Musica

ALESSANDRA CELLETTI – PIANO “VERITÀ”

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di Roberto Dall’Acqua

Foto di Dario Zaid

Alessandra Celletti ha uno stile squisito. La sua ricerca, costante, di stimoli nuovi la porta, in questi giorni, a esibirsi in Olanda.

– Chi è Alessandra Celletti e come hai iniziato il tuo percorso artistico?
Già, da dove salto fuori? A volte mi dicono che sembro arrivare da un altro pianeta e magari è proprio così. La mia identità è mutevole sia come essere umano che come artista. Però c’è un filo conduttore che guida il mio percorso:  il desiderio di libertà e la ricerca della “verità”. Lo so sono dei “paroloni”, ma credo nei valori autentici, quelli con la V maiuscola. E tuttavia mi piace ricercarli con leggerezza, in punta di piedi. Ho iniziato a suonare il pianoforte quando avevo appena sei anni e dunque per me la musica è fondamentalmente gioco e stupore. Da bambina mi stupivo ogni volta che pigiando i tasti del piano uscivano dei suoni. Sembrerà strano, ma quella sensazione di stupore mi accompagna ancora ogni volta che mi siedo al pianoforte e comincio a suonare. 

– Tra pochi giorni, l’Olanda e Suoni a Utrecht in una affascinante chiesa medievale. Sensazioni di questo viaggio?

Se devo essere sincera non amo molto viaggiare. Prima di ogni partenza mi sembra di dover affrontare qualcosa di molto faticoso. Però ad un certo punto prende il sopravvento la curiosità e il desiderio gioioso  di portare la mia musica in tanti luoghi diversi e di comunicare con le persone attraverso i suoni. In Olanda non sono mai stata e mi affascina l’idea dei canali. Dove c’è l’acqua mi piace sempre molto. Inoltre amo i colori e Utrecht la immagino una piccola città variopinta. Una città fiabesca. Forse non è un caso che l’Olanda abbia dato i natali a due dei miei pittori preferiti: Bosch e Van Gogh. Tornando alla musica suonerò nella sala di Geertekerk, una chiesa medioevale che pare abbia un’ ottima acustica. Eseguirò le Five Metamorphosis di Philip Glass e anche alcuni brani dal mio ultimo album Ultraminimal Piano Essence

– Alejandro Jodorowski afferma: <<Il tempo asciuga il superfluo e conserva  l’essenziale>>. Che ne pensi?

E’ sempre vero tutto e il contrario di tutto. Io penso che il tempo accumula cose alla rinfusa e che spetta a noi, se lo desideriamo, dedicarci all’essenziale, attraverso un accurato lavoro di selezione fatto con intelligenza ma soprattutto con un cuore puro.

– Da “Experience” a “ULTRAMINIMAL – Piano Essence”. Che sonorità hai mutato e come – in questo quattro anni – è cambiata l’artista e la donna Alessandra Celletti?

Io procedo spesso a zig-zag, A volte due passi avanti e tre indietro. Te lo ricordi il gioco “regina reginella quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello…..?”  In Experience ero sola, con il mio minipiano in riva ai fiumi del Friuli Venezia Giulia”. Suonavo per i fili d’erba e per qualche insettino che mi gironzolava intorno. Non si poteva suonare in pubblico per via del covid e quindi le sonorità di  “Experience” riflettono questo senso di solitudine. “Ultraminimal Piano Essence” nasce da una ricerca di essenzialità, e  anche dal desiderio di ritrovare una forma di comunicazione sincera con altri esseri umani.

– “Il futuro è un’ipotesi”, è il titolo di un brano di Enrico Ruggeri. E il tuo futuro, Alessandra? Come lo vedi. Cosa c’è dietro l’angolo?

Io rilancio sempre. Desidero sempre migliorare. A volte non mi piaccio e questa paradossalmente è una buona cosa perchè mi impone una ricerca e un cambiamento. Vorrei tornare anche ad usare la voce, Cantare è per me una grande felicità e spero che nel mio futuro ci sia il canto.

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