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Storie di Sicilia IL COCCO BELLOOOOO… fra ricordi e tormentone

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“La memoria dell’infanzia per molti di noi conserva l’immagine di quel frutto da masticare impegnando le mandibole, freschissimo sotto il sole dei lidi, con la polpa bianca dal sapore che non somigliava a nessuna mela, nessuna pesca, nessuna arancia mai mangiata a casa”.

IL Ricordo… correva l’anno 1964 Sabato 30 luglio – mi sono svegliato alle 6:30, in quel modo strano in cui capita di svegliarsi quando sai che deve succedere qualcosa di importante. Davanti alla casa privata di Marta, una parente della mia cara madre, che ha ospitato me e la mia famiglia per il week end nella riviera di Ispica, si sentivano già i passi di chi era all’opera per fare in modo che la giornata potesse scorrere senza ostacoli. Ho guardato fuori dalla finestra, lungo le dune della riviera: il cielo era chiaro, senza sole e senza nuvole. La giornata ideale per un picnic tra le dune sabbiose e piene di canne altissime, con aria fresca, orizzonte limpido ed un mare di una calma piatta. E mille cose da fare prima delle 9:00, orario di apertura del Lido “Il Delfino blu”. Mi sono messo pantaloncini e canotta che avevo lasciato sulla sedia la sera prima e un berrettino, poi sono sceso in cucina, dove gli altri erano già alle prese con la macchinetta del caffè. Ho fatto un espresso e tagliato una (abbondante) fetta di ciambella alla vaniglia lasciata lì per me dalla cugina Adua – la colazione nella casa di Marta non è mai dietetica, invece a casa mia il cibo non è mai stato luculliano: mi potevo concedere strappi alle regole. Quel momento in cucina è stato l’unico “slow” della giornata. Il resto, è passato in un soffio. Tredici ore dopo sarei stato ancora lì accanto a quel tavolo, insieme a Edoardo (il padrone di casa) a mangiare spicchi di noce di cocco fresco e dolce, con un buon bicchiere di acqua freschissima presa direttamente dal pozzo della casa… confessai a Edoardo che il “Cocco Bello”, come generalmente lo chiamavo io, lo mangiavo solamente nei giorni di festa nella mia città o per San Giorgio o per San Giovanni… o raramente nei brevi soggiorni nella riviera di Marina di Ragusa. Ero ancora un piccolo ragazzino di 7 anni avevo da poco finito la seconda elementare. La vita in casa di Marta era semplice, come piaceva a me… ad Edoardo questa mia confidenza suscitò una sonora risata e anche una certa curiosità sulla mia degustazione del Cocco solamente nelle feste…

Immediatamente gli risposi che da noi Il venditore di cocchi è un’icona dell’estate e delle feste: passava fiero con i suoi cocchi freschi e ci divertiva con slogan accattivanti creati apposta per attirare l’attenzione sul cocco bello a fettine da mangiare sotto l’ombrellone, per curiosità e anche per divertimento. Iniziai una carrellata di filastrocche che avevo ascoltato ed imparato nei miei soggiorni pur brevi nella riviera Iblea.

“L’amore non è bello se non mangi il cocco bello”, “Per i belli e per i brutti il mio cocco è per tutti, “Cocco bello alle signore fa scintille nell’amore”, “Lo diceva anche Boccaccio senza cocco come faccio?”, “Lo diceva anche Neruda con il cocco non si suda”, “All’uomo un po’ pelato gli dò un cocco esagerato e come disse Balotelli con il mio cocco ti crescono i capelli”, “Con il caldo soffocante gusta un cocco rinfrescante”, “Cocco fresco sotto i denti proverai dei bei momenti”, “Cocco bello di giornata ti sarà più fortunata”

Edoardo con la sua calma proverbiale mi spiegò che Il cocco non era semplicemente una bevanda rinfrescante e il classico frutto da spiaggia. Il cocco ha molteplici proprietà, alcune anche poco conosciute, è un ottimo alleato del cervello, ricco di minerali, vitamine e fibre: riduce la pressione sanguigna grazie al suo contenuto di potassio; allevia l’acidità gastrica; migliora la digestione ed è un’ottima bevanda energetica naturale. Ha proprietà curative per la sua capacità antinfiammatoria e allevia stress e fatica. Riduce i sintomi da affaticamento e rifornisce energie, dando lo sprint giusto all’organismo, migliorando anche le performance sportive.

