Una premessa. Se ci si ritrova spesso a parlare di film di supereroi a matrice fumettistica, ciò accade perché ogni volta che ne esce uno s’infrange un record d’incasso. Sono fenomeni che influenzano irresistibilmente il cinema – visti anche gli introiti a dir poco confortanti in una fase ardua – e che monopolizzano l’attenzione al punto da far passare in terzo piano qualsiasi ulteriore proposta. Per quanto tutto ciò sia ineluttabile (e il livello di simili produzioni resti invidiabilmente alto sotto quasi tutti i profili), ci vorrà forse una nuova generazione di spettatori per riscoprire la bellezza dei diversi generi che pur esistono. O più semplicemente: per quale motivo distribuzione ed esercizio, come accadeva una volta, non reinvestono parte di tali lauti guadagni per far spazio a opere alternative e non necessariamente elitarie?
Veniamo al lungometraggio in sé, diretto da Jon Watts (alle spalle corti, tv, l’horror di serie B Clown e un thriller con Kevin Bacon rimasto inedito nelle nostre sale, Cop Car) e nato da un tortuoso accordo tra la Sony, la quale, dopo due serie di pellicole (la trilogia con Tobey Maguire e il dittico con Andrew Garfield), mantiene i diritti per le apparizioni dell’Uomo Ragno sul grande schermo, e l’inarrestabile Marvel, che ha concesso la partecipazione di altri personaggi (un patto che aveva già permesso, come ribadiremo, un “antipasto” di queste interazioni) per vantaggiosi tornaconti. Non abbiamo più bisogno di sapere che il timido studente Peter Parker è stato punto da un ragno radioattivo, qui si entra subito nel vivo e ci si riaggancia al cameo di Spider-Man in Captain America – Civil War (che, a ripensarci oggi, potrebbe costituire – fra le tante diramazioni – una sorta di “capitolo 0” dell’incipiente serie e che rimanda al prossimo Avengers – Infinity War). Così ritroviamo Peter (un imberbe Tom Holland, visibilmente coinvolto) in trepidante attesa di essere riconvocato dal ricco e potente Tony Stark (per l’ottava volta Robert Downey Jr.), alias Iron Man, che gli ha perfino regalato un iper-tecnologico costume (la cui voce meccanica appartiene, in originale, a Jennifer Connelly), per essere accolto fra i Vendicatori. Nel frattempo il ragazzo vuol farsi notare sventando qualche furto, ma s’imbatte in un’organizzazione che trafuga e rivende armi, capeggiata da Adrian Toomes (l’idoneo Michael Keaton), ovvero un eccessivamente rielaborato Avvoltoio (sulla carta uno dei nemici giurati del protagonista).
Più di una scena mozzafiato, una sexy zia May (riconfermata Marisa Tomei) e le immancabili comparsate, compresa quella di “papà” Stan Lee. C’è quel che occorre.
Spider-Man – Homecoming (id., USA, 2017) di Jon Watts con Tom Holland, Michael Keaton, Robert Downey Jr., Marisa Tomei, Jon Favreau
di Massimo Arciresi
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