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“ Chi semina racconta ”

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In un bene confiscato alla mafia giovani e donne protagonisti nel segno della legalità.
Presentato il progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Oltre 100 ragazze e ragazzi avviati all’agricoltura sociale a San Giuseppe Jato

Palermo, 29 settembre 2015 – Giovani e donne a rischio marginalità che, grazie all’agricoltura sociale, potranno inserirsi nel mondo del lavoro e al tempo stesso essere protagonisti di un percorso di legalità, valorizzando un bene confiscato alla mafia a San Giuseppe Jato, il centro Di Matteo sottratto al boss Bernardo Brusca e intitolato alla memoria del piccolo Giuseppe. È questo l’obiettivo del progetto “Chi semina racconta” presentato oggi in conferenza stampa, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e realizzato dalla Cooperativa sociale Placido Rizzotto (capofila), da Libera Palermo, da Orizzonte Donna onlus e dalla Rete delle Fattorie sociali Sicilia, con la collaborazione di alcuni partner esterni (Cnca, l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni del Ministero della Giustizia e l‘associazione Famiglie Persone Down).

Il progetto durerà 18 mesi e coinvolgerà 10 giovani donne disoccupate, in condizione di disagio o ragazze madri, dai 18 ai 35 anni, che hanno bisogno di un sostegno socio-lavorativo e che saranno formate per organizzare e gestire attività di agricoltura sociale. In un secondo momento, verranno coinvolti in attivtà didattico-educative dai 60 ai 90 minori ospitati in comunità alloggio o autori di reati e giovani affetti da sindrome di Down. “Chi semina racconta” è stato finanziato con circa 219mila euro nell’ambito dell’avviso promosso dal Governo nazionale “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.

Il progetto prevede sei fasi e si svolgerà nel territorio dell’Alto Belice, in provincia di Palermo, in cui la disoccupazione giovanile tocca punte del 70% e quella femminile del 44%, con una forza lavoro dedicata per la maggior parte al terziario e all’industria. L’agricoltura sociale è ormai una pratica consolidata in Sicilia, offre prodotti dai chiari connotati etico-sociali e consente di recuperare antiche tradizioni.

La conferenza stampa si è tenuta presso la sede di Libera di piazza Castelnuovo 13 a Palermo. “Con questo progetto – ha detto Francesco Galante, presidente della Cooperativa Placido Rizzotto – inizia una stagione nuova per la struttura a Portella della Ginestra, da sempre assegnata alla Cooperativa e da oggi sede del corso che sta per partire. Il luogo carico di valore simbolico e di storia dolorosa torna a popolarsi di giovani che si formeranno nelle materia che più ci sta a cuore, l’amore per la terra e i frutti che abbiamo imparato a favi crescere”. Per il coordinatore provinciale di Libera, Giovanni Pagano, “l’importanza di questo progetto sta nel coniugare la corretta gestione dei beni confiscati, attraverso un percorso virtuoso di rimessa in valore, e la promozione di percorsi di inserimento lavorativo, di carattere innovativo, destinati a soggetti svantaggiati del territorio”. “Vogliamo essere vicini a chi vive solitudini forzate dettate da disagio socio-economico-culturale”, ha aggiunto Antonella Massimino, vicepresidente di Orizzonte Donna onlus. “Le esperienze di agricoltura sociale in Sicilia sono in continua crescita e sempre più giovani, organizzati in cooperative sociali e imprese a conduzione familiare, declinano un’idea di multifunzionalità dell’azienda agricola realizzando programmi di inclusione sociale, di educazione, servizi per la riabilitazione e la promozione della salute – ha spiegato Salvatore Cacciola, presidente della Rete delle Fattorie sociali Sicilia – la Rete Fattorie Sociali Sicilia è impegnata nel progetto nella realizzazione del percorso formativo rivolto a 10 giovani donne. La pet teraphy, l’animazione sociale, l’organizzazione aziendale e la comunicazione sono i contenuti della formazione finalizzata all’inserimento lavorativo nelle fattorie sociali siciliane”.

Il progetto, nel suo svolgimento, sarà “raccontato” dagli operatori passo dopo passo mediante un blog (https://chiseminaracconta.wordpress.com) e una pagina Facebook (https://www.facebook.com/Chi-Semina-Racconta-1464657147197149/timeline/).

DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Le recenti esperienze di agricoltura sociale, sviluppate in Sicilia e in Italia, stanno dimostrando il valore che le conoscenze e il senso di comunità della tradizione agricola e rurale può avere nel ripensare il welfare nell’epoca dell’esaurimento o della riduzione delle risorse. Il ruolo dell’agricoltura sociale può essere fondamentale in un territorio come l’Alto Belice corleonese nella provincia di Palermo, caratterizzato da un ritardo strutturale, sociale ed economico, sul quale in questi anni il lavoro delle Cooperative Sociali del progetto Libera Terra, promosso da Libera, è intervenuto offrendo inclusione lavorativa, educazione alle regole, alla giustizia e alla legalità e speranza di un futuro libero dall’oppressione mafiosa.
Obiettivo del progetto “Chi Semina Racconta – Storie e percorsi di inclusione e agricoltura sociale”, strutturato in sei fasi, è contribuire alla crescita sociale del territorio attraverso un processo di promozione sociale e di valorizzazione delle risorse naturali, umane ed economiche. In particolare si valorizzerà un bene confiscato alla mafia, si favorirà l’integrazione sociale e lavorativa di ragazzi e giovani donne in condizione di disagio o svantaggio e a rischio marginalità, si promuoverà il valore della legalità. Il progetto prevede un budget di 218.937,55 euro, di cui il 10% a carico dei partner e la restante parte finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito dell’avviso promosso dal Governo nazionale “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.

