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Relazione semestrale DIA – CO PALERMO

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Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla DIA primo semestre – anno 2018

Sul sito internet del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati è stata pubblicata la Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2018, ai sensi dell’articolo 109 del c.d. codice antimafia – Decreto Legislativo 6 settembre 2011, n. 159.

La relazione è consultabile anche sul sito istituzionale della DIA.

www.direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it

La DIA con la Relazione semestrale informa la collettività e le Istituzioni sull’andamento del fenomeno mafioso e sui risultati conseguiti. Infatti, la lotta alla mafia necessita, ancora oggi, di una costante attenzione da parte del Legislatore, chiamato a confrontarsi con un fenomeno dalla portata globale, che procede in rapida e silente evoluzione. Si tratta di un contributo essenzialmente conoscitivo, maturato nella consapevolezza che la mafia è un fenomeno complesso di difficile lettura, che va innanzitutto ben compreso, poi interpretato e quindi contrastato.

Con la Relazione semestrale la DIA analizza e porta a conoscenza del Ministro dell’Interno, per la presentazione al Parlamento, gli esiti dell’attività svolta ed i risultati conseguiti nei confronti delle organizzazioni di tipo mafioso. Ciò, nella prospettiva di rendere noto anche all’opinione pubblica quanto siano ancora presenti, invasive e pericolose le mafie, delle quali è sempre più palpabile la forza di condizionamento dell’intero tessuto economico nazionale ed estero.

Un’analisi complessa, che per essere il più possibile esaustiva poggia sugli elementi informativi raccolti dalla DIA, dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri, dalla Guardia di Finanza e dal Corpo di polizia penitenziaria, di cui è la naturale espressione.

In questa Relazione semestrale, dopo aver analizzato il modus operandi, i profili evolutivi e le regioni di elezione dei vari tipi di criminalità organizzata (quella siciliana è trattata al capitolo 3), sono affrontate, per la prima volta in maniera sistematica, le proiezioni ultraregionali delle mafie (al capitolo 6). Una scelta maturata dalla consapevolezza che nel Centro e nel Nord Italia le mafie diventano soprattutto liquide e non possono che essere descritte in maniera unitaria per interpretarne i comportamenti, frutto spesso di vere e proprie joint venture criminali anche con le organizzazioni di matrice straniera.

Da tempo ormai le organizzazioni criminali hanno “agganciato” il mondo delle imprese. Un’operazione strategica che ha consentito loro di intercettare alcune componenti della società civile alle quali non avrebbero avuto altrimenti accesso. Una rete di contatti divenuta progressivamente vero e proprio “capitale sociale”, insieme alla c.d. area grigia, composta da fiancheggiatori funzionali al conseguimento di obiettivi illeciti, che rende ancora più difficile affrontare l’intreccio tra mafia, corruzione e riciclaggio.

Un’analisi, un approccio che fino a qualche anno fa sembravano validi per i soli territori di elezione e radicamento. Un’analisi, invece, che oggi è pienamente valida anche per molte zone del Centro-Nord Italia e di oltre confine; aree dove si avverte una convergenza, un’evoluzione nella collaborazione operativa tra le differenti organizzazioni mafiose. Circostanza che merita un focus particolare.

Per ciascuna organizzazione è stata offerta una preliminare Analisi del fenomeno che, nel tenere conto delle tendenze per ciascuna registrate nel recente passato, ne traccia le dinamiche, sia sotto il profilo organizzativo che sul piano economico-finanziario e le interrelazioni con la pubblica amministrazione.

Uno specifico approfondimento è stato dedicato alle motivazioni del Ministro dell’interno a supporto dei Decreti di scioglimento degli Enti locali, nei casi di accertato condizionamento mafioso dell’attività amministrativa, in modo da cogliere e rendere evidenti i modus operandi a volte ricorrenti e allo stesso tempo trasversali tra le diverse compagini criminali. Una valutazione che ha posto in luce uno spaccato interessante del modello comportamentale mafioso, indipendente dall’area geografica in cui si esprime, che, con riferimento ai processi di infiltrazione nella pubblica amministrazione, vede nella corruzione l’humus ideale su cui attecchire.

La lettura sistematica delle evidenze informative consente, infine, di tracciare i Profili evolutivi delle organizzazioni, per come prefigurabili nel prossimo futuro.

Nel solco di questo processo logico, il settimo capitolo è stato dedicato alle Organizzazioni criminali straniere in Italia. L’analisi si è concentrata sulle formazioni criminali di matrice estera maggiormente radicate nel Paese, in merito alle quali si è cercato di coglierne sia i tratti criminali che quelli sociologici, evidenziando, laddove possibile, le relazioni con i Paesi di provenienza.

