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Sviluppo Sostenibile, “iSuD” ne divulga significato ed azioni utili

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Da oggi una nuova rubrica, quindicinale, che aiuta a comprendere i principi dello Sviluppo Sostenibile

Spesso uno degli aggettivi più utilizzati per indicare o definire un concetto, un prodotto, un sistema che abbia impatti positivi, o che sia cosiddetto “amico dell’ambiente”, è sostenibile. La sostenibilità, così come lo sviluppo sostenibile, sono diventati il baluardo sotto cui vengono indicate politiche, strategie, azioni e programmazioni che dovrebbero aiutarci a vivere meglio. Questo aggettivo, o la stessa parola sostenibilità è stata usata così tante volte negli ultimi trent’anni che nessuno sa più cosa veramente significhi.

Nonostante tutto, per fortuna tale concetto non ha perso il suo significato e valore nel mondo scientifico, così come in quello aziendale e tecnico, e molte iniziative prendono vita per spingere l’odierna economia a diventare sostenibile.

Grazie ad una collaborazione con “iSuD”, (acronimo di Information for Sustainable Development – informazione per lo sviluppo sostenibile), un’associazione costituitasi recentemente a Palermo, ma con interessi a livello globale, vi proponiamo una rubrica che prende il via oggi per cercare, insieme, di comprendere il significato, gli obiettivi ed i comportamenti che ogni cittadino dovrebbe assumere per garantire un futuro possibile per sé, e per gli altri.

Cosa vuol dire sostenibile? È veramente solo un sinonimo di “ambientale”? Parliamo di “sviluppo” sostenibile anche se l’obiettivo è “solo” la protezione dell’ambiente?

Lo abbiamo chiesto all’ingegnere Marzia Traverso, uno tra gli esperti europei di Sviluppo Sostenibile, tra i fondatori di iSuD, Professore Ordinario e Capo dell’Istituto di Sostenibilità in Ingegneria civile, (RWTH Aachen University), presso l’Università di Aquisgrana. Insieme a lei abbiamo incontrato anche l’ingegnere energetico Antonio Covais, libero professionista, presidente dell’associazione iSuD ed anche lui tra i suoi fondatori.

“La definizione più conosciuta di sviluppo sostenibile si riscontra nel Rapporto Brundtland – Our Common Future nel 1887, che riporta in inglese «development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs». Una possibile traduzione – spiega la prof. Traverso – è: «uno sviluppo sostenibile è uno sviluppo che garantisce alle generazioni presenti di soddisfare i propri bisogni senza compromettere l’abilità delle future generazioni di soddisfare i propri».

Il concetto, seppur semplice, introduce diversi aspetti innovativi che non erano ancora stati considerati nel loro giusto valore prima del 1987. Il primo aspetto da considerare è che quando si parla di sostenibilità si riafferma la necessità di proseguire verso uno sviluppo, e non si intende arrestare tale processo. Lo sviluppo economico – continua Traverso – rimane un concetto centrale nella definizione della sostenibilità ma, viene integrato con quello sociale e con la necessità di proteggere l’ambiente e le sue risorse. Infatti sta proprio nel termine “bisogni”, riportato nella definizione, che si integrano i tre pilastri della sostenibilità sottintendendo come bisogni tutti i fattori economici, ambientali e sociali, necessari per garantire una vita dignitosa ed il benessere dell’uomo in questo pianeta”.

Professoressa Traverso come si può coniugare il bisogno della generazione presente con quello non ancora certo delle future?

“Un altro aspetto innovativo introdotto dalla definizione di sostenibilità è la necessità di includere nella sua pianificazione le generazioni future, o in altri termini, di fissare obiettivi a medio e lungo termine per garantire alle generazioni future di avere le stesse risorse e potenzialità di cui disponiamo noi oggi. Questo è un lavoro che va perpetrato nel tempo con l’alternarsi generazionale.”

Su quali basi dobbiamo identificare i bisogni di oggi e domani?

“Riassumendo, – continua Marzia Traverso – possiamo dire che per ottenere uno sviluppo sostenibile è necessario pianificare a lungo termine, considerando gli impatti positivi e negativi nelle tre dimensioni, ambientale, economica e sociale, della nostra strategia e del nostro sviluppo riducendo quelli negativi e sostenendo quelli positivi.

Un altro importante concetto a supporto, introdotto per spiegare come raggiungere uno sviluppo sostenibile è quello di decoupling letteralmente disaccoppiare: esso sottolinea la necessità di separare la crescita economica dal crescente consumo delle risorse.”

Professoressa cosa possono fare in pratica cittadini ed istituzioni?

“In altri termini al fine di ottenere uno sviluppo sostenibile si rende sempre più necessario volgere verso una produzione e un utilizzo più efficiente dal punto di vista del consumo delle risorse e dell’energia. Tutto ciò può essere raggiunto grazie all’uso di tecnologie dette “pulite” o “verdi” che utilizzano quanto più possibile fonti rinnovabili (come ad esempio il vento ed il sole) e che riducono l’uso di risorse grazie alla loro efficienza e/o alla capacità di usufruire dei materiali di scarto. Non ultima l’importanza rendere più efficienti gli impianti tecnologici già esistenti. In quest’ottica si rende indispensabile un intervento programmatico ed adeguato anche da parte dei Governi.

Uno dei presupposti principali per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile è la conoscenza dell’attuale livello di inquinamento nonché del corrente consumo di risorse. In termini più tecnici questo viene detto “definizione dello stato dell’arte”. È quanto mai indispensabile per la definizione di obiettivi affidabili e raggiungibili.

