Breve

I magnifici sette ~ Nostalgia del West


Escluso Tarantino, il western è poco conosciuto dai giovani e perciò oggi disertato dagli studios. Quindi, almeno sulla carta, non si può che accogliere con favore l’ardito tentativo di Fuqua (che convoca qualche divo a lui familiare) di ridargli lustro osando riprodurre uno dei titoli più amati del genere (ma non fra i migliori), I magnifici sette, diretto dall’artigiano John Sturges nel 1960 e mutuato da I sette samurai (1954) di Kurosawa. Al di là del numero di protagonisti, il plot con il villaggio angariato dai prepotenti che si rivolge a un disincantato forestiero è il solco in cui si muovono molti film di e/o con Eastwood, il che dà l’idea di quanto sia stato seminale l’originale. Della sua epicità restano tracce nel remake: oltre all’indimenticato soundtrack di Elmer Bernstein, udibile sui credits finali, la confezione è idonea, il cast sfoggia le facce giuste (pazienza se qualcuno non è in parte) e ci sono due sequenze (l’incipit, ancor privo dei protagonisti, e il teso confronto di Blackstone) davvero “appetitose”.  Dato che i nomi dei personaggi mutano, i riferimenti alla fonte si riducono alla crisi e alla fuga di uno di loro (eventi assegnati a due distinti caratteri della vecchia pellicola), a una constatazione iniziale del futuro leader dei pistoleri (“Mi avevano offerto molto, ma mai tutto”) e alla metafora della caduta da un palazzo. A proposito, si direbbe che svarioni e anacronismi linguistici (altri riguardano l’uso del moderno avverbio “statisticamente” e di un’espressione francese sbagliata) siano imputabili allo script, non al doppiaggio.

La vera intuizione del sommariamente piacevole blockbuster (a patto di ridimensionare le esigenze) è la costituzione di un gruppo di difensori multietnico. Una volta che l’esperto e carismatico ex-nordista  Chisolm (Denzel Washington: che sia lo stesso soldato di Glory – Uomini di gloria?) è assunto dai sottomessi abitanti di Rose Creek (e opportunamente nessuno eccepisce sul colore della sua pelle: un particolare denso di significato) perché li protegga dallo spietato capitalista pieno di scagnozzi Bogue (un aderente Peter Sarsgaard), egli coinvolge il giocatore spaccone Faraday (Chris Pratt), il tiratore Robicheaux e il suo socio orientale infallibile con i coltelli Billy (Ethan Hawke e Byung-hun Lee), il ricercato messicano Vasquez (Manuel García Rulfo), il pio pioniere Horne (l’ irrobustito Vincent D’Onofrio) e il comanche Red Harvest (Martin Sensmeier). Ai perseguitati è impartito l’utilizzo delle armi, ed è la giovane vedova Cullen (Haley Bennett) a dimostrare dall’inizio di avere più iniziativa, e più fegato (ulteriore dettaglio studiato).

I magnifici sette (The Magnificent Seven, USA, 2016) di Antoine Fuqua con Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Byung-hun Lee

 di Massimo Arciresi

KKKKK
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