Forte di un copione esemplare, foriero di sottotesti e collegamenti sottili (scritto, come per l’esordio di cinque anni fa Miele, insieme alle professionali Francesca Marciano e Valia Santella, con l’apporto supplementare dello scrittore Walter Siti), Valeria Golino realizza un’opera seconda equilibrata, un dramma pregno di umanità che dribbla i patetismi facili e tuttavia non teme di schiantarsi duramente contro le emozioni più autentiche.
Scorrevole anche grazie alla soppesata spontaneità delle situazioni (sopprattutto quando si demarcano presunte superiorità o ci si urla in faccia il peggio), la pellicola contrappone due fratelli dalle sorti e dalle attitudini diverse, benché la storia non perda di vista la loro consanguineità. Originari di Nepi, nel viterbese, si ritrovano a Roma. Matteo, il più giovane, abita lì da molto, è un imprenditore di spegiudicata chiarezza (non per nulla suole ripetere ciò che dice) che vive liberamente la propria omosessualità, malgrado si senta in colpa nei confronti della comunque affettuosa madre; Ettore invece è rimasto al paese, insegna, non ha pretese ed è ospitato dall’altro poiché deve seguire una terapia nella capitale. Lo spettatore è messo subito al corrente dell’effettiva gravità delle sue condizioni; al contrario lui le ignora, gli vengono nascoste dal premuroso congiunto – avvezzo a mentire, però deciso a contattare i medici migliori – nella speranza di mantenere alto il suo morale.
Il film è recitato da attori in stato di grazia (Riccardo Scamarcio definitivamente maturato, Valerio Mastandrea che gioca in sottrazione) e da comprimari preziosi (da Isabella Ferrari, già ex-moglie di Valerio in Un giorno perfetto, a Valentina Cervi, sino a una Jasmine Trinca – protagonista del primo lavoro da regista della Golino – mai così bella nel breve ma fondamentale ruolo di Elena), senza dimenticare le caratterizzazioni dell’amico trascurato di Andrea Germani e della genitrice non troppo liberal della nota doppiatrice Marzia Ubaldi (e in una sola sequenza si apprezza pure la brava Iaia Forte). Scene di eccessi (droga e festini) coabitano senza stridore con l’escursione a Medjugorje (in luogo di Lourdes) o con l’omaggio divertito a Laurel & Hardy. Perché, allargando lo sguardo, Matteo ed Ettore rappresentano non tanto due approcci differenti all’esistenza, bensì due sue parti complementari, perfino intercambiabili, egualmente difettose.
Una curiosità: Scamarcio e Mastandrea in passato hanno condiviso nella finzione il medesimo grado di parentela con Elio Germano, rispettivamente in Mio fratello è figlio unico e I padroni di casa. Idealmente, si chiude un cerchio.
Euforia (Italia, 2018) di Valeria Golino con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Jasmine Trinca, Valentina Cervi
Massimo Arciresi