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FILM: Il sacrificio del cervo sacro ~ Visione con scosse

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L’uscita di The Lobster, tre anni fa, ha accresciuto la fama del greco Yorgos Lanthimos, cantore delle pessime conseguenze dell’individualismo umano. Chiamando di nuovo Colin Farrell (è uno dei pochi registi che sa utilizzarlo al meglio) e affiancandogli la Kidman (per inciso, attrice di classe ineguagliabile che probabilmente motiva i lanci pubblicitari inneggianti a un pattern kubrickiano), già con il divo nel recente L’inganno, confeziona un’opera intenzionalmente sgradevole, coerente evoluzione del suo cinema, snodi illogici resi credibili compresi.

Steven, cardiochirurgo che forse si sente infallibile e tuttavia è incline al bicchierino di troppo, assume comportamenti paterni nei confronti di un sedicenne (Barry Keoghan, misuratamente luciferino). Il genitore del ragazzo è deceduto sotto i suoi ferri, e il medico prova a lenire il rimorso dispensandogli consigli e regali (naturalmente non lo sospetta nemmeno, ma costituisce in ogni caso un modello sbagliato). Decide addirittura di introdurlo alla sua famiglia: la moglie Anna, oftalmologa (chi ricorda l’attraente oculista di Giorni di tuono?), e i pargoli Kim (Raffey Cassidy) e Bob (Sunny Suljic). Tutti subito si interessano all’ospite, gentile, educato, disponibile, perfino seducente. È solo apparenza: il dottore scopre nel peggiore dei modi che il sempre più insistente protetto ha intenzioni vendicative. Ed esoteriche, in un certo senso, poiché non riconducibili alle leggi empiriche né ai canoni scientifici che regolano le attività della coppia di dottori. Che – non è un aspetto irrilevante – iniziano anche a scontrarsi sulle soluzioni pratiche da adottare.

Pure la figlia maggiore, avventatamente innamoratasi dello sconosciuto, manifesta un crescente, squalificante egoismo. Lanthimos non si limita a scoperchiare i personaggi (inclusi quelli di contorno, tipo l’anestesista di Bill Camp o la mamma sfasata di Alicia Silverstone): come premesso dalla prima immagine fissa su un cuore pulsante durante un’operazione, la messa a nudo prevede la mostra – quando occorre – di carne e sangue, non scevra da imprevedibile ironia (l’ingurgitazione di spaghetti quale indizio ereditario impropriamente distintivo o la cruenta “metafora”, più un richiamo non così peregrino a Ricomincio da capo). Gli shock visivi, peraltro annunciati da una sorta di programma di “morte a tappe”, paiono scaturire dalla consuetudine alla menzogna, il che comunque non giustifica le azioni inspiegabili del giovane intruso. Insomma, cinema presuntuosamente fuori dagli schemi, ricercatamente respingente, esageratamente stilizzato. Eppure necessario, per chi sceglie di fruirne.

Il sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred Deer, USA/GB/Irlanda, 2017) di Yorgos Lanthimos con Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Sunny Suljic, Raffey Cassidy

Massimo Arciresi

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