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FILM: A Private War ~ Dovere di cronaca

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Un film su una caparbia reporter di guerra, Marie Colvin, che finisce come inizia: in Siria, nel 2012, sotto un bombardamento.

In mezzo, tralasciati – probabilmente per questioni di sintesi, ma qualche cenno non avrebbe guastato – l’intensa attività della cronista del Sunday Times dal 1985 al 2000 e i matrimoni con un paio di colleghi, assistiamo alle frenetiche, rischiosissime trasferte in Sri Lanka (dove l’inviata nel 2001 perse l’uso dell’occhio sinistro), Iraq, Afghanistan, Libia (al cospetto di Gheddafi – e non era la prima volta – in piena Primavera Araba).  Il regista Matthew Heineman, specializzato in documentari (questo è il suo debutto nel lungometraggio di finzione), inscenando lo script di Arash Amel (fra quegli esemplari che rallentano in maniera un po’ marchiana la diegesi man mano che ci si avvicina alla fine) ispirato da un articolo biografico di Marie Brenner, non cerca di rinnovare un sottogenere che annovera classici come Un anno vissuto pericolosamente, Sotto tiro o Urla del silenzio; preferisce concentrarsi sul magnetico carattere centrale (reso da una Rosamund Pike giunta alla prova – finora – più importante della sua carriera, una figura che respinge e inspiegabilmente attrae), su ciò che sentiva come un dovere imprescindibile (raccontare con puntualità e senza sconti i conflitti che insanguinano il pianeta), al punto di diventare un’ossessione, una dipendenza simile all’alcolismo (con cui pure, tra un trauma e l’altro, era costretta a confrontarsi). Il suo valore sconfinava in un’incoscienza necessaria, addirittura preziosa per un mondo dell’informazione sempre più viziato e distratto.

Un rapporto lavorativo conflittuale con un direttore “tentatore” che le propone nuove missioni (c’è un parallelismo tra chi dirige una testata e chi governa con pugno di ferro una nazione?) però poi è in costante ansia per lei (interpretato da Tom Hollander), l’incontro professionale con l’affine fotografo Paul Conroy (l’insospettabile Jamie Dornan, finalmente in un ruolo degno di nota e lontano dalle sfumature di grigio) e quello sentimentale con un uomo che dimostra di comprenderla a fondo (Stanley Tucci in una parte “di sintesi”) supportano la costruzione della volitiva e non per questo meno fragile protagonista, che aveva sposato una cinica massima dell’ambiente secondo la quale non esistono giornalisti vecchi e coraggiosi, si può essere soltanto una delle due cose. Per l’appunto, a fare i pignoli, a lungo andare si scorge un filo di retorica nei dialoghi, tuttavia è un espediente più o meno volontario per irrobustire il comunque notevole contenuto.

A Private War (id., GB/USA, 2018) di Matthew Heineman con Rosamund Pike, Jamie Dornan, Stanley Tucci, Tom Hollander, Faye Marsay

Massimo Arciresi

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