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Acqua pubblica, ddl approvato è a rischio impugnativa

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“L’acqua in Italia è e resterà pubblica, come stabilito da un apposito referendum, ma il ddl approvato dalla Quarta Commissione dell’Ars avrà l’unico effetto di far rischiare alla Sicilia la perdita di almeno 800 milioni di euro. Per questo il governo ha dato parere negativo al ddl. Il governo non ha, e mai avrebbe potuto farlo, messo in discussione principi come la natura pubblica dell’acqua e il minimo garantito, ma il ddl in questione anziché intervenire sull’organizzazione punta sulla gestione, che non è di competenza delle Regioni.

Il governo ha provato più volte a spiegare ai componenti della Commissione che le Regioni, come confermato dalla Corte Costituzionale, possono intervenire solo sull’aspetto organizzativo del servizio idrico integrato, la Sicilia non ha competenza esclusiva su questo servizio. Ma alcuni parlamentari preferiscono fare orecchie da mercante chiedendo una gestione frammentata, con l’unico effetto che questa norma, così come scritta, rischia di essere impugnata. Se la Sicilia non si doterà di una normativa rischia di perdere almeno 800 milioni di euro, di essere commissariata e di pagare multe sempre più salate da parte dell’Ue, oltre che restare senza una legge in materia.

Evidentemente la diffida del governo nazionale non ha ancora convinto alcune forze politiche che bisogna far presto, nell’interesse dei siciliani. Chiedo alle forze politiche che sostengono il governo un chiarimento immediato con l’esecutivo: l’acqua non può diventare un terreno di scontro fra partiti”. Lo dice l’Assessore regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità Vania Contrafatto.
Com. Stam.

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