“ Martoriata dalla crisi economica, dalle misure comunitarie penalizzanti e trascurata dal governo regionale, registriamo il continuo isolamento della pesca siciliana. L’Italia è destinataria di un miliardo di euro per il settore e già si registra un considerevole ritardo nell’assegnazione dei fondi alle regioni marinare soprattutto del Sud. Il governo Renzi acceleri le procedure per la ripartizione delle risorse pari a 150 milioni di euro alla Sicilia e l’esecutivo Crocetta rimetta nell’agenda politica la pesca e i pescatori”.
Ad affermarlo Giovanni Condorelli, Segretario Confederale con delega al Mezzogiorno dell’Ugl, partecipando ai lavori del convegno sul futuro della pesca siciliana organizzato ieri presso la Camera di Commercio di Siracusa dal Gruppo parlamentare di Forza Italia all’Ars.
“La politica comune della pesca attuata dall’Ue nel periodo 2000/2014 ha modificato la consistenza della flotta siciliana riducendo il numero dei natanti da 4329 a 2882 (- 66%) e diminuendo del 67% la stazza e del 70,2% la potenza motore – afferma Giuseppe Messina, Responsabile regionale dell’Ugl Sicilia”, intervenendo ai lavori del convegno di Forza Italia – con la conseguente ‘rottamazione’ di circa 9 mila posti di lavoro nella sola attività primaria e almeno 20 mila nell’indotto. Il quale aggiunge: “Trend confermato anche nel 2015 con ulteriori 70 natanti demoliti, 800 pescatori disoccupati e un migliaio di lavoratori dell’indotto rimasti senza lavoro. Un dramma sociale che ha interessato oltre 30 mila lavoratori passato inosservato tra l’indifferenza della politica siciliana. L’Ugl da anni si batte per un approccio condiviso con i pescatori al settore”.
“Chiediamo che l’Ue riveda la politica nel Canale di Sicilia evitando che gli interessi delle lobby continui a mortificare la comunità marinare siciliana – sostiene Messina –. La misura comunitaria della demolizione dei natanti da pesca come quella dell’interruzione delle attività di cattura si è rivelata fallimentare ed ha provocato solo disoccupazione. La contestuale crescita delle flotte pescherecce dei Paesi frontalieri, come Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco e della stessa Libia, che non effettuano alcun contestuale periodo di riposo biologico nel Mediterraneo hanno finito col sottrarre ricchezza ai pescatori siciliani proseguendo l’attività di cattura”.
“Emerge in maniera inconfutabile – aggiunge – che non esiste un modello di sviluppo dell’UE nel Mediterraneo e le scelte assunte ad oggi hanno solo danneggiato l’economia ittica isolana. Adesso basta, la politica dimostri responsabilità. Non è possibile perseguire l’obiettivo dell’ecosostenibilità tralasciando gli effetti sull’economia e l’impatto sociale che è stato devastante per il comparto in assenza di strumenti stabili di sostegno al reddito per i pescatori”.
“L’innovazione tecnologica è una leva sulla quale occorre puntare – rilancia Messina – per ridurre i costi delle imprese di pesca, migliorare le condizioni di sicurezza a bordo dei natanti, alzare la qualità del prodotto ittico catturato che subisce le prime manipolazioni sul natante è preservare l’ambiente marino”.
“Sulla pesca del Tonno rosso – dice Messina – occorre rivedere i criteri all’interno della quota assegnata all’Italia arrestando un perverso sistema di suddivisione delle autorizzazioni alla cattura che ha finito con il privilegiare solo pochi e sempre i soliti”.
“Come Ugl chiediamo un nuovo approccio alla politica nel Mediterraneo che apra al dialogo con i paesi rivieraschi dell’Africa è del Medio Oriente – sottolinea il sindacalista – per una condivisione nella gestione del Mar Mediterraneo nella logica, per esempio, della blue economy”.
“La Regione siciliana – conclude Messina – attivi politiche di rilancio e rafforzamento della pesca artigianale strutturando il ruolo strategico dei Cogepa e promuovendo intorno alle marineria azioni positive e strumenti di supporto alla capacità di produrre redditi stabili per i pescatori, compiendo un passo in avanti verso la valorizzazione del patrimonio, della storia e delle tradizioni del territorio ”.
Com. Stam.