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Migranti, al via piano che crea lavoro in Tunisia

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Una trentina i primi assunti grazie a un progetto triennale varato da Cisl Sicilia e Consolato tunisino. Milazzo: “Offriamo un modello virtuoso di cooperazione”. Abdia: “Il Nobel della Pace alla Sicilia, terra di mare, cuore e fratellanza”
Il primo gruppo di 22 giovani tunisini, il 60% donne, completerà la formazione domani, venerdì. Un secondo gruppo tra una settimana. Poi venerdì prossimo, a Tunisi, scatteranno le prime assunzioni, complessivamente per una trentina di partecipanti ai corsi, che continueranno per un triennio a scadenza trimestrale. “Così – con le parole di Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia – dando reale occupazione, nel loro Paese, a centinaia di giovani nordafricani”.
Mentre su Change.org, la piattaforma on line di campagne sociali nata nel 2007 negli States, gira una petizione all’Accademia di Svezia affinché assegni il prossimo Nobel della Pace alla Sicilia quale terra, modello di accoglienza di migranti, dall’Isola parte un progetto intitolato ‘Un ponte di cooperazione tra Italia e Tunisia’, che reca la firma di Cisl siciliana e Consolato generale tunisino. Ha preso le mosse in pieno agosto sullo sfondo dell’emergenza umanitaria che anche in questi giorni esplode tra rotta balcanica e vie del mare, con l’intento dichiarato, recita il progetto, della “lotta all’abbandono forzoso della terra d’origine” da parte delle popolazioni africane. E della “riduzione delle diseguaglianze socioeconomiche” tra paesi in via di sviluppo e paesi del Nord del mondo. Il protocollo, sottoscritto a giugno a Palermo dal console generale Farhat Ben Soussi e Milazzo, presente il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, approda ora ai primi risultati. Anche grazie all’Iscos Sicilia (l’istituto cislino per la cooperazione Nord-Sud), capofila, e alle aziende partner: le veronesi Italhouse, Unifil Customer Service e la coop Promozione Lavoro.
In pratica, per condurre in Tunisia attività di telemarketing e customer care, in questo primo step, i giovani selezionati, che saranno assunti dalla Pro2c, azienda tunisina del gruppo industriale Globalnet, riceveranno uno stipendio di 800 dinari, “nella media di un insegnante o di un poliziotto in carriera”, sottolineano soddisfatti alla Cisl. E avranno anche diritto ad alcuni benefit: dai buoni pasto a un servizio di car sharing per andare e tornare dal posto di lavoro. È richiesta la conoscenza delle lingue (italiano e tedesco oltre che inglese e francese) ma le lingue, hanno tenuto a rimarcare in consolato durante la firma del protocollo, non sono un problema in un paese di 11 milioni di abitanti che ogni anno sforna 110 mila laureati, il 90% dei quali ne parla almeno tre.
Il progetto, spiegano alla Cisl, si rivolge anche ai tunisini immigrati in Italia che volessero cogliere l’opportunità che si apre, per rientrare nel loro paese.
“Offriamo un modello virtuoso di cooperazione – precisa Milazzo – individuando procedure, modalità e tempi di un percorso che vuole promuovere sviluppo direttamente nei paesi d’origine dei flussi. Il nostro intende essere un contributo per un argine al dramma che è sotto gli occhi di tutti”.
Quanto alla petizione su Change.org (“mentre il mondo guarda con rimprovero all’Europa”), per Nadine Abdia, copresidente regionale Anolf, l’associazione Cisl Oltre le frontiere, tunisina di natali, “chi più della Sicilia? Qui la solidarietà ha sempre vinto e mentre tanti gridavano all’invasione, ho visto famiglie a Lampedusa – afferma – che invece di fare la pasta per tre la preparavano per dieci persone. E che non buttavo i vestiti dismessi perché sapevano che potevano servire. La Sicilia è terra di mare, cuore e fratellanza”, insiste.
Umberto Ginestra
Com. Stam.

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