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Filippo Bertipaglia – Chitarrista di talento

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Filippo Bertipaglia è un originale talento musicale, prodotto da Corrado Rustici. – Filippo, è uscito qualche settimana fa un nuovo singolo: “Night Shift”. Cosa ti ha spinto a scriverla?

Ho scritto questo brano in occasione di un fashion show del noto brand di moda Trussardi in epoca pre-Covid. Il mio focus era quello di realizzare una semplice melodia sostenuta da un arrangiamento di sapore “dance” che potesse poi sfociare in una cascata di arpeggi evocativi, vicini alla mia natura espressiva. Ricordo di averlo scritto in tarda serata, oserei dire quasi notte, di getto. Il vicino al piano inferiore non dev’essere stato molto contento. Volevo svilupparlo partendo da una singola cellula ritmico-melodica che potesse essere arricchita man mano da altri elementi caratteristici. Nella sua semplicità il risultato finale mi aveva conquistato per la chiarezza espositiva. Inizialmente il brano è stato scritto e suonato con una chitarra elettrica; in seguito è piaciuto a Corrado che ha pensato di mutarlo in una veste acustica coadiuvata da un impianto ritmico elettronico.

– Il video del brano mostra un’interpretazione molto intima e particolare. Puoi parlarci di questa versione alternativa nata per il videoclip?

Certo. Innanzitutto mi piace poter condividere il fatto che il videoclip di ogni singolo in uscita prevede una performance live e quindi una versione differente rispetto a quella studio che ascolterete sulle varie piattaforme di streaming audio. Per quanto riguarda “Night Shift” l’unica reale differenza del live è l’assenza di qualsiasi base ritmica, quasi onnipresente nella versione studio. Inoltre l’effetto delay, così dirompente nella traccia originale, è stato qui molto ridimensionato per far risaltare maggiormente la natura intima dello strumento. La mia preparazione per le riprese era tesa a poter riprodurre tramite le giuste dinamiche e l’intenzione ritmica il mood della versione studio. Ho fatto molta attenzione a mantenere un tactus regolare, e al contempo ho lavorato maggiormente sulla timbrica dello strumento che essendo solitario in questa versione può esprimersi maggiormente nelle sue sfumature sonore.

– Corrado Rustici è il produttore del pezzo, una firma di pregio assoluto. Quanto ha influito collaborare con un produttore di questo livello?

Ovviamente tantissimo. L’approccio di Corrado è quello di aiutarmi a cercare una strada più semplice e compatta nell’esprimere le mie idee: non per soffocare la mia creatività o per dar credito a idee banali e catchy, ma per poter essere già focalizzato sul contenuto e sul naturale sviluppo di questo, in maniera tale da evitare l’abbandonarsi a certe estemporanee digressioni slegate dall’idea originaria. Ci tengo a dire che Corrado non ha mai posto paletti sulla mia scrittura. Dando dei giudizi sui brani che gli presentavo, esaminandoli sezione per sezione, ha definito chiaramente una linea di pensiero generale al quale io potessi far riferimento per le future composizioni.

– Ti definisci un “Six strings explorer”. Cosa significa?

Fin dai tempi dei miei studi classici ho compreso come alcuni compositori siano riusciti a oltrepassare l’idioma chitarristico creando della musica interessantissima, a volte molto complicata da suonare ma mai tecnicamente fine a sé stessa. La maggior parte delle volte la ragione di questo risultato è alquanto semplice: molti di loro non erano chitarristi e non conoscevano affatto lo strumento! Nel comporre le loro opere questi andarono candidamente oltre la comune prassi esecutiva dei chitarristi e diedero adito a nuove soluzioni d’espressione tramite la seicorde. Fin da allora il mio modus operandi è stato quello di essere fedele alle idee che nascono dentro me stesso, senza sacrificarle per seguire una scelta idiomatica (con i chiari limiti anatomici del caso), ma esplorando tutte le possibilità che il mio strumento può donarmi per esprimere al meglio la mia idea musicale.


– Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato durante il tuo percorso per diventare un musicista professionista?
Ho la grande fortuna di avere dei genitori che hanno sempre avallato le mie passioni, non sminuendole mai. Il percorso di studi tra l’altro mi ha permesso di raggiungere anche una minima stabilità economica data dall’insegnamento che posso effettuare grazie al diploma conseguito, e la consapevolezza di questa prospettiva da parte dei miei ha contribuito al loro sostegno. In generale quindi non ho mai avuto nessuno che abbia opposto resistenza in qualche modo durante il mio percorso. Ho sempre trovato persone che hanno creduto in me, dai maestri agli amici. Sono cresciuto moltissimo grazie a loro e ho potuto compiere varie esperienze. La vera sfida per me, che continua anche ora, è seguire la musa ispiratrice per l’impervia strada dell’Arte, sacrificando strade più sicure e immediate in termini di gratificazione economica, per condividere con gli altri te stesso tramite la Musica. Dopo anni e anni di tentativi a un certo punto viene voglia di gettare la spugna e seguire un percor

so più regolare. Ora in realtà grazie a RayDada so che posso davvero provare a intraprendere la strada che ho sempre sognato

– Cosa possiamo aspettarci da te nel prossimo futuro?
Seguiranno altri singoli che saranno inclusi in un album (incrocio le dita). Il mio obiettivo finale è quello di suonare live il più possibile. Non avendo la barriera linguistica aspiro a peregrinare per il globo terraqueo facendo viaggiare mentalmente i miei ascoltatori mentre suono. Se devo sognare tanto vale farlo in grande no?

Daniela Dall’Acqua

Foto https://paroleedintorni.it/

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