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Trasporto pubblico, Figuccia: “battere i pugni a Roma”

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“In questi giorni ho più volte denunciato quella che a mio dire è un autonomia incompiuta e se vogliamo, ipocrita. Ne è un esempio lampante la questione del trasporto pubblico in Sicilia dove ad oggi lo Stato colonialista cercando di strumentalizzare la sacralità del nostro Statuto e abbandonando qualsivoglia forma di paternalismo, ci definisce autonomi e per questo avulsi dalla possibilità di beneficiare dei fondi pubblici previsti per il potenziamento delle flotte e delle infrastrutture. Quello stesso Stato che fa orecchie da mercante rispetto ai circa 600 milioni che ci deve restituire e che con nonchalance ha fagocitato cercando di gettare nel dimenticatoio questa storia. Ma i siciliani hanno una buona memoria storica. E se il governo regionale nell’approvazione dell’ultimo bilancio regionale ha dovuto fare i conti con le poche risorse a disposizione a danno dello stesso trasporto pubblico, non può fare altrettanto in sede di contrattazione con lo Stato verso il quale è necessario battere i pugni per rivendicare le nostre spettanze ed evitare condoni epocali”

Com. Stam.

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