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Palermo: primo Congresso Provinciale del sindacato di Polizia “MP” (Video)

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“Accoglienza e Integrazione in Sicurezza” è stato il tema scelto dalla dirigenza sindacale palermitana per la prima parte dei lavori congressuali che hanno avuto luogo all’NH Hotel.

I lavori sono stati aperti dalla relazione periodica del Segretario Generale Provinciale per Palermo, Giovanni Assenzio, che ha evidenziato come il momento economico generale non sia certo dei più favorevoli alle contrattazioni sindacali, pertanto, ha ribadito il Segretario, sono necessari maggiore coesione e supporto sia all’interno del sindacato sia nei confronti gli operatori di polizia e il territorio in cui questi lavorano quotidianamente, cercando soluzioni in una strategia sinergica.

Nella relazione è stata data altresì attenzione all’incidenza positiva che le attività di volontariato, dunque extra lavorativo, di tanti poliziotti hanno nelle aree più a rischio del territorio. Tra queste attività certamente ha avuto particolare impatto la formazione e sensibilizzazione dei giovani volta a contrastare i fenomeni criminali e criminogeni e non ultimo l’impegno di tutti i colleghi coinvolti nell’accoglienza ai migranti provenienti dall’Africa. Impegno quest’ultimo che ha visto la polizia donare ben più della propria professionalità, impegnandosi anche come singoli uomini e donne in campo. Emozionante il racconto che Assenzio ha voluto condividere con la platea, che giungeva fin fuori la sala convegni, sulle emozioni vissute dagli agenti operanti in zone di primi sbarchi o di soccorso in mare. Il dolore – racconta Assenzio –  ed a volte l’impotenza provata nell’arrivare appena qualche istante dopo la tragedia di un naufragio, sono esperienze che toccano per sempre anche chi si occupa della sicurezza e del soccorso.

Nella dichiarazione iniziale di Assenzio si coglie pienamente l’invito ai presenti, alla franchezza ed a una comune direzione che il convegno MP vuol seguire nell’analisi del tema proposto.

“È necessario – dichiara il segretario generale provinciale – rispettare i diritti umani ed offrire una accoglienza democratica e aperta, senza venir meno a tutti i princìpi di uno Stato di diritto. Non è pensabile che la problematica dell’immigrazione senza controllo possa risolversi solo intensificando servizi di polizia, di ordine pubblico e di intelligence, mentre serve, invece, promuovere politiche globali transnazionali: scelte responsabili di politica estera. È quindi fondamentale, da subito, creare nuove opportunità di lavoro ogni anno nel profondo sud del mondo, favorendo i flussi di migrazione e lo sviluppo in entrambe le direzioni. Altrimenti si produrrebbero sempre e senza soluzione di continuità milioni di nuovi candidati ad un’emigrazione dettata dal bisogno di sopravvivenza”.

Diversi ed approfonditi gli interventi dei relatori che si sono succeduti, in un confronto aperto e mirato ad analizzare i delicati aspetti del fenomeno della migrazione, come quelli relativi alle differenze culturali, alle difficoltà linguistiche, al problema del controllo del territorio per garantirne la sicurezza, tenendo sempre in considerazione il disagio profondo di chi lascia la propria terra in cerca di un futuro dignitoso per sé ed i proprio cari.

Spesso, il ricongiungimento familiare per gli immigrati è procedura lunga e complessa. Così come lo è il rilascio dei relativi permessi, fino alla cittadinanza italiana.

Come fare allora per garantire la sicurezza dei territori che ospitano, contestualmente a quella di coloro che giungono in Europa attraverso gli sbarchi in Sicilia? Questo il punto focale degli interventi.

Significativo il messaggio positivo del Questore di Palermo, Renato Cortese, il quale ha sottolineato la responsabilità delle Forze dell’Ordine nel duplice approccio che, se da un lato vuole accogliere ed aiutare, dall’altro deve garantire sicurezza, anche a coloro che la mettono in opera.

Il Questore ha fornito dati sugli interventi degli operatori di polizia, per far comprendere come il carico di lavoro sia inequivocabilmente elevato. Su 250 mila interventi l’anno, ben l’80 per cento non sono di piena o diretta competenza della polizia. La disponibilità e la dedizione di uomini e donne in divisa sono comprese ed apprezzate dalla popolazione, che portano infatti la polizia ad avere il 70 per cento del gradimento rispetto alle altre realtà operanti sul territorio.

Renato Cortese, pur consapevole del sottodimensionamento delle risorse umane, ha confermato l’impegno nel migliorare la tempistica per il rilascio agli immigrati dei permessi di soggiorno, purché, ha precisato il Questore, ciò non incida negativamente sul senso di responsabilità degli operatori nei confronti di milioni di italiani che chiedono sicurezza. “Dobbiamo garantire controlli adeguati che permettano di non vivere sul nostro territorio i ripetuti episodi di terrorismo cui tutti assistiamo in Europa. Il pericolo c’è e non va mai sottovalutato – continua Cortese – la Questura di Palermo si è distinta per aver compiuto alcune tra le operazioni più importanti degli ultimi anni, nel contrasto alla tratta delle schiave e allo sfruttamento della prostituzione.” La nostra insularità e centralità nel mediterraneo pongono la Sicilia come primo baluardo della sicurezza.

