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Strage della circonvallazione ”. 34° anniverasario dell’omicidio dell’App. Silvano Franzolin e dei Carabinieri Luigi Di Barca e Salvatore Raiti

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Oggi alle ore 09:00 nel 34° anniversario dell’eccidio, è stata deposta una corona di fiori alla lapide dei caduti in memoria del loro sacrificio.

La “Strage della Circonvallazione ” è avvenuta a Palermo il 16 giugno 1982 in Viale della Regione Siciliana altezza civico 9201 (direzione Trapani), a 500 metri prima dello svincolo per Sferracavallo.

Alla commemorazione erano presenti:

–       Prefetto di Palermo, Dott.ssa Antonella De Miro;

–       Presidente della Corte Appello di Palermo, Dott. Gioacchino Natoli;

–       Procuratore Aggiunto della Repubblica di Palermo, Dott. Claudio Corselli;

–       Questore di Palermo, Dott. Guido Longo;

–       Comandante Legione Carabinieri Sicilia, Generale B. Riccardo Galletta;

–       Comandante Provinciale Palermo Guardia Finanza, Generale B. Giancarlo Trotta;

–       Comandante Provinciale Carabinieri Palermo, Col. Giuseppe De Riggi;

–       Comando Militare Autonomo Sicilia, Col. Giacomo Giraffa in rappresentanza;

–       Vice Presidente ARS Onorevole Giuseppe Lupo;

–       Assessore del Comune di Palermo, Dott. Giuseppe Gini in rappresentanza del Sindaco;

–       La vedova dell’App.to Silvano Franzolin, Signora Gaetana Camerino e nipoti;

–       La sorella del Carabiniere Salvatore Raiti, Signora  Giovanna Raiti,

–       La Signora Nunzia Pecorella, testimone al vile attentato avvenuto il 16 giugno 1982;

–       Rappresentanza dell’A.N.C. Carabinieri di Palermo e della Croce Rossa di Palermo.

Nella strage rimasero vittime: l’Appuntato Silvano Franzolin, nato a Pettorazza (Rovigo) il 3 aprile 1941 (sposato con due figli), il Carabiniere Luigi Di Barca, nato a Valguarnera (Enna) il 10 aprile 1957 (che lasciò la moglie incinta della figlia) ed il Carabiniere Salvatore Raiti, nato a Siracusa il 6 agosto 1962, tutti in servizio presso la Stazione Carabinieri di Enna.

L’agguato disposto da “cosa nostra”, fu compiuto da alcuni mafiosi a bordo di un’auto da cui esplosero numerosi colpi di mitra. Oltre ai Carabinieri rimase colpito anche Giuseppe Di Lavore, 27enne autista giudiziario del mezzo con cui i tre stavano eseguendo la traduzione da Enna a Trapani del detenuto Alfio Ferlito, anch’egli rimasto ucciso, vero obiettivo dell’attentato.

Il mandante della strage era Nitto Santapaola, che da anni combatteva contro Ferlito una guerra per il predominio sul territorio etneo.

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