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Nelle carceri della Sicilia, l’Ospedale Buccheri La Ferla e l’Università di Palermo (DIBIMIS) avviano un progetto di screening  per sconfiggere l’epatite C

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Test e trattamento dell’infezione da Virus dell’epatite C cronica (HCV) nelle carceri: il progetto veloce ed efficace di RESIST-HCV in Sicilia” è il titolo del progetto di screening rivolto agli attuali circa 6500 detenuti delle 23 case circondariali della Sicilia. Avrà inizio a partire dal mese in corso.

E’ stato avviato  dall’Unità Operativa Complessa di Medicina dell’Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli, diretta dal dott. Fabio Cartabellotta, da anni riferimento per il trattamento delle patologie epatiche e centro capofila della Rete HCV Sicilia, e dal  Dipartimento Biomedico di Medicina Interna e Specialistica dell’Università di Palermo (DIBIMIS), con il contributo incondizionato di Gilead Science.

L’epatite C (HCV) rappresenta un importante problema di salute pubblica che richiede una risposta urgente. La cronicizzazione della malattia può portare a gravi conseguenze, quali la cirrosi epatica e il tumore del fegato. Oggi i farmaci antivirali diretti consentono la guarigione dell’infezione in quasi il 100% dei pazienti.

L’obiettivo del progetto è quello di far “emergere” il sommerso per individuare i soggetti prima che l’evoluzione dell’infezione provochi danni e condizioni di salute più gravi e onerose per il SSN. L’attuazione gratuita dello screening per HCV costituisce un passo di fondamentale importanza per l’emersione del “sommerso” che consentirà di giungere all’eradicazione del Virus C programmata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2030.   rischio

Le popolazioni a rischio sono il più grande serbatoio di pazienti non identificati ed a forte pericolo di sviluppare malattie poi irreversibili come la cirrosi. Gli ex tossicodipendenti o i tossicodipendenti attivi, che costituiscono una parte degli ospiti degli istituti penitenziari, rappresentano la popolazione dove il virus è più presente e nascosto.  Effettuare lo screening in questa fascia di persone colloca gli ospedali in prima linea per combattere la patologia.

«L”osservazione epidemiologica nelle carceri evidenzia il maggior numero di infezioni non diagnosticate, dette anche occulte – commenta il dott. Fabio Cartabellotta – Abbiamo avviato uno screening generale di tutti i pazienti per determinare sia un quadro epidemiologico completo, sia per portare alla cura quanti più pazienti positivi al virus HCV che se non curati andranno incontro a malattie croniche del fegato nonché per limitare la  diffusione del virus  in un ambiente a rischio e promiscuo come quello degli istituti penitenziari».  

Lo screening  verrà condotto in un’unica giornata, in fasi veloci. La prima di tipo  educazionale in cui verrà divulgato materiale informativo e i professionisti cercheranno di convincere i detenuti a sottoporsi al test. A seguire inizierà la fase dei test di screening rapidi, attraverso l’esecuzione di un semplice tampone orale salivare che consentirà di rilevare la presenza dell’anticorpo contro il virus C anti HCV (HCV Ab), nella terza fase i postivi all’anticorpo eseguiranno la ricerca della viremia con un test rapido attraverso il prelievo di sangue capillare, i pazenti positivi andranno immediatamente alla prescrizione della terapia.  
Esprimiamo viva soddisfazione per un’iniziativa – dichiara il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Sicilia, dott.ssa Cinzia Calandrino – che implica fondamentali interventi diretti a consentire a detenuti ed internati di fruire di prestazioni sanitarie, anche a scopo preventivo, per malattie che possono rivelarsi irreversibili se trattate in ritardo. Il progetto di screening e cura dell’epatite C al quale abbiamo aderito   consente di declinare straordinarie sinergie tra l’Amministrazione Penitenziaria regionale ed il Servizio Sanitario al fine di rispondere a particolari e sentite esigenze profilattiche e di cura della salute della popolazione carceraria. Quanto appena esposto è chiara manifestazione dell’attenzione alla tutela della salute dei soggetti ristretti quale fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività.”

Com. Stam.

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