Il capitolo successivo Criminalità organizzata italiana all’estero e relazioni internazionali (capitolo 8) riflette, sul piano internazionale, l’approccio metodologico con cui sono state esaminate le dinamiche mafiose e le proiezioni ultranazionali delle organizzazioni mafiose, analizzate per singoli Paesi, a loro volta contestualizzati nell’ambito di macroaree di riferimento, intese come “Europa” e “Aree Extra Europa”. In questo modo è stato possibile cogliere, con maggiore accuratezza, non solo il livello di radicamento in ogni Paese straniero considerato, ma anche le sinergie criminali che le organizzazioni mafiose tendono ad instaurare oltre confine. Nello stesso capitolo vengono contestualmente richiamate sia le attività di cooperazione bilaterale avviate dalla DIA, sia quelle multilaterali assunte sotto l’ègida di EUROPOL.

Anche per l’estero, infatti, la presenza mafiosa è stata trattata in maniera unitaria e descritta tenendo conto degli spunti di analisi partecipati dagli omologhi Organismi collaterali, nell’àmbito dell’intensa attività di cooperazione promossa dalla DIA attraverso il III Reparto – Relazioni Internazionali a fini investigativi.

Proprio la DIA è driver della Rete @ON, un innovativo canale info-investigativo che, sotto il coordinamento di EUROPOL, agevola lo scambio di informazioni sulle organizzazioni criminali strutturate presenti negli Stati membri dell’Unione Europea. L’obiettivo della Rete[1] è quello di contrastare più efficacemente le proiezioni criminali ed economico-finanziarie delle organizzazioni transnazionali, attraverso le attività preventive e giudiziarie, anche mediante la costituzione di squadre investigative comuni.

Il nono e il decimo capitolo introducono le attività di natura preventiva in materia di appalti pubblici e di antiriciclaggio, ambiti nei quali la DIA è destinata ad assumere un ruolo sempre più di primo piano, in ragione delle competenze che nel tempo le sono state attribuite. A ciò si aggiunga la proposizione di misure di prevenzione a carattere personale e patrimoniale, sulla base di specifica e autonoma attribuzione assegnata, ai sensi del Codice Antimafia, anche al Direttore della Direzione investigativa antimafia.

Il nono capitolo Appalti pubblici riepiloga le attività svolte dalle Articolazioni centrali e periferiche della DIA in un settore nevralgico per il Paese quale quello della realizzazione di infrastrutture ed opere pubbliche di importanza strategica nonché nel disciplinare i controlli antimafia sugli appalti indetti per la ricostruzione delle località dell’Italia centrale colpite da tragici eventi sismici. Proprio alla DIA è stata assegnata una funzione “baricentrica” nell’attività di raccolta degli elementi informativi, funzionali al rilascio della documentazione antimafia alle imprese impegnate nel post-terremoto. Un ruolo di “centralità servente”, paradigma che da sempre ne ispira l’operato, sotto il profilo dell’analisi dei fenomeni mafiosi, di matrice nazionale o straniera.

La Direzione esercita un ruolo propulsivo e di supporto, fondamentale per l’emissione dei provvedimenti interdittivi antimafia emessi dai Prefetti. La DIA avverte fortemente questo impegno ed assicura sul territorio il proprio contributo in termini propositivi e di esperienze operative, sia – mediante un esame documentale degli atti – attraverso un attento e costante monitoraggio delle commesse e degli appalti pubblici, sia – in chiave dinamica – attraverso gli accessi ai cantieri disposti dai Prefetti ed eseguiti nell’àmbito dei Gruppi Interforze. Presso il I Reparto – Investigazioni Preventive della Direzione è incardinato l’Osservatorio Centrale degli Appalti Pubblici – O.C.A.P., che, avvalendosi di un sistema telematico dedicato, raccoglie ed analizza i dati relativi alla vigilanza sui cantieri.

Il decimo capitolo si sofferma sulle Attività di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio: il primo paragrafo affronta l’analisi e l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette (SOS); il secondo approfondisce l’esercizio dei poteri di accesso ed accertamento che il Direttore della DIA può esercitare per la verifica dei pericoli di infiltrazione mafiosa presso gli intermediari bancari e finanziari, i professionisti, i prestatori di servizi di gioco ed altri operatori non finanziari. Il ricorso a tali strumenti di natura preventiva risulta spesso propedeutico all’avvio di ulteriori, mirate attività di polizia giudiziaria, altro caposaldo della missione istituzionale della DIA e anche questo caratterizzato da quel ruolo di “centralità servente” attribuito dal Legislatore.

In entrambi i casi, sia le SOS che i poteri di accesso ed accertamento del Direttore della DIA rappresentano strumenti molto utili per ottenere un quadro approfondito delle situazioni criminali, sia ai fini dell’analisi che per intercettare i grandi patrimoni della criminalità organizzata, da aggredire attraverso le misure di prevenzione e all’esito delle indagini di polizia giudiziaria, altro caposaldo dell’attività della Direzione, che vede come punto di riferimento il II Reparto – Investigazioni Giudiziarie, nella sua funzione di Servizio di polizia giudiziaria di cui il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo può avvalersi ai sensi dell’articolo 371 bis del codice di procedura penale.

