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“Più del quaranta per cento delle imprese non riceverà alcun contributo”: la Cidec Sicilia interviene sul decreto sostegni

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Forte preoccupazione per il futuro delle imprese siciliane e il mantenimento dei livelli occupazionali nelle realtà produttive viene espressa dalla Confederazione Italiana Esercenti Commercianti Sicilia che, attraverso il presidente regionale Salvatore Bivona, critica alcuni punti del Decreto Sostegni 2021.

A causa di un meccanismo perverso – osserva l’esponente dell’associazione di categoria – in Sicilia circa il quaranta per cento delle imprese non riceverà alcun contributo”.
“La modalità di controllo della spettanza del ristoro – chiarisce il presidente regionale – viene attuata in modo tale da impedire a molte aziende l’accesso alle risorse”.
“I conteggi vengono eseguiti in considerazione della media mensile del volume d’affari – spiega – e ciò significa che, se nel 2020 un’impresa ha registrato una perdita superiore al trenta per cento, il contributo che spetta corrisponde al sessanta per cento della differenza rispetto al 2019”.
“Tutto ciò – aggiunge – per via di un software elaborato dall’Agenzia delle Entrate nel quale si inseriscono le medie mensili senza tenere conto, ovviamente, delle peculiarità aziendali”.
“Laddove, invece, il calcolo viene eseguito dai commercialisti – spiega ancora – si tiene conto delle singole specificità delle imprese: sono gli attuali parametri ad escludere molte di esse dai ristori”.
“Il reddito di cittadinanza non va certo stigmatizzato – osserva Salvatore Bivona – tuttavia non si comprende affatto la ragione per la quale esso venga erogato a chi non ha un’occupazione e non lo si conceda, invece, a chi non riesce più a portare avanti la propria attività a causa delle conseguenze del Covid 19”.
“La CIDEC, in Sicilia come altrove – prosegue – riceve quotidianamente dai propri iscritti richieste di sostegno e messaggi carichi di sconforto : personalmente, come uomo e sindacalista, soffro a causa dell’impossibilità di fornire risposte adeguate e mi rendo perfettamente conto che gli inviti all’ottimismo e alla speranza non servono più a nulla”.
“Il governo – propone il presidente – provveda a fornire i ristori a tutte le imprese e conceda agli esercizi commerciali maggiore flessibilità negli orari di apertura: non è un invito alla deregulation bensì al buon senso in una fase critica che richiede iniziative speciali per consentire alle imprese in ginocchio di risollevarsi”.
“In questo momento storico – conclude il presidente lanciando un appello – le organizzazioni datoriali e le sigle che rappresentano i lavoratori hanno il dovere di guardare alla stessa direzione: tutto il mondo sindacale deve essere coeso ed esigere dalla classe politica una prova di maturità ed efficienza, che si manifesti concretamente nel supporto immediato alle imprese in sofferenza, prima che la disperazione dei titolari si traduca nel ricorso agli usurai e alla criminalità organizzata”. 

Com. Stam.

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