Inchieste

Palermo, buche e dissesti nelle strade: una storia infinita?


Le buche e il dissesto delle nostre strade sono qualcosa con cui Palermo ha sempre avuto a che fare, ma che ultimamente sembra fuori controllo. Perché questi problemi? Se si esamina la questione vediamo che le cause sono tante, e sono spesso dovute a inefficienze degli enti pubblici che dovrebbero curare le strade ma anche di enti privati. La principale società che si occupa di manto stradale è la Rap, che dovrebbe occuparsi della manutenzione. In sostanza riempire le buche e assicurare la stabilità della superficie stradale, a seguito di segnalazioni dei cittadini o di controlli dei tecnici. E da un punto di vista di efficienza sembra che la Rap si dia da fare: a quanto riferisce la portavoce della società “a febbraio sono stati effettuate circa 2200 riparazioni, sono state potenziate le squadre di emergenza e un servizio di pronto intervento è attivo 24 ore su 24”. Ma come mai nonostante tutto le strade continuano ad essere un pericolo per mezzi e persone? Sempre secondo la Rap in questi mesi le forti piogge hanno causato ritardi nelle riparazioni, ma “adesso la situazione dovrebbe migliorare”. Secondo Antony Passalacqua dell’associazione Mobilita Palermo il problema sta invece nella qualità del materiale: “il tipo di bitume che contiene ghiaia più grossa, utilizzato ad esempio in via Libertà, è un ottimo asfalto e infatti è stato impiantato nel 2012 ed è ancora in perfette condizioni. Ma in tutto il resto della città il tipo di asfalto utilizzato è pessimo, con ghiaia piccola, quasi pietrisco, che ovviamente con un po’ di pioggia viene subito disperso dalle auto che circolano. Bisogna vedere chi è il fornitore della Rap, che tipo di materiale fornisce, perché questo di sicuro è materiale scadente”. Tutta colpa della Rap quindi? Non proprio. Perché il dissesto stradale cittadino dipende anche da altri soggetti. Ad esempio la legge prevede che chiunque debba svolgere lavori che compromettono il manto stradale debba a proprie spese ripristinarlo com’era in origine. Quindi se ad esempio, Tiscali, Fastweb e altri intraprendono degli scavi, a fine lavori sono obbligati ad aggiustare tutto adeguatamente. Sappiamo però che molto spesso alla fine della posatura di tubi, cavi o altro, l’asfalto è peggio di prima. E qui subentra un terzo soggetto: il Comune. È infatti il Comune che controlla con le sue ispezioni, il corretto ripristino del manto stradale dopo i lavori, ed è il Comune che rilascia la certificazione del corretto ripristino. Ma, denuncia sempre Passalacqua: “molto spesso il Comune rilascia certificazioni molto facilmente, senza un vero controllo e, in alcuni casi, senza nessuna sanzione per i lavori inadeguati”.
Qual è la conclusione? Negligenze diffuse che portano Rap e Comune a spendere soldi inutilmente: continuando ad operare in questo modo infatti si operano continui interventi di emergenza (con continue spese) che però funzionano solo per qualche giorno. E inoltre bisogna pagare per i continui esposti dei cittadini che puntualmente cercano un rimborso per eventuali danni subiti. Se invece si intervenisse con una logica progettuale, con materiali di qualità e controlli più severi, forse si spenderebbe di più, ma solo una volta.

KKKKK
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