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Busacca (minlavoro): “ Delega da’ 12 mesi per intervenire sul Jobs Act, lo faremo anche con i consulenti del lavoro

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“La delega assegna al governo 12 mesi dai decreti attuativi per eventuali interventi ulteriori sul Jobs Act. Stiamo monitorando i risultati, anche tramite soggetti terzi indipendenti. Aspettiamo anche contributi concreti da parte di voi consulenti del lavoro che prenderemo attentamente in considerazione. In base ai risultati valuteremo se intervenire e comunque il monitoraggio andrà avanti anche oltre i 12 mesi”. Lo ha detto oggi a Palermo, al convegno dei consulenti del lavoro “Ripartiamo dal lavoro 2015”, Bruno Busacca, responsabile della Segreteria tecnica del ministro del Lavoro, sfidando i professionisti a “guardare il mondo secondo un nuovo modello: passare dalla critica al fare propria, per svilupparla, la riforma il cui spirito è passare da politiche passive a politiche attive del lavoro”. Sfida raccolta dal vicepresidente nazionale dei consulenti, Vincenzo Silvestri: “Lo faremo – ha detto – ma perché le politiche attive funzionino serve completare la riforma della Costituzione riguardo alle competenze delle Regioni, riorganizzare i centri per l’impiego, attuare le ultime parti della delega, riformare il sistema dei contratti collettivi di lavoro”. Ha replicato Busacca: “L’unica parte non attuata è quella del salario minimo, per il quale mancava in quel momento la copertura finanziaria. Quanto alla contrattazione, il governo non intende entrare a gamba tesa, preferisce che a riformarla, che a scegliere ad esempio se e come passare dal contratto nazionale a contratti aziendali, siano le parti sociali. Il tavolo si è rotto, ma è opportuno pazientare un poco in attesa che cambi il clima, magari un elemento potrà essere l’imminente elezione del nuovo presidente di Confindustria. E’ certo, però, che fra un paio di mesi, nelle forme più garbate possibile ma comunque in maniera netta, il governo ribadirà alle parti sociali che la riforma del sistema dei contratti di lavoro è un interesse pubblico nazionale. Sarà utile in proposito misurare anche la rappresentatività, non solo sul fronte dei lavoratori, ma anche su quello dei datori di lavoro”. Busacca ha poi risposto all’allarme lanciato dai consulenti del lavoro di Palermo sul maggiore costo per le piccole imprese degli ammortizzatori sociali rispetto al licenziamento: “Suggerirei ai consulenti del lavoro di fare meglio i conti e di capire che si tratta di un modello con il quale passiamo dalle politiche passive tendenzialmente alle politiche attive, un modello diverso. Suggerisco una visione più ampia. Il datore di lavoro non ha interesse a licenziare il lavoratore in esubero, se gli potrà servire in futuro, ma a mantenerlo in organico fino a quando è possibile. Interesse prevalente rispetto al maggiore peso economico dell’ammortizzatore sociale”. E sulla pioggia di licenziamenti temuta dai consulenti del lavoro, Ugo Menziani, direttore generale dell’area Ammortizzatori sociali del ministero del Lavoro, ha avvertito che “il sistema è cambiato, è fatto proprio per porre fine al sempre più frequente ricorso alla Cig da parte di aziende che poi chiudono. Ora si applica solo per garantire percorsi reali di recupero lavorativo del soggetto. Bisogna quindi valutare che la nuova Cig e Cigs va utilizzata per periodi di crisi finiti i quali l’azienda intende riprendere in carico il lavoratore o si intravedono ricollocazioni alternative. Altrimenti è sicuramente più idoneo e opportuno adottare altri strumenti, come la Naspi”. Quanto ai centri per l’impiego, cui la riforma assegna il compito di profilare i soggetti avviati agli ammortizzatori sociali per seguire un percorso di ricollocazione lavorativa, è previsto che fra due anni la competenza torni allo Stato e che in questa fase i nuovi servizi per l’impiego e il relativo personale siano gestiti tramite convenzioni che ciascuna Regione a statuto ordinario proporrà al ministero. Per i consulenti del lavoro i centri per l’impiego funzionano male, soprattutto in Sicilia. Busacca ha annunciato che “in questi due anni transitori si ricercherà la massima collaborazione con le Regioni, per consegnare un nuovo modello già sperimentato quando sarà operativa, penso entro il 2019, la riforma costituzionale che rivedrà le competenze delle Regioni. Non tutte le Regioni risponderanno alla stessa maniera. Ma vogliamo arrivare progressivamente ad un modello che renda il Paese più competitivo, mettendo mano alla formazione che comunque va fatta, e cercando di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, oggi ferma al 58%. I servizi pubblici per l’impiego possono funzionare bene, e si è visto con Garanzia Giovani cui si sono iscritti 850mila giovani, il più alto numero dei quali in Sicilia. E ciò accadrà sicuramente quando la competenza ritornerà allo Stato”. “Riguardo ai problemi rilevati dai consulenti del lavoro in Sicilia sul Jobs Act e sui centri per l’impiego con molto personale rispetto ai risultati – ha concluso Busacca – credo che l’Autonomia talvolta non sia stata usata bene per la Sicilia. La competenza è della Regione e ciò non si può cambiare con legge ordinaria, serve una norma costituzionale. Spero che l’amministrazione prenda ad esempio ciò che di buono e positivo verrà dalle altre Regioni. Noi cerchiamo un’interlocuzione con la Regione siciliana e speriamo di svilupparla. Si era già creata fruttuosamente con l’ex assessore Bruno Caruso, che ha dato tanto impulso a Garanzia Giovani, ci auguriamo che si possa avviare anche con il nuovo assessore regionale Gianluca Miccichè”.
di AMD
fonte: ODG Palermo

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