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Sciacca, padre e figlio rischiano la vita per avvelenamento

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I due, usciti in campagna, avevano raccolto quella che apparentemente appariva borragine, rivelatasi invece mandragora, una pianta erbacea perenne, estremamente tossica che contiene un complesso alcaloide. Dopo averla mangiata, padre e figlio sono stati colpiti da un malore e trasportati subito in ospedale. Molto serie le condizioni dell’uomo, che è ancora intubato, meno gravi quelle del figlio, sottoposto a una lavanda gastrica. «I due pazienti quando sono arrivati in ospedale presentavano allucinazioni, tachicardia e problemi respiratori» riferisce il direttore dell’unità operativa di Rianimazione, Ninni Pacifico. «Il padre, soprattutto, era in condizioni particolarmente critiche. Quando i pazienti sono arrivati dal pronto soccorso abbiamo fatto subito la diagnosi di intossicazione acuta da mandragora, che è una pianta velenosa. Per fortuna l’antidoto specifico era disponibile presso il nostro reparto e subito è stato somministrato. Si tratta di un farmaco salvavita che, talvolta, neppure si trova. Averlo disponibile e non doverlo richiedere» aggiunge «ci ha consentito di operare con tempestività e tutto a beneficio dei pazienti». Da anni i biologi cercano di avvertire i cittadini sui rischi che incorrono ingerendo verdure  non commestibili, con sostanze velenose o comunque dannose per l’organismo. L’Associazione Nazionale Medici Fitoterapeuti ha effettuato un’indagine tesa a verificare la qualità dell’informazione, veicolata attraverso i siti web italiani, relativamente ad alcune erbe, soggette a provvedimenti restrittivi da parte del Ministero della Salute. Tra di esse figura anche la mandragora, proprio a causa delle problematiche di carattere farmaco-tossicologico a essa correlate.

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