Cronaca

Tentato omicidio aggravato detenzione e porto illegale di arma in manette padre e figlio

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I Carabinieri della Compagnia di Misilmeri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo,

su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di due palermitani, di 50 e 23 anni, padre e figlio, già noti alle forze dell’ordine, per tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e detenzione e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo.

L’attività investigativa, condotta dai militari della Sezione Operativa di Misilmeri supportati dalla Stazione di Villabate, sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, ha consentito di delineare un grave quadro indiziario, sostanzialmente recepito nel provvedimento cautelare a carico degli indagati.

La vicenda, in base a quanto ricostruito dai Carabinieri, risale allo scorso gennaio ed ha i contorni di una vera e propria faida familiare, che avrebbe raggiunto il suo apice a causa della fine di una relazione amorosa tra un 20enne villabatese con una coetanea, figlia e sorella degli arrestati, poi rimasta incinta. Sarebbe stata la gravidanza ad innescare la reazione dei due uomini, che accecati dall’idea di vendicare l’onorabilità della giovane, avrebbero organizzato una spedizione punitiva recandosi presso l’abitazione del 20enne e, dopo aver fatto affacciare il padre di quest’ultimo al balcone ed invitato invano a scendere in strada, avrebbero sparato almeno sei colpi di arma da fuoco verso lo stesso, quattro dei quali penetravano all’interno dell’abitazione, senza ferire nessuno.

Dopo le formalità di rito, gli stessi sono stati accompagnati presso la casa circondariale di Palermo “Lorusso-Pagliarelli”.

È doveroso rilevare gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

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