Forza Italia abbandona i lavori sull’Italicum La dichiarazione giunta ieri dal capogruppo Brunetta

Italicum, continua il travaglio della legge elettorale. Dopo la sostituzione dei dieci dissidenti dem e le polemiche dell’opposizione, anche Brunetta annuncia la trincea: Forza Italia abbandona i lavori. Scelta civica invece cambia idea e rimane per difendere i propri emendamenti. “Noi dichiareremo l’inaccettabilità della posizione del Pd di sostituire la propria minoranza in commissione. Lasceremo al Pd tutta la responsabilità di approvarsi in commissione l’Italicum blindato, a disonore del Partito democratico stesso”. Lo ha annunciato Renato Brunetta a Montecitorio. Il capogruppo azzurro alla Camera ha poi confermato che Forza Italia abbandonerà i lavori della commissione Affari costituzionali sull’Italicum. Intanto dopo l’ultima riunione della commissione affari istituzionali, dieci membri del dem sono stati fatti allontanare dall’aula. I dieci sarebbero tutti estranei all’area renziana, costituendo l’area critica che da mesi battaglia avverso l’Italicum. A ruota anche Sel, che annuncia l’abbandono della commissione. Lo ha scritto su Twitter il capogruppo Arturo Scotto: “Renzi tratta la commissione come una sezione Pd. La sostituzione è un atto grave. Sel non partecipa a farse. Lasciamo i lavori e ci vediamo in aula”. A cambiare idea, invece, è Scelta civica che alla fine rimarrà in commissione per difendere i propri emendamenti. Viene così superata, alla luce di una riflessione nel partito, l’ipotesi circolata ieri di abbandonare i lavori. Sono cinque le proposte di modifica a firma Sc: uno introdurrebbe l’apparentamento delle liste, un altro metterebbe un tetto minimo di cinque ed uno massimo di quindici alle pluricandidature, si raddoppierebbero i collegi riducendo al massimo a quaranta i nominati, si stabilirebbe ex lege che in caso di elezioni in più collegi il candidato debba scegliere quello in cui la lista ha ottenuto il risultato peggiore (premiando così chi ha ottenuto preferenze), si stabilirebbe anche che alle elezioni possano concorrere anche i movimenti.