“In Sicilia – continua il Questore – abbiamo lavorato per costruire un network di censimento e controllo dei flussi di migranti, per poter controllare trasversalmente le organizzazioni criminali”. Il metodo Hawala (sistema di trasferimento di denaro, oggi usato con fini illegali) è stato scoperto in Sicilia, attraverso un complesso e delicato lavoro delle Forze dell’Ordine.

Conclude Cortese: “Siamo per l’integrazione, ma sempre in sicurezza, al massimo del nostro impegno”.

Anche il già Procuratore Aggiunto a Palermo, dott. Leonardo Agueci, oggi Garante per la legalità all’Autorità Portuale di Palermo, ha fornito una puntuale e concreta riflessione: “è impossibile e scorretto pensare di girare le spalle a chi soffre, da magistrato vi dico che dietro l’accoglienza c’è tanto sfruttamento, il primo è politico, infatti non ho ritenuto adeguato e soddisfacente il modo in cui è stato trattato nell’ultima campagna elettorale, – evidenzia Agueci – l’altro è quello illegale, in primis proprio nelle realtà che alloggio o lavoro in nero offrono agli immigrati”.

Agueci ricorda quanto emerso dalle intercettazioni sul caso Mafia Capitale. “Lo sfruttamento dei migranti oggi rende più della droga” – così dicevano Buzzi e Carminati, elementi di spicco dell’attività illegale romana.

Il Garante per la legalità ricorda il grande impegno di questi anni, da parte della Procura di Palermo, nel contrasto allo sfruttamento delle tratte. Dal viaggio, fino allo sfruttamento della prostituzione derivante dai flussi migratori.

Precisa Agueci, “Se con serenità dobbiamo tendere la mano ed integrarci reciprocamente è certo però che non possiamo abbassare la guardia sugli aspetti criminali, la mafia nigeriana ne è esempio, così come lo è il rischio terrorismo che, dopo la dissoluzione dello stato islamico, è certamente diminuito”.

L’ex Procuratore spiega come accoglienza ed inserimento siano anche un fenomeno di carattere giudiziario. L’immigrato infatti, ancor prima di divenire soggetto di un reato, ne è talvolta egli stesso oggetto, come vittima e come strumento di una criminalità molto più ampia. Chi è impossibilitato ad esercitare i propri diritti civili nel luogo d’origine è già vittima di reato.

Il nostro sistema giudiziario oggi non è del tutto adatto alla gestione dei flussi migratori. Non si tratta solo della difficoltà di reperimento degli interpreti, ma soprattutto di colmare il gap della diversità culturale in cui si trovano i maggiori ostacoli.

Conclude Agueci – la credibilità di un Paese passa anche dalla capacità di rendere giustizia. La legge si presume essere conosciuta e non ammette ignoranza; come regolarsi di fronte ad una realtà come quella migratoria, in cui chi arriva non può conoscere le regole in vigore? Sono tanti gli aspetti attenzionati anche dai recenti orientamenti della cassazione. Il principio di giustizia va applicato ma bisogna tener conto della impossibilità di chi proviene da mondi e culture diverse di recepire il contenuto della legge italiana.

Una nota di consenso merita la scelta di MP che, parlando di migrazione, ha invitato tra i relatori il presidente dell’Associazione ghanese a Palermo, l’ing. Alexader Ossei Minkah. Il suo intervento si apre con una provocatoria, quanto chiarificante dichiarazione: “Ho cittadinanza italiana, ma vivo da immigrato ogni giorno guidando una comunità straniera a Palermo, attraverso le sue difficoltà, i nuovi e continui arrivi di connazionali, insomma, un’esperienza umana profonda e quotidiana.”

Minkah ha condiviso con la platea il suo stupore nel constatare le difficoltà date dalla paura di molti palermitani rispetto a chi considerano diverso, anche solo per colore della pelle.

Anche Minkah replica sul bisogno di una politica più dinamica, più reattiva ai cambiamenti del territorio. Non solo politica ma apertura culturale, aggiunge l’ingegnere ghanese.

Importante la dichiarazione del rappresentante della folta comunità ghanese, nel dare disponibilità ad essere proprio loro, i primi a dare collaborazione alle Forze dell’Ordine nel garantire alla giustizia chi deve pagare.

Continua Minkah – la comunità ghanese ha costituito una commissione permanete, che mensilmente si incontra per confrontarsi sui problemi quotidiani sul territorio siciliano. Il confronto tra noi ci permette anche di monitorare, per quanto possibile, le eventuali attività illecite e denunciarle alle Autorità.

“Va riconosciuta alla città di Palermo – conclude Minkah – la capacità di costruire strumenti di dialogo operativi come la Consulta delle Culture, operante ormai da tempo presso il Comune di Palermo”.