Un àmbito, quest’ultimo, a tal punto centrale nella lotta alle mafie, che l’art. 108 del D.Lgs. n. 159/2011 prevede che il personale della DIA deve essere costantemente informato dai Servizi centrali e interprovinciali delle Forze di polizia in merito agli elementi informativi in possesso, al fine di rendere più efficace, sotto la direzione ed il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, l’azione di contrasto alla criminalità organizzata. L’Autorità di Governo non ha mancato di ribadire, in più occasioni, l’importanza che riveste la “circolarità del flusso informativo”, richiamata anche nella Direttiva che il Ministro dell’interno ha emanato il 28 dicembre del 2016.

Il capitolo undicesimo, riservato alle Conclusioni, nel riepilogare gli aspetti salienti del semestre gennaio – giugno 2018, approfondisce il concetto di linfa delle mafie. Sono messe a sistema le evidenze di analisi presentate nel corso dell’elaborato, proponendo le Linee evolutive del fenomeno mafioso e, alla luce di queste, la conseguente Strategia di contrasto.

Si è voluto dimostrare, anche attraverso mirate elaborazioni grafiche e statistiche, come le organizzazioni, nonostante la forte azione repressiva dello Stato, continuino ad attrarre le giovani generazioni, siano esse espressione diretta delle famiglie o semplicemente bacino di reclutamento da cui attingere manovalanza criminale. Una distinzione non di poco conto, che, se da un lato pone la questione relativa alla successione della reggenza delle cosche, dall’altro è indicativa di una crisi sociale diffusa e di una disoccupazione endemica che rischiano di non offrire valide alternative al reclutamento mafioso.

Ci si trova così di fronte a sodalizi proiettati verso un rinnovamento generazionale, in grado di modificare e rimodulare nel tempo le proprie strategie, conservando, da un lato, i tradizionali business mafiosi (come i traffici di droga e le estorsioni) e, dall’altro, orientandosi con maggiore determinazione verso l’acquisizione fraudolenta di aziende sane e di commesse pubbliche. In tutti i casi, il ricorso alla violenza diventa un’azione residuale, una prevedibile eventualità – nel più tipico concetto di escalation dominance – che cede il passo alla silente contaminazione del territorio.

Da ultimo, il capitolo Allegati schematizza le principali attività di prevenzione e contrasto concluse dalla DIA e dalle Forze di Polizia. Oltre a dare spazio alle attività svolte dalla Direzione Centrale e dai Centri e dalle Sezioni Operative, nella Relazione sono state analizzate anche le principali operazioni di polizia giudiziaria concluse dalle altre Forze di polizia, tanto sul piano della prevenzione che su quello della polizia giudiziaria, e le pronunce giudiziali del periodo, proponendo un’analisi statistica e grafica delle principali fattispecie delittuose correlate a ciascuna organizzazione criminale.

 

Parte d’interesse per la Sicilia Occidentale.

Nel documento è stato analizzato l’andamento del fenomeno della criminalità organizzata in Sicilia (pag. 55), la presenza di formazioni criminali nella regione (pag. 61) nonché, in particolare, le proiezioni territoriali in provincia di Palermo (pag. 61), Trapani (pag. 68) e Agrigento (pag. 75).

Un’analisi dei dati statistici riferiti alle formazioni criminali siciliane è rilevabile a pag. 460. A pag. 466 sono riportati i dati dell’attività di contrasto.

[1] Con Risoluzione del 4 dicembre 2014 il Consiglio dell’Unione Europea in composizione G.A.I. – Giustizia e Affari Interni, presieduto dal ministro dell’Interno italiano, ha recepito, nell’ambito del programma di Presidenza italiana, il progetto rete operativa antimafia “@ON – Antimafia Operational Network”, una piattaforma ideata e sviluppata dalla D.I.A., con il fine dell’osmosi e la condivisione delle informazioni e delle esperienze tra forze di polizia, anche collaterali. Il programma, ispirato da snellezza e informalità, è stato finalizzato al rafforzamento della cooperazione internazionale di polizia, consentendo agli Stati membri di richiedere, in coordinamento con l’Agenzia Europol, l’impiego sul posto di investigatori del network, specializzati nel contrasto a gruppi criminali di stampo mafioso, con funzioni di consulenza, sostenendo, nel contempo, le iniziative esistenti per migliorare l’approccio amministrativo al recupero dei beni acquisiti illecitamente dalle organizzazioni criminali nonchè la prevenzione dell’infiltrazione di queste negli appalti pubblici. La Rete è stata resa operativa con il progetto Onnet del novembre 2018, sviluppato, gestito e diretto dalla DIA, avvalendosi degli strumenti di cooperazione di polizia già esistenti.

CS

 

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