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“Il silenzio degli intellettuali”, del Prof. Vincenzo Musacchio

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Nel nostro Paese è in atto un processo di gestione politica e sociale che ne sta mettendo a rischio la natura democratica. Siamo di fronte a un processo regressivo sul piano economico, politico e sociale. Si stanno accentrando poteri in una logica fuori dai princìpi costituzionali. È indispensabile dire la verità ai cittadini, ma il coraggio intellettuale della verità, oggi, è divenuta una pratica desueta. Non esiste, però, solo il potere: esiste anche un’opposizione al potere. In Italia questa opposizione è blanda e a volte inconsistente e non incidente, proprio quando, in questo momento, la presenza di un grande partito all’opposizione servirebbe e forse sarebbe la salvezza dell’Italia e delle sue martoriate istituzioni democratiche. Una vera opposizione dovrebbe rappresentare un Paese pulito in un Paese sempre più sporco. La divisione dello Stato in due – una parte, la maggioranza, affondata fino al collo nella degradazione e nella degenerazione morale, l’altra, la minoranza, intatta e non compromessa – non può essere una ragione di immobilismo e di rassegnazione. Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono comportarsi anch’essi come uomini di potere, ma devono attenersi a quello che gli viene imposto dalle regole morali e sociali del bene comune. Credo sia giunto il momento di presentare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l’intera classe politica di questo Paese. Non è conveniente, ma è categoricamente opportuno. Gli intellettuali, quelli veri, non possono rimanere ancora succubi di queste categorie della politica che sta distruggendo lentamente l’Italia. Ebbene, proprio perché io non sono nessuno per pronunciare l’accusa contro l’intera classe politica italiana, chiedo agli intellettuali di scuotersi e di reagire con veemenza allo status quo e di farlo soprattutto per il bene del nostro Paese. Io credo ancora nella politica, nei partiti, credo nei principi fondamentali della democrazia, credo nel Parlamento. Tornerò ad avere fiducia nella classe dirigente di questo Paese solo quando un uomo politico – non per opportunità – deciderà di fare il bene comune senza se e senza ma. Questa forse sarebbe in definitiva la vera grande rivoluzione del nuovo millennio.

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