La comunità ghanese si impegna molto nella formazione dei suoi concittadini che arrivano qui, ma investe anche nel tentare di risolvere i problemi nel paese di origine, perché è giusto dare una speranza nella propria terra. “Chi scappa, non scappa perché ama correre – dice Alexander – ma perché cerca uno stile di vita che possa garantire la dignità umana e condizioni accettabili”.

Non ci sono solo rifugiati politici tra coloro che giungono sulle nostre coste, ma molti sono immigrati ‘economici’: non è facile distinguere quanta diversità ci sia nel digiunare per una carestia per cause socio-economiche o digiunare per carestia causata da una guerra.

Non dimentichiamo – continua il relatore ghanese – che l’informazione per prima deve essere portata anche nei luoghi di partenza, troppo spesso chi parte non ha idea di cosa affronterà. “Siamo disponibili al dialogo, a fornire quella conoscenza del territorio e della comunità ghanese a Palermo, per favorire una convivenza ed integrazione pacifiche.”

Minkah conclude il suo intervento con un’ultima considerazione sui fondi economici che sono disponibili, così come lo sono i progetti realizzabili in favore di un’emergenza che non finirà presto: non utilizzarli correttamente trasforma tutto in propaganda politica.

Tra i relatori anche il dr. Sergio Cipolla, presidente del CISS – Cooperazione Internazionale Sud-Sud, una ONG nata nel 1985 che opera anche oltre confine (ad oggi oltre 140 missioni internazionali) e con base a Palermo.

Sono dati rassicuranti sui flussi, quelli forniti da Cipolla. Una diminuzione nel primo trimestre 2018 del 75 per cento di sbarchi rispetto allo stesso periodo del 2017. Sono tuttavia 9 mila gli arrivi del primo trimestre. Dati preoccupanti, invece, quelli relativi agli aumenti dei decessi dei profughi, 300 solo nei primi mesi dell’anno in corso, stime in difetto purtroppo, perché si riferiscono solo a coloro che erano stati identificati durante le traversate. Sono 20 mila i decessi che si contano fino ad oggi dall’inizio dei grandi flussi di migranti verso l’Europa. Sono 175 mila gli arrivi in Italia e, se li proporzioniamo ad una popolazione di 60 milioni di abitanti – dichiara Cipolla – non sono numeri significativi. Ma allora perché tutto ciò viene vissuto in modo esasperato dalla popolazione? Anche in questo caso – aggiunge il presidente del CISS – il ruolo della politica rispetto ad una corretta informazione risulta fondamentale.

Un invito arriva dal presidente del CISS, per ricordare insieme i momenti in cui erano gli italiani ad emigrare in Europa e soprattutto negli Stati Uniti d’America, attraverso una lettura degli atti del Congresso americano di fine ‘900, che rappresentava noi italiani come ‘poco raccomandabili’.

L’attuale situazione conta decine di milioni di persone in fuga da nazioni che vivono conflitti bellici, interni o esterni, situazioni di instabilità politica. Tutte realtà che creano le condizioni per avviare i grandi esodi.

Sergio Cipolla, chiaro e diretto, non risparmia una nota dolente sull’Autonomia Siciliana che, insieme alla Regione Trento, non si è ancora dotata di uno strumento normativo sulla cooperazione internazionale. Uniche due realtà italiane che durante la legislatura non hanno presentato disegni di legge. Importante, anche in questo caso, la responsabilità politica.

Una corale richiesta è quella di interventi concreti provenienti dalla politica, cui risponde il Vice Sindaco di Palermo, l’ing. Sergio Marino. “Più di altri popoli, noi siciliani dovremmo comprendere meglio i disagi di chi lascia la propria terra in cerca di un’opportunità”.

La politica, in particolare quella locale, deve sapere interpretare i bisogni e individuare le azioni da intraprendere. Poco può fare a livello decisionale l’Amministrazione locale, “ma cominciamo ricordando l’influenza che le diverse popolazioni hanno avuto sulla nostra cultura” – conclude Marino – “è forse il primo passo utile per continuare a valorizzare l’integrazione quale mezzo di contaminazione delle culture e non semplice convivenza”.

Dopo altri importanti interventi da parte di relatori interni alla polizia e non, il segretario nazionale MP, Vittorio Costantini, ha concluso la prima parte della giornata di lavoro. Riprendendo puntualmente i passaggi salienti dei tanti relatori, ha proposto alla platea con una condivisa riflessione “tutte le parti sono presenti ed operanti sul territorio per offrire il miglior servizio di accoglienza, è un percorso di integrazione indispensabile per lo sviluppo del territorio ed il benessere collettivo. La sinergia è certamente un punto di forza cui nessuno vuol sottrarsi, ma tutto ciò non potrà svilupparsi ulteriormente senza la volontà politica. A quest’ultima compete l’individuazione costante dei migliori strumenti finanziari, normativi e logistici utili agli attori di un fenomeno che, intrinsecamente, offre una crescita culturale”.

Di Mauro Faso

Servizio video di Fabrizio D’Amico

 

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