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Nepal, nuova valanga vicino epicentro: 250 dispersi

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Una tragedia senza fine in Nepal. Dopo gli oltre 5mila morti, mezzo milione di sfollati e più di 10mila feriti, al tragico bollettino nepalese si va ad aggiungere una valanga sull’Himalaya. L’evento si è consumato a poca distanza dall’epicentro del sisma che il 25 Aprile scorso ha distrutto il Paese. La valanga di ghiaccio, neve e fango ha colpito in pieno il villaggio di Ghodatabela e sono circa 250 le persone disperse. “La valanga” scrive il Washington Post “alimenta il timore che gli effetti del sisma di magnitudo 7.8 del 25 aprile, assieme alle scosse di assestamento e alle violente piogge di questi giorni, abbiano reso più vulnerabili le zone montane del Nepal a frane e le slavine”. Il villaggio colpito è una meta molto popolare fra i trekker che s’impegnano in scalate sull’Himalaya. Secondo le Nazioni Unite, il sisma che sabato ha devastato la capitale Kathmandu, provocando vittime e crolli di edifici anche in India, Tibet, Pakistan e Bangladesh, ha colpito un totale di otto milioni di persone, un quarto della popolazione del Nepal. Mentre ammontano a 1,4 milioni le persone che hanno immediato bisogno di aiuti alimentari. Intanto, dal Ministero fanno sapere che, “grazie alla ripresa parziale delle telecomunicazioni cellulari e al fatto che i soccorsi hanno potuto raggiungere alcune zone remote del Nepal”, scende a dieci il numero degli italiani che ancora non sono stati raggiunti dalla Farnesina. L’organizzazione Save The Children lancia un nuovo allarme: “Migliaia di bambini a rischio ipotermia”. «Molte case sono state danneggiate o distrutte e, in ogni caso, la gente è troppo spaventata per dormire in quelle ancora agibili, dopo la serie di forti scosse. Siamo particolarmente preoccupati per i bambini più piccoli che, per il forte freddo, sono esposti al rischio di ipotermia» ha spiegato Roger Hodgson, vicedirettore Save the Children in Nepal. Ma come se non bastasse, sta scattando in queste ore anche una forte emergenza medicinali per gli ospedali e le strutture mediche che stanno accogliendo i migliaia di feriti. «Bisogna assolutamente portare aiuti alle giovani madri, ai neonati, ai bambini, con una particolare attenzione alle comunità più vulnerabili» aggiunge Hodgson.

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