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Film: Snowden ~ Siamo tutti spiati?

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Fra le tante biografie affrontate dall’incostante eppur interessante Oliver Stone, quest’ultima sul valente e ribelle analista della CIA e dell’NSA Edward Snowden (qui il Gordon-Levitt più convincente di sempre) ne rammenta in particolare due: W., per la scoperta di negligenze presidenziali (di Bush jr., certo, ma pure di Obama), e soprattutto Nato il quattro luglio, per la progressiva cocente delusione che l’amata patria arreca al protagonista. Lo schieramento del regista è chiaro fin dai cartelli iniziali che invitano a firmare per Amnesty International in favore del ricercato, da anni esule nella dispettosa Russia.

Tratto da un paio di libri, il film, che si apre sulla segretissima intervista che Snowden concesse (od organizzò) a Hong Kong nel 2013 alla documentarista Laura Poitras (Leo), autrice poi del premiato Citizenfour, e ai cronisti Greenwald e MacAskill (Zachary Quinto e Tom Wilkinson) e che, poco dopo lo scandalo WikiLeaks, evidenziò pubblicamente gli aspetti più invadenti del sistema informatico (il quale, in sintesi, permette ai servizi segreti di spiare, secondo presunte esigenze investigative, miliardi di chiamate, videochiamate, chat e sms), segue, grazie a un lungo e sfaccettato flashback, il giovane impiegato sin dal suo arruolamento nell’esercito, nel 2004. Rottosi le gambe, Edward passò al lavoro d’ufficio per l’intelligence, distinguendosi in qualità di brillante tecnico. Operando a Ginevra e a Tokyo prima di rientrare negli USA (dove operò in Maryland e alle Hawaii), il nostro, fidanzatosi intanto con l’attivista Lindsay Mills (una Woodley luminosa e ricca di sfumature, grintosa, perfetta), scopre la scorrettezza e il cinismo di molte procedure d’indagine, capaci di violare ogni privacy e di calpestare qualsiasi dignità, non importa se di soggetti innocenti. Un machiavellismo che, con l’andar del tempo, diventa sia stretto che pesante. Intorno e strada facendo s’incontrano un bieco superiore (ottimo Ifans, vedi la simbolica sequenza sul maxischermo), un semi-rassegnato pseudo-mentore (il necessariamente retorico Nicolas Cage, tornato infine in una pellicola d’alto lignaggio), colleghi loschi (Timothy Olyphant) o più semplicemente smaliziati (Ben Schnetzer), ottusamente pragmatici (Scott Eastwood) o a loro modo coscienziosi (Lakeith Lee Stanfield).

Esteticamente, Stone si mostra più equilibrato, non c’è una virgola fuori posto (a parte la discutibile scena di caccia, metafora peraltro lisa). Il clima è opportunamente paranoico, e la scena in cui Snowden (che appare in persona alla fine) ammette di aver curiosato nel pc di Lindsay dimostra che la scottante materia riguarda tutti.

Snowden (id., USA/Francia/Germania, 2016) di Oliver Stone con Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley, Rhys Ifans, Tom Wilkinson, Melissa Leo

di Massimo Arciresi

KKKKK
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