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Violenza sulle Donne Analisi di un fenomeno Se ne discute in Prefettura a Villa Pajno Docenti universitari e ragazzi a confronto.

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Palermo: Nell’ambito delle iniziative promosse dalla Prefettura per favorire il dialogo ed il confronto tra i giovani e le Istituzioni  si è svolto stamane a Villa Pajno un incontro dedicato  ad un tema di grande attualità ed interesse: il fenomeno della violenza sulle donne, vittime ancora nella nostra società di comportamenti discriminatori e violenti da parte dell’uomo, anche e soprattutto nell’ambito della famiglia e della relazione di coppia, in cui un rapporto malato di amore inteso come esercizio di potere e di possesso sfocia, come le notizie di cronaca rimandano molte volte, in efferati delitti.

 

Una interessante iniziativa, organizzata con la collaborazione dell’Università degli Studi di Palermo, grazie al prezioso contributo della Prof.ssa Licia Callari e dei docenti della Scuola delle Scienze Umane e del Patrimonio Culturale, Professori Gioacchino Lavanco, Cinzia Novara e  Alessandra Dino, che nei loro interventi hanno declinato gli aspetti socio culturali sottesi alla costruzione e al mantenimento dei modelli sociali in cui le donne sono rappresentate nello stereotipo della dolcezza, della maternità, della debolezza, senza capacità di autodeterminazione,  spesso in un ruolo penalizzante di capro espiatorio.

 

Presente all’evento il Pro Rettore Ada Maria Florena, presenti pure il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, Maria Vittoria  Randazzo, il Vice Questore Dr.ssa Rosaria Maida, e i rappresentanti dell’Ufficio Scolastico regionale,  Prof. Giusi Lubrano e Dr.ssa Fiorella Palumbo, le presidenti della FIDAPA e dell’associazione Le Onde, rete antiviolenza.

Coinvolti da protagonisti i giovani studenti del  Liceo classico Vittorio Emanuele II, del Liceo delle Scienze Umane – Economico Sociale “Camillo Finocchiaro Aprile”, del Liceo Scientifico Croce, del Liceo musicale “Regina Margherita”, che hanno presentato i propri lavori, video, prosa, letture, canti,  per rappresentare il dolore della donna uccisa nell’animo, prima ancora che nel corpo, da un “amore” che altro non è che un egoistico sentimento di possesso da parte di un  uomo che non sa amare.

Gli studenti del Finocchiaro Aprile hanno pure elaborato il bel progetto grafico della locandina relativa all’evento, esposto all’ingresso della Villa, e che richiama con efficace cifra simbolica la sagoma evanescente di una donna il cui corpo racchiude i tanti  nomi di vittime  della violenza femminicida.

La violenza sulle donne, ha dichiarato il Prefetto, affonda le radici nell’antichità, non è quindi solo un fenomeno dei nostri tempi. Oggi nelle società avanzate e democratiche come la nostra c’è ovviamente maggiore sensibilità e la violenza di genere crea, giustamente, forti emozioni e suscita sentimenti di grande disvalore.

Occorre, quindi, sviluppare non soltanto politiche di aiuto e difesa per le donne violate ma anche politiche e strategie di aiuto per gli uomini violenti che non sanno vivere il rapporto di coppia in una condizione di parità e non sanno accettare il rifiuto o l’abbandono. Occorrono anche progetti di formazione fin dai primi anni di scuola per educare i bambini alla sana accettazione e comprensione dell’altro e quindi anche del diverso di genere.

La violenza dell’uomo sulla donna come esercizio del potere e della sopraffazione,  ha altresì ricordato il Prefetto, si esprime nella sua massima violenza nello stupro di guerra che, da crimine spontaneo presente fin dall’antichità, in epoca contemporanea è divenuto parte della strategia offensiva degli eserciti, una vera e propria arma da guerra e strumento specifico di terrore pianificato nei conflitti per colpire le popolazioni civili.

Per questo, stamane, stringiamo per tutte loro in un abbraccio ideale Nadia Murad, una delle poche ragazze yazide scampate ai massacri del califfato.

Circa quattro anni fa, il 15 agosto del 2014, l’ISIS sterminò gli uomini del suo villaggio, Kocho, a Nord dell’Iraq ai piedi del monte Sinjar; le ragazze e le bambine furono rapite e vendute come schiave sessuali. Delle anziane, come la madre di Nadia,  non si ebbe più notizia, sicuramente  uccise.

Nadia Murad, costretta alla schiavitù sessuale per i piaceri degli uomini del califfato, è riuscita a fuggire miracolosamente e ha raccontato il dramma del suo popolo e il suo dramma personale nel libro L’ultima donna, ed oggi, ambasciatrice ONU di buona volontà, incontra i leaders mondiali chiedendo giustizia per la sua gente,  accoglienza per i rifugiati e la liberazione dei bambini e delle ragazze ancora scomparsi.

Il suo enorme coraggio, di piccola minuta giovane yazida, poco più che ventenne, può essere testimonianza di grande forza, dignità e fierezza per  tutte le donne vittime della violenza,  affinché trovino il coraggio della denuncia e della liberazione  da una condizione di forzosa minorità in cui l’uomo la costringe a vivere o pretende di ridurla.

CS

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