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Autonomia differenziata, Cuffaro: “non si differenzi l’Italia. Tenere in considerazione nuove prospettive e responsabilità”

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“L’approvazione in Consiglio dei Ministri del disegno di legge sull’Autonomia differenziata apre, nei fatti, una stagione delicata e complessa per il presente ma soprattutto per il futuro dell’Italia e certamente non esente da rischi per il Sud del Paese”. Lo dichiara il
commissario regionale della Dc, Totò Cuffaro.

“La dimensione costituzionale del regionalismo che trovò spazio proprio grazie allo straordinario apporto politico e giuridico di grandi siciliani come Luigi Sturzo e Gaspare Ambrosini, a cui tanto deve la stessa specialità regionale siciliana, non può infatti essere invocata  prosegue – senza contemperare la possibilità delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, che pure l’articolo 116 della Costituzione consente, con quei principi che della stessa Carta costituiscono l’assetto fondante e irrinunciabile. Penso, in
particolare, al principio di eguaglianza sostanziale e a quello di unità e indivisibilità della Repubblica (seppur in una visione sussidiaria dei rapporti tra cittadini, Stato e livelli di governo)”. “Tutte le analisi più recenti ci narrano della perdurante fragilità socio-economica di un Mezzogiorno ancora fortemente segnato da livelli di sperequazione infrastrutturale dovuti alle scelte strategiche compiute nei decenni scorsi dai grandi investitori pubblici e non solo alle responsabilità delle classi dirigenti locali, che certamente non sono mancate e dalle quali non mi reputo esente”, prosegue.

“Per quel che riguarda la Sicilia, la questione è poi aggravata dai costi dell’insularità, condizione di svantaggio che di recente ha trovato riconoscimento in sede costituzionale. In questa prospettiva c’è da chiedersi, ad esempio, se sia possibile proseguire nel percorso intrapreso dal Governo centrale sull’autonomia differenziata senza immaginare di promuovere, al contempo, quelle ‘misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità’ che l’articolo 119 della Costituzione oggi richiede”. “Un più articolato percorso per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, insieme al tendenziale superamento del criterio della spesa storica, così come l’ampio coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni e del Parlamento, sembrano costituire, al riguardo, un
equilibrato punto di partenza nel testo varato dal Consiglio dei Ministri, che peraltro non è stato ancora ufficialmente diffuso”. “Ma la vera sfida sul tappeto rimane quella di sapere attraversare la complessità, piuttosto che negarla o ridurla, per assumere tale dimensione come prospettiva di un’azione politica e legislativa che potrebbe davvero costituire un’occasione di cambiamento, a condizione di praticare un approccio più comprensivo, in grado di valorizzare e armonizzare come autentica opportunità i divari che ancora oggi segnano profondamente la vita del nostro Paese”, afferma.

“Io spero che l’Autonomia differenziata non pensi di differenziare l’Italia e che la politica e le Istituzioni, per il bene di tutto il Paese, debbano tenere nella giusta considerazione le nuove prospettive e nuove responsabilità”, conclude.

Com. Stam.

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