Spettacoli

Palermo: a teatro in “Stato di Grazia”

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Sarà il palco del Teatro Biondo di Palermo, giovedì 20 dicembre alle ore 21, a chiamare il “chi è di scena” per le protagoniste dello spettacolo “In stato di grazia” della Compagnia Oltremura, diretta da Claudia Calcagnile e composta dalle detenute-attrici dell’Istituto penitenziario Antonio Lorusso Pagliarelli di Palermo, tratto e liberamente ispirato al testo “La lunga vita di Marianna Ucrìa” di Dacia Maraini.

Lo spettacolo è stato prodotto dall’associazione Mosaico e i biglietti si potranno acquistare al botteghino del teatro Biondo o sul sito www.vivaticket.it.

La kermesse è stata presentata ieri a Villa Niscemi: «Una storia di libertà e liberazione di una donna e, al tempo stesso, una storia di socializzazione possibile, tutto questo costituisce lo sfondo a una straordinaria operazione di aiuto all’uscita dall’invisibilità delle donne detenute – ha spiegato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando -. Recuperare con un protagonismo teatrale la visibilità di queste donne, che sono in qualche modo invisibili poiché recluse, è anche un modo per aiutarle nel processo di reinserimento e di crescita personale. Un’opera che è al tempo stesso artistica e sociale e che risponde alla visione “Pagliarelli è Palermo, Palermo è il Pagliarelli”, poiché all’interno dell’Istituto c’è tutto il bene e tutto il male presente in città. Cogliere questa dimensione di cittadinanza di donne invisibili, in questo caso è il merito di un’opera teatrale”.

Un luogo che rimane lontano dagli occhi, dove si lavora in uno stato invisibile: «Lavoriamo nell’invisibilità, lo facciamo con grande passione e dedizione e avere la possibilità di portare In stato di grazia fuori dalle mura del penitenziario è il completamento ideale del percorso intrapreso in un luogo che spesso rimane lontano dagli occhi», ha detto Claudia Calcagnile durante la conferenza stampa. E ancora: «Si tratta di un teatro di ricerca che mette al centro della scena la vita, nelle sue più inaccessibili sfaccettature – spiega -. Il carcere diventa per noi quel luogo che ci permette di rinnovare il linguaggio e lavorare sui concetti di verità, urgenza e necessità. È per questo che il pubblico che viene a vederci sceglie di vivere un’esperienza potentissima, ricca di immedesimazione e di riflessione sulla propria esistenza».

Mauro Faso

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