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GIULIO BARI – “SCACCO AL RE”

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<<Lo sport è un canale davvero speciale per promuovere la pace e l’unità>>.  Con questa frase di Papa Francesco inizia “Scacco al Re” di Giulio Bari, edito da Carlo Saldino Editore (https://www.carlosaladinoeditore.it/).

Un giallo avvincente in cui lo scrittore siciliano abbina il tennis – a cui come maestro ha dedicato quasi sessant’anni – ai suoi ricordi personali. Non a caso il protagonista del libro si chiama Ilie Barescu, numero uno del tennis mondiale che <<Re di Roma, era diventato padrone del proprio destino, non più obnubilato da riti e portafortuna e, dopo aver vinto il torneo, diede inizio a una strepitosa carriera>>.

Ben scritto e avvincente “Scacco al Re” tiene legato il lettore a rete in questo sposalizio d’amore tra tennis e scacchi. E ci piace citare il mai dimenticato Artur Ashe – tennista statunitense, vincitore, tra gli altri del torneo di Wimbledon del 1975 – che disse <<Inizia da dove sei. Usa quello che hai. Fai ciò che puoi>>. Questa frase, che Giulio Bari cita in un capitolo del libro, si può applicare non solo al tennis ma a ogni istante della nostra vita.

Giulio Bari sono arrivati numerosi commenti al libro. Ne abbiamo scelto uno per fare meglio comprendere, a Voi lettori, il “potere” del tennis e, specialmente, il suo fascino.

<<Sii gentile, perché ogni persona che incontri sta già combattendo una dura battaglia. 

Platone, Simposio

Ambientato a Roma, la città eterna, con il pretesto di parlare di tennis e degli Internazionali che vi si svolgono al Foro Italico. 

Un microcosmo, uno spaccato di vita di ambientazione romana, un universo di bellezza vitale e di stranezze.

Un giallo, direi un giallo “di formazione” o “formativo” o, meglio ancora, più che un giallo (o due) una sorta di “divertissement”, di scrittura “di gioco” e “per gioco”,  semplice, scorrevole, chiara, con una leggerezza data dal vissuto, dall’esperienza di vita e sul “campo” con la quale l’autore attraverso un caleidoscopio di personaggi semplici, educati, legati da amicizia,  evidenzia e accomuna il gioco del tennis e degli scacchi al gioco della vita, anche se la vita non è un gioco, ma il gioco è lo spirito con il quale dovrebbe essere affrontata.

Ogni “gioco” ha il suo “teatro di rappresentazione”, così il campo da tennis e la scacchiera diventano palestra di vita, ma anche “campo d’armi” nel rispetto dello spazio e del tempo, delle regole, da conoscere, da ricordare, da tenere in mente, da mettere in pratica, gestendo le “complessità”, le “strategie” di difesa, di attacco, di gestione del conflitto che si attivano; conoscere l’avversario visibile o invisibile che sia, averne rispetto, accettare le sfide  che si palesano, saperle esaminare, fronteggiare e risolvere i problemi sapendo di essere SOLI (a dispetto del nostro essere “sociali”) e, allo stesso tempo, DUALI: bianco/nero, luce/tenebre, bello/brutto, gioia/tristezza, perdenti/vincenti…………

Nel gioco, così come nella vita, la nostra mente ha un ruolo importante, ora nei ricordi che affiorano spontanei ora nei ricordi che necessitano di uno sforzo per renderli nitidi. Così i ricordi attivano emozioni, nostalgie del passato, paure, affiorano episodi vissuti e coincidenze, aspettative, speranze, delusioni, che soltanto il nostro essere razionali ci permette di superare, a volte e con fatica, per raggiungere un certo equilibrio ed una serenità interiore.

Il “sogno” come metafora del reale, di prendere cioè coscienza della propria condizione di vita, di ciò che si è e di ciò a cui si aspira o che si vuole diventare, dei propri bisogni di amore, di affetto, delle proprie necessità di formare una famiglia e avere dei figli: “Chi siamo? Chi vogliamo essere? Che cosa devo fare per essere felice? Basteranno il denaro, il successo, l’amore?”.

Imparare a giocare la partita fino in fondo, così nel tennis, negli scacchi e nella vita non arrendersi mai, non gettare la spugna facilmente, credere in se stessi, nelle proprie capacità, liberarsi delle proprie paure, affrontare le sfide, divertirsi anche, saper competere, mettere a frutto i sacrifici fatti per cercare di emergere, fare tesoro delle esperienze passate senza ricorrere ad escamotage, amuleti, facili scappatoie.

Per rifuggire l’infelicità, la paura, la preoccupazione, la gelosia, il dispiacere, l’autocommiserazione, il rancore, il senso di inferiorità, bisogna educare e guidare i giovani, ma anche gli adulti, a scoprire la felicità nelle piccole cose, l’AMORE (o meglio gli AMORI) come un sentimento immenso, puro, universale e profondo, la speranza, la serenità, la gentilezza, la generosità, la ricerca della verità, la compassione……..fino ad esserne inzuppati nel corpo, nella mente, nell’ANIMA>>.

Grazie, Giulio. Con profonda stima e amicizia. Mario Parisi

Testo e foto di Roberto Dall’Acqua

Video https://youtu.be/9V2hOdJ-eT4?si=SvApuDDj7JEHzZdu

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