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I ministri dovrebbero essere scelti in base alle competenze e non all’appartenenza politica. Favorevole o contrario?

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Pescara, 24 aprile 2018: In Italia la polemica attorno alle competenze necessarie per la nomina dei capi dei dicasteri si sono riaccese, in particolare, durante le ultime legislature (governi Renzi, Letta e Gentiloni), con il focalizzarsi dell’attenzione dei media sui casi di ministri non laureati.
La Costituzione italiana non prevede, per i ministri, l’obbligo di possedere una laurea, tuttavia, nel dibattito s’individuano due schieramenti: coloro che credono sia necessaria l’introduzione di requisiti minimi obbligatori per essere messi a capo di un dicastero, e coloro che invece sostengono che l’unica competenza necessaria per il raggiungimento di tale nomina debba essere quella politica, poiché le competenze specifiche o tecniche dovrebbero riguardare solo i funzionari e la burocrazia ministeriale.

Per i favorevoli all’introduzioni di requisiti minimi per la nomina a ministro è assurdo pensare che a questi sia consentito esercitare la propria funzione senza l’obbligo di una laurea triennale, mentre lo stesso non è consentito ai diplomati che vogliono partecipare a un concorso per funzionario amministrativo o a coloro che vogliono accedere a professioni con incarichi di responsabilità (dal campo medico a quello legale e scientifico). Il risultato è nei recenti governi (Renzi, Letta e Gentiloni), in cui si sono susseguiti molti ministri senza laurea.

Per i contrari, invece, l’ideologia sembra aver abbandonato la politica in favore di governi e ministri tecnici che millantano competenze e dai quali i cittadini si lasciano rassicurare. Sarebbe invece necessario tornare all’ottica di governi politici, in mano a partiti che si assumano le responsabilità e che siano in grado di comunicare con i cittadini, qualità, quest’ultima, essenziale e che non è mai appartenuta ai governi tecnici.
Nel caso di ministri senza laurea, come ad esempio Valeria Fedeli, il percorso di studi è stato inevitabilmente sacrificato in favore di una carriera politica e lavorativa di alto livello (all’interno di sindacati o altri enti, società etc.), che garantisce una preparazione più che adeguata alla guida di una dicastero. Infatti, l’unica competenza richiesta a un ministro dovrebbe essere quella politica, mentre la competenza specifica o tecnica deve riguardare i funzionari e la burocrazia ministeriale. Questo stabilisce un presupposto di indipendenza dalle corporazioni e di visione d’insieme e non particolaristica che solo un esterno può avere.
Leggi la discussione: http://proversi.it/discussioni/pro-contro/184-i-ministri-dovrebbero-essere-scelti-in-base-alle-competenze-e-non-all-appartenenza-politica
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Com. Stam.Fonte Proversi

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