Breve

Free State of Jones ~ Come difendere la libertà


I film sulla Guerra di Secessione (1861-1865) in termini stilistici spesso costituiscono, soprattutto per collocazione storica, un peculiare trait d’union tra il western e il genere bellico. A quest’osservazione non si sottrae la più recente fatica di un regista sufficientemente eclettico – sebbene mai davvero memorabile – che risponde al nome di Gary Ross, già responsabile dei bisticci cromatici di Pleasantville, delle rievocazioni agonistiche di Seabiscuit e del primo e a conti fatti più coinvolgente capitolo della pessimistica saga di Hunger Games. E come nella maggioranza dei casi riguardanti tale specifica ambientazione, si parte da fatti realmente accaduti, incentrati sulla diserzione ragionata di Newton Knight (un McConaughey moderatamente carismatico nonché assai incisivo), infermiere di un esercito confederato (destinato alla disfatta) crudele anche con i suoi soldati; un uomo stufo di assistere a singole morti di innocenti, massacri illogici ed evitabili e terrorizzanti carneficine, che fugge e si allea inopinatamente con i contadini locali, già avviati verso la rovina, e, in barba al razzismo imperante dell’ingrata epoca, con alcuni orgogliosi ex-schiavi neri, guidati dal tosto Moses (Mahershala Ali: sentiremo parlare di lui nei prossimi mesi). Insieme colonizzano alcune contee, un territorio abbastanza ampio da viverci e da coltivare dignitosamente. Una proclamazione di ribalda indipendenza che ovviamente non sta bene ai signori di un conflitto scatenato perlopiù – viene opportunamente sottolineato senza urlare –  per il predominio sulle insanguinate piantagioni di cotone.

La fiera unione di Newton con la coloured Rachel (Gugu Mbatha-Raw, vista ne La ragazza del dipinto e Zona d’ombra) sancisce così un provocatorio anticonformismo all’insegna di un altro scontro armato, ulteriormente intestino e meno noto. Va da sé che, più che altrove, è della costantemente contraddittoria e ribollente situazione statunitense odierna che si sta comunque parlando, a prescindere dalle campagne presidenziali dei giorni scorsi (l’esito delle elezioni non era certo noto agli autori – il soggetto è di Leonard Hartman, il copione dello stesso Ross – che però sembrano aver previsto i toni con cui esse si sarebbero svolte). Le radici delle tensioni etniche sono profonde (lo ribadisce un flashforward processuale, 80 anni dopo), piantate da gente priva di scrupoli e ossessionata, quasi soffocata dai propri interessi. Non c’è dubbio, gli ufficiali sudisti (su tutti il capitano Hood, interpretato da Thomas Francis Murphy) sono rappresentati in modo piuttosto manicheo, ma la critica sociale ne esce alquanto rafforzata.

Free State of Jones (id., USA, 2016) di Gary Ross con Matthew McConaughey, Gugu Mbatha-Raw, Mahershala Ali, Keri Russell, Christopher Berry

di Massimo Arciresi

KKKKK
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