Il Covid-19 non ha solo inciso negativamente sul nostro stile di vita e sull’economia, cambiando radicalmente ed in modo inaspettato tante certezze, ma anche sulla natalità degli italiani. Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat, in un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della sera ha lanciato l’allarme decrescita. “Con il Covid le nascite saranno ai nuovi minimi.
Scenderemo sotto 400 mila l’anno”. Già 34 anni fa, quando nel maggio 1986 la nube tossica di Chernobyl aveva lambito l’Italia, Blangiardo aveva notato una stranezza: la natalità era calata, anche se solo temporaneamente, del 10% rispetto alla norma di quel periodo, perché gli italiani avevano reagito all’incertezza e alla paura del domani rinviando una scelta importante come quella di procreare. E la stessa cosa sta accadendo anche adesso, davanti all’incertezza nata dalla pandemia, anche se il trend negativo della natalità nazionale dura ormai inesorabilmente dal 2009, all’indomani della crisi economica mondiale legata ai subprime, e non accenna a diminuire. E così erano più di un milione i nuovi nati nel 1964, diventati 576 mila nel 2008. Da allora i numeri sono scesi sempre, ogni anno e nel 2019 i nuovi nati erano 435 mila. Che fare allora per evitare che presto gli italiani possano “scomparire” o che la nostra nazione diventi un penisola di anziani? Secondo Blangiardo dovremmo riformare il welfare e “rendere compatibili lavoro e maternità, con un maggiore coinvolgimento dei padri”.
Ciro Cardinale
CS
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