I BENEFICIARI
I beneficiari sono 10 giovani donne del territorio, di età compresa fra 18 e 35 anni, inoccupate o disoccupate, in condizione di disagio socio-economico, con titolo di studio medio, ragazze madri, che necessitino di sostegno all’inclusione socio-lavorativa; fra i 60 e i 90 ragazzi, suddivisi in tre gruppi: 20-40 ragazzi (14-17 anni) ospiti di case-famiglia e comunità alloggio; 20-40 minori (14-17 anni) autori di reato in

PARTENER

La Cooperativa Placido Rizzotto – Libera Terra può essere considerata pioniera ed esempio per tutte le esperienze successive e le realtà sociali e imprenditoriali che operano e creano opportunità grazie ai patrimoni sottratti alle mafie. Grazie all’impegno di soggetti istituzionali, quali la Prefettura di Palermo e il Consorzio Sviluppo e Legalità, e dell’Associazione Libera, il Progetto Libera Terra muove i primi passi nel luglio del 2001 con la pubblicazione di un bando per la selezione di 15 giovani disoccupati per la costituzione di una cooperativa per la gestione delle terre confiscate del Consorzio Sviluppo e Legalità. Dopo 3 mesi di intenso percorso formativo, coordinato da Italia Lavoro, il 22 novembre 2001 nasce la Cooperativa sociale Placido Rizzotto – Libera Terra e inizia la coltivazione dei 155.54.30 ettari di terreni sul territorio dell’Alto Belice Corleonese, confiscati a boss del calibro di Brusca e Riina, e, sin a quel momento, lasciati in totale stato di abbandono. La Cooperativa Placido Rizzotto – Libera Terra è una cooperativa sociale di tipo B. Non ha scopo di lucro e si propone di perseguire l’interesse generale della comunità, la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini mediante lo svolgimento di attività diverse, agricole, commerciali, industriali o di servizi finalizzate all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. La cooperativa è retta e disciplinata da fini di reciproca mutualità senza fini di speculazione privata. Tra le sue attività si annoverano coltivazione, prevalentemente biologica, trasformazione e confezionamento; attività di agriturismo e attività connesse quali intrattenimento e ricreazione; attività di ricerca e formazione in ambito agricolo e sociale; attività didattico-educative rivolte alle scuole di ogni ordine e grado; consulenza agricola e aziendale, e di promozione culturale; attività di salvaguardia del patrimonio floro-faunistico autoctono. Le visite, i laboratori e i campi di volontariato sui beni confiscati gestiti dalla Cooperativa hanno fatto conoscere ai giovani persone e storie positive del territorio, motivandoli e spingendoli alla partecipazione e all’impegno, e hanno rappresentato un’opportunità di crescita per il territorio.
“Libera Palermo” opera dal 2008 sul territorio di Palermo e provincia. È il collegamento sul territorio di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, nata nel 1995 sull’onda dell’iniziativa di legge popolare che ha consentito l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia. Libera è da sempre impegnata nella conservazione della memoria e nella formazione delle coscienze, con particolare attenzione ai giovani, spesso non adeguatamente informati su temi e problemi della nostra realtà, trattate nel corso degli studi il più delle volte in modo superficiale o con approcci e metodologie non coinvolgenti. Negli anni Libera Palermo ha sviluppato vari percorsi formativi per le scuole di ogni ordine e grado e, di recente, per gli studenti universitari. Il coordinamento territoriale di Libera Palermo opera con progetti sul territorio cercando di costruire una rete di soggetti con l’obiettivo di promuovere pratiche socialmente responsabili in linea con i principi e valori di cui Libera portatrice.

L’associazione culturale di volontariato Orizzonte Donna è mossa da un potente motore: la passione delle sue socie e volontarie nell’immaginare, organizzare e promuovere momenti di incontro per le donne, giovani e meno giovani, del territorio, di aggregazione culturale, di trasmissione di saperi e tradizioni, di solidarietà per chi ha bisogno. Tutti i campi in cui si manifestino esperienze culturali, ricreative e formative o tutti quelli in cui si possa dispiegare una battaglia civile contro ogni forma d’ignoranza, d’intolleranza, di violenza, d’ingiustizia, di discriminazione, di razzismo, d’emarginazione, di solitudine forzata, sono potenziali settori d’intervento dell’associazione.

La Rete delle fattorie sociali Sicilia è un’associazione di promozione sociale senza fini di lucro nata l’8 aprile del 2011. Le fattorie sociali sono imprese agricole che offrono servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi, inclusione sociale e lavorativa per soggetti deboli o svantaggiati. L’agricoltura sociale trova le sue radici più remote nelle forme di solidarietà e nei valori della reciprocità, gratuità e mutuo aiuto che contraddistinguono le aree rurali. In modo particolare, l’intreccio che si determina tra dimensione produttiva, dimensione relazionale con le piante, con gli animali, con la natura, e quella familiare e comunitaria, ha permesso all’agricoltura di assolvere sempre più ad una funzione sociale, oltre che di tutela dell’ambiente e di sviluppo locale.

Sono partner esterni Federazione Regionale Cnca Sicilia, l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni (Ussm) del Ministero della Giustizia e l‘associazione Famiglie Persone Down.

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