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Il valore della memoria: Calogero Zucchetto, 36 anni dopo

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36 esima commemorazione di Calogero Zucchetto nato a Caltanissetta il 3febbraio’55. Uomo di forte senso del dovere, fedele allo Stato, iniziò a lavorare nell’Arma giovanissimo a 19 anni faceva parte della prima, rudimentale, scorta al giudice Giovanni Falcone. Nel 1982, crivellato da colpi di pistola, il 14 novembre venne ucciso da mano mafiosa.

Collaborava con il Vice Questore Aggiunto di allora, Ninni Cassarà, svolgendo indagini sugli appartenenti alle cosche mafiose palermitane, in particolare quella di Ciaculli, zona periferica del capoluogo siciliano.

Si occupava di mafia alla ricerca dei latitanti. Prezioso, per i futuri sviluppi nella repressione del crimine organizzato, il lavoro che Zucchetto svolse al fianco di Cassarà nella stesura del cosiddetto “rapporto Greco Michele + 161”, che delineava il quadro della guerra di mafia iniziata nel 1981 e dei nuovi assetti delle cosche.

Il clan dei corleonesi, i cui maggiori esponenti di allora erano Leggio, Riina e Provenzano, ormai erano sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. In città le Forze dell’Ordine lavoravano giorno e notte. La Squadra Mobile di Palermo ha guadagnato vanto e onore a fronte di tanti caduti in quegli anni per il suo impegno e per l’enorme contributo dato a favore del territorio e della legalità.

Appostamenti e perlustrazioni nel quartiere di Ciaculli, in giro con un vespone, a caccia di ricercati, fino a quando, un giorno, Zucchetto e Cassarà incontrano due killer al servizio dei “corleonesi”, tra cui Pino Greco detto “scarpuzzedda“. Calogero li riconosce, ma i criminali non si fanno catturare; i quali a loro volta sembrano riconoscere il poliziotto che subito, preoccupato, condivide con alcuni colleghi la possibilità di ripercussioni sul suo lavoro, dicendo: “mi hanno riconosciuto!”.

Passa poco tempo e Cassarà, per non esporre Zucchetto a rischi facendolo partecipare all’arresto, il 7 novembre ‘82 fa scattare il blitz. Il Vice Questore, al comando degli uomini della Mobile di Palermo, arresta Salvatore Montalto, boss di Villabate. Dopo pochi giorni, la sera del 14 novembre ‘82, all’uscita di un noto bar palermitano dell’epoca, Calogero Zucchetto viene ucciso con cinque colpi di pistola alla testa.

È il centro di Palermo il luogo in cui avviene l’agguato. Proprio lì, stamane, il Questore di Palermo, Renato Cortese ha deposto una corona di fiori in memoria del poliziotto caduto in servizio, Calogero Zucchetto. Alla presenza del Prefetto di Palermo ed altre autorità si è reso omaggio ad un simbolo di correttezza e senso del dovere. “Queste commemorazioni ci riportano nel tempo in cui la città era un’altra Palermo, si viveva un clima diverso- sottolinea Renato Cortese- servono queste giornate per ricordare chi ha perso la vita facendo il proprio dovere, ma soprattutto per dare il messaggio alle nuove generazioni che c’è stato un tempo, in cui questa città era teatro di guerra. È giusto che i giovani conoscano le storie degli uomini appartenenti alle Forze dell’Ordine che hanno perso la vita per fare il loro dovere.  I mafiosi non hanno consentito loro di invecchiare con gli affetti, decidendo di troncare giovani vite perché indossavano una divisa. Noi che rappresentiamo la memoria abbiamo il dovere di ricordare e tramandare”

Lo Stato ne ha onorato il sacrificio, con il riconoscimento concesso a favore dei familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/1999.

Calogero Zucchetto ha ricevuto una medaglia d’Oro al valor civile con la seguente motivazione: “ Mentre conduceva una delicata operazione investigativa al fine della ricerca e della cattura di pericolosi latitanti, nel quadro della lotta alla criminalità organizzata, in un vile e proditorio agguato tesogli da ignoti criminali, veniva fatto segno a numerosi colpi di arma da fuoco mortali immolando, così, la giovane vita ai più alti valori ideali al servizio delle Istituzioni”.

Di Mauro Faso

 

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