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FILM: Il giustiziere della notte – Death Wish ~ Tremenda vendetta

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Che senso ha rifare un controverso classico del 1974, violento e scioccante già per l’epoca, addirittura ideologicamente ambiguo? Ne ha, soprattutto se a ricontestualizzare il film di Michael Winner (che, val la pena di ricordarlo, fu dotato di quattro seguiti di crescente beceraggine) senza ricercarne l’impatto che ebbe illo tempore (oggi sarebbe fatica sprecata) è chiamato Eli Roth, regista appassionato di horror (e già distintosi per il suo gusto gore, ormai raro) che al talento visivo somma d’abitudine un certo acume e dell’ironia grezza e che nel caso specifico sa estrarre nuova linfa dalla rivista sceneggiatura di Joe Carnahan (un altro che qualche traccia l’ha lasciata), ovviamente sempre ispirata al romanzo di Brian Garfield.

Le differenze principali si riscontrano anzitutto nell’odioso crimine, qui più “secco”, subito in una premeditata aggressione casalinga dalla moglie e dalla figlia (Elisabeth Shue e Camila Morrone) del chirurgo (e non più architetto) Paul Kersey (a sostituire Charles Bronson c’è un granitico Bruce Willis bisognoso di uscire dal tunnel delle produzioni straight-to-video e che probabilmente – visto che si camuffa con un cappuccio – si prepara a tornare da Shyamalan). L’apertura mentale del medico è misurata dalla ligia applicazione del giuramento d’Ippocrate, che lo porta a curare con abnegazione innocenti e furfanti; ma il dolore, la rabbia e il sentimento d’impotenza che lo assalgono lo conducono verso un’attrezzatissima armeria. Lo zelo della commessa che lo accoglie costituisce ancora un elemento interessante: affiora un secondo livello (che di sicuro non risulterà evidente ad alcuni sostenitori di Trump) concernente l’allegra permissività delle leggi statunitensi in materia (e il cenno al suocero del protagonista non è da trascurare). Il dottore, compresi i limiti operativi della polizia (anche stavolta si stabilisce una tacita intesa con il detective interpretato da uno speculare Dean Norris), indaga – all’inizio fortuitamente – per conto suo, rintraccia i componenti della banda male assortita e, con qualche umana goffaggine manuale, si “occupa” di loro.

Ulteriori punti di distacco: la vicenda si svolge nella flagellata Chicago anziché a New York, c’è un occhio opportunamente attento alla distribuzione delle etnie, appare un parente in bolletta solidale ma coscienzioso (il fratello Vincent D’Onofrio) e non si prescinde (è logico) dal ruolo del web, che veicola e commenta le imprese di colui che viene rapidamente soprannominato il Tristo Mietitore. Insomma, al netto dell’immutata rozzezza del soggetto (ben ribadita dalle scene con la psicologa), dibatterne è possibile.

Il giustiziere della notte – Death Wish (Death Wish, USA, 2018) di Eli Roth con Bruce Willis,  Vincent D’Onofrio, Camila Morrone, Elisabeth Shue, Dean Norris

Massimo Arciresi

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