È denominato anche albero della vita, dal momento che tutte le sue parti possono essere sfruttate: oltre alla polpa anche l’acqua, il latte, l’olio, il guscio e le foglie… insomma fu una lectio magistralis sul Cocco in un pomeriggio assolato nella riviera Ispicese da un inaspettato Edoardo…

 Cocco fresco cocco bello, fu pure il tormentone estivo di Ombretta Colli con l’aiuto di Battiato 1963

Ombretta Colli, genovese, classe ’43, ce la ricordiamo per tre ragioni: è stata un’attrice/cantante attiva dagli anni ’60 agli anni ’80, nel 1994 si butta in politica a fianco di Silvio Berlusconi e della sua neonata Forza Italia e ultimo, ma non ultimo, è stata la moglie di un certo Giorgio Gaber. E qui già vedo i vostri volti sconcertati nell’abbinare insieme le due informazioni sulla carriera politica e la vita privata, ma non è questa la sede per parlarne.

Quello di cui bisogna parlare oggi è “Cocco Fresco Cocco Bello”, un brano del 1983 presentato al Festivalbar e che vede come titolo la celeberrima espressione dei venditori ambulanti di cocco sulle spiagge italiane. A parte la copertina il disco non ha assolutamente nulla che richiami spiagge, sole e tutta quella sequela di sensazioni/situazioni tipiche delle canzoni a tema estivo. Di contro, spiegare di che cosa parli il brano è impresa ardua dato che (per dirla alla Vasco) un senso non ce l’ha. Più che di un testo si potrebbe parlare di un collage, d’immagini vissute in prima persona che saltano da discorsi sul benessere fisico (“la cura delle terme mi fa bene / vediamo se la linea si mantiene”) ad altre istantanee che paiono non avere collegamento tra di loro (il verso sopra riportato è seguito da “nei ristoranti aperti anche alle due di notte/ c’è chi ci prova a farmi un po di corte”). Il tutto viene sostenuto da un ritornello altrettanto indecifrabile (“Cocco fresco, cocco bello / non è che mi diverta molto”) con suoni che paiono quelli di uno xilofono, in contrasto con la musica delle strofe che segue un ritmo basato su un piccolo riff di chitarra elettrica, molto orecchiabile tra l’altro. Ah, e non dimentichiamoci il coro che introduce le strofe dove viene ripetuta in progressione la parola “Kalimbaue”!

Se vogliamo dirla in maniera più semplificata “Cocco Fresco, Cocco Bello” è una canzone dall’ascolto immediato, piacevole, la si può definire anche bella (specie nella parte finale dove la terza strofa sale di tono) ma il cui contenuto è pressoché inintelligibile. E la cosa divertente è che ritrovarsi a canticchiarla, pur non conoscendo il senso di quello che si sta ascoltando, è una reazione immediata.

Eppure… Forse una spiegazione c’è: sì perché il testo e la musica di questa canzone provengono dalla mente dell’ultimo nome che ti aspetteresti di trovare implicato in un prodotto del genere… Insomma, sto parlando del maestro Franco Battiato che con la collaborazione del fidato Giusto Pio e della stessa Colli diedero vita ad un 45 giri che oltre a questo pezzo comprendeva un lato B dal titolo “Evaristo”.

Quindi tutto torna. Non avremo ancora trovato il senso a quelle parole, ma sapere che c’è lo zampino di Battiato in tutta questa storia fa pensare che forse in fondo in fondo c’è e siamo noi che semplicemente non lo vediamo…

         Salvatore Battaglia

Presidente Accademia delle Prefi

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