atti burocratici”.

Com. Stam./foto

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