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Vitalizi ai condannati: soluzione inadeguata del Prof. Vincenzo Musacchio

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Finalmente sui vitalizi ai condannati c’è il via libera dell’ufficio di presidenza della Camera e del Senato. La delibera approvata decide lo stop delle pensioni a vita per gli eletti in Parlamento condannati per delitti di mafia, terrorismo e contro la pubblica amministrazione con pene superiori a due anni di reclusione. Per quanto è dato leggere nel provvedimento si esclude il delitto di abuso d’ufficio, si prevede la modifica in senso restrittivo per i delitti non colposi da quattro a sei anni e si inserisce l’istituto della riabilitazione. Con queste ultime modifiche, di fatto, si salva la stragrande maggioranza dei politici condannati e si colpisce solo una piccola parte. Meglio poco che nulla, questo è certo, ma, ancora una volta, a mio avviso, la casta si autoassolve e in molti casi continuerà a godere di vitalizi pagati dai contribuenti italiani. Penso che si sarebbe potuto agevolmente includere tra le cause di abolizione del vitalizio anche colui che sia stato condannato per delitti punibili con un massimo di pena di quattro anni (e non sei), oltre che per abuso d’ufficio. Sarebbe stato conveniente, inoltre, escludere la riabilitazione come causa di ripristino del vitalizio e sancire la non reversibilità dello stesso in caso di decesso. Non condivido né la reversibilità né l’ipotesi di riabilitazione perché nel caso in cui questa venga richiesta dall’interessato (potrà farlo dopo dieci anni dalla fine della condanna per i delitti più gravi e dopo tre anni nei casi meno gravi) e questa venga concessa dal giudice, comportando la cancellazione della condanna dalla fedina penale, il vitalizio potrà essere rassegnato senza problemi e trasmettersi agli eredi. Non dimentichiamoci che tra le condanne penali che escludono la partecipazione ad un concorso pubblico rientrano tutte le condanne che si possano definire tali a seguito di una sentenza di un giudice indipendentemente dal reato commesso o dal suo oggetto. Perché non applicare in maniera pedissequa questa regola anche ai vitalizi? Le misure saranno applicate, si legge ancora, ai deputati cessati dal mandato che, alla data di entrata in vigore della delibera siano già stati condannati in via definitiva, o che, successivamente a tale data, riportino condanna definitiva per i delitti previsti dal provvedimento. Pertanto, ai deputati non più in carica non verrà chiesto la restituzione del pregresso, quindi, si palesa una sanatoria di una situazione per molti aspetti illecita.

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