Per definire un corretto, completo e attendibile stato dell’arte relativo alla sostenibilità sono necessarie metodologie scientifiche di valutazione, sistemi di misura e monitoraggio dello sviluppo economico, indicatori di riferimento che permettano, in numeri o qualitativamente, di definire la condizione.

Chi sono i soggetti che devono essere coinvolti?

“Per rendere possibile in una pianificazione sostenibile, dobbiamo considerare ed includere i suoi tre pilastri (ricordiamo: economia, società e ambiente). È necessario per consumo e produzione sostenibili procedere con una metodologia scientifica che si basi su dati reali, e sulla compartecipazione di tutti i portatori di interesse coinvolti.

Un importante punto di partenza, accettato a livello internazionale e anche dal mondo industriale, per potere definire il nostro contributo verso un modo più sostenibile è rappresentato dai 17 obiettivi per la sostenibilità, in inglese Sustainable Development Goals. Con questo termine si definisce la “visione” di sostenibilità, intendendo per visione la sua realizzazione, e grazie a 169 indicatori quantitativi, afferenti ai Goals, la possibilità di misurare e monitorare la distanza che ancora intercorre tra l’implementazione corrente e la “visione”.

Ing. Traverso in termini pratici può farci alcuni esempi concreti di obiettivi che vogliamo raggiungere?

“Gli SDGs (acronimo del nome inglese) includono aspetti sociali, quali l’azzeramento della povertà e fame nel mondo, ma anche aspetti ambientali come la protezione del clima ed il raggiungimento dell’utilizzo della sola energia pulita.

In particolare con l’obiettivo numero 12 relativo al «consumo e produzione responsabile/ sostenibile» vengono chiamati in causa tutti i portatori di interessi quali aziende responsabili della produzione-offerta e gli stessi consumatori responsabili della domanda. Come riportato all’interno dell’obiettivo 12: «Per consumo e produzione sostenibili si intende la promozione dell’efficienza delle risorse e dell’energia, di aziende sostenibili, così come la garanzia dell’accesso ai servizi di base, a lavori dignitosi e rispettosi dell’ambiente e ad una migliore qualità di vita per tutti. La sua attuazione contribuisce alla realizzazione dei piani di sviluppo complessivi, alla riduzione dei futuri costi economici, ambientali e sociali, al miglioramento della competitività economica e alla riduzione della povertà.

Il consumo e la produzione sostenibile puntano a “fare di più e meglio con meno”, aumentando i benefici in termini di benessere, tratti dalle attività economiche, attraverso la riduzione dell’impiego di risorse, del degrado e dell’inquinamento nell’intero ciclo produttivo, migliorando così la qualità della vita.»

Ing. Covais, come presidente di iSuD, può spiegarci quale ruolo assume l’associazione all’interno di un percorso così complesso ed internazionalizzante?

“È proprio l’obiettivo 12 che promuove implicitamente la necessità di mettere in comunicazione il mondo scientifico e tecnico con il consumatore, fornendo ad entrambi gli strumenti necessari per comunicare e valutare. È per far fronte a questa necessità che si propone iSuD –Information for Sustainable Development – che ha come obiettivo principale quello di coprire il gap d’interazione tra ricerca, aziende e consumatori. Il nostro desiderio è quello di essere l’anello conduttore di buone prassi, attraverso l’informazione e la sensibilizzazione del consumatore, ma non solo questo. È fondamentale e prioritario chiudere il circolo virtuoso tra i tre soggetti di cui parliamo, per far sì che anche il mercato venga fortemente condizionato da scelte volte ad una crescita sostenibile. Informare adeguatamente il consumatore vuol dire incentivare una richiesta di prodotti e servizi sostenibili.

Non possiamo pretendere che la produzione cambi solo grazie allo sforzo che oggi compiono le aziende grazie al fondamentale contributo proveniente dal mondo della ricerca.

È preminente che i cittadini comprendano quali beni sono più o meno sostenibili e, se permettete una considerazione personale, anche quali beni sono più o meno necessari al quotidiano, visto che, come potrete leggere voi stessi approfondendo l’obiettivo 12, «ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto, corrispondente a 1,3 miliardi di tonnellate, per un valore pari a circa mille miliardi di dollari, finisce nella spazzatura dei consumatori e dei commercianti, oppure va a male a causa di sistemi di trasporti o pratiche agricole inadeguate». Potremmo fare altri svariati esempi di come si sprechino risorse di ogni tipo nel pianeta, per produrre beni che non verranno nemmeno utilizzati nel corso della loro vita, tra l’altro spesso altamente inquinanti, insomma “insostenibili”.

Ad oggi iSuD ha avviato una serie di incontri con semplici cittadini, aziende e professionisti di ogni settore per attivare una rete di protocolli con altre realtà produttive, istituzionali e collaborazioni con semplici consumatori. Tutti sono chiamati a partecipare al processo virtuoso di Sviluppo Sostenibile.

Desideriamo essere un ponte comunicativo tra diverse soggetti, ma non solo questo. Lavoriamo pensando all’Europa ed abbiamo scelto di cominciare dalla nostra amata Italia. Cercheremo di lavorare su più fronti contemporaneamente, siamo consapevoli che l’impresa non è semplice, ma siamo ancor più coscienti che solo insieme ai cittadini potremo davvero essere utili come iSuD, ecco perché a breve partiranno anche dei corsi di informazione/sensibilizzazione sul tema.

Invitiamo tutti coloro che sono interessati a consultare il nostro sito che, seppure di recente costruzione, può aiutare ad avvicinarsi ed a comprendere il tema complesso e vasto che tutti dobbiamo affrontare. Tengo a specificare – conclude Covais – che iSuD ( www.isud.eu )è uno strumento pensato per essere aperto a tutti ed a disposizione della comunità.

Di Mauro Faso

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