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Almaviva, Bencini (IdV): Daremo battaglia, intervenire subito

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“Ho depositato un’interrogazione rivolta al Ministro del Lavoro ed al Ministro dello sviluppo economico al fine di conoscere la fattibilità e la concretezza delle politiche industriali del Gruppo AlmaviVa e, le prospettive occupazionali dei lavoratori dei siti di AlmavivA in Palermo.  La cd. “vertenza” AlmavivA rappresentava evidentemente un’emergenza sociale considerato come la mancanza di una politica industriale condanni la Regione Sicilia al precariato e all’assistenzialismo sociale”. E’ quanto dichiara la senatrice dell’idv, componente della commissione lavoro, Alessandra Bencini, intervenendo in aula a favore dei lavoratori.  “ Mi battero’ insieme ai miei colleghi dell’Idv, i senatori Molinari e Romani,  affinche’ la crisi vissuta dalle sedi palermitane di AlmavivA, si consideri “nazionale” e si intervenga sulle delocalizzazioni, sulle gare al ribasso al di sotto del costo del lavoro e su tutte quelle distorsioni e/o anomalie che soffocano le aziende del settore le quali, a loro volta, fanno ricadere le conseguenze sui lavoratori alterando, al contempo, le condizioni per una corretta concorrenza. Appendo – continua la senatrice idv- che non sono ancora pervenute risposte t dall’accordo risalente all’agosto 2013 tanto da portare le segreterie nazionali di Fistel Cisl, Slc Cgil e Uilcom Uil, con una nota inviata al ministero dello Sviluppo economico, a chiedere con urgenza un incontro sullo stato della commessa Enel a Palermo, oggi dismessa. Tale richiesta origina dalla decisione di Almaviva, comunicata ai sindacati di cui sopra, di procedere ai primi trasferimenti unilaterali dei lavoratori impiegati nella commessa Enel dalla sede di Palermo a quella di Rende (CS), per l’esattezza 150 a fronte dei 396 dipendenti coinvolti.  Al riguardo, nutro preoccupazioni ed i il trasferimento collettivo dei 396 dipendenti di Almaviva Contact di Palermo, impegnati nella commessa Enel, rischia di essere un licenziamento mascherato, sconfessando l’accordo del 30 maggio per il mantenimento dei livelli occupazionali dell’azienda. Il trasferimento avuto di mira dall’azienda mal si concilia, infatti, con la posizione dei lavoratori coinvolti: lavorare a Palermo o in Calabria rappresenta il medesimo costo per l’azienda  mentre per un lavoratore, con una paga di circa 800 euro mensili, spostarsi dalla propria città significa allontanarsi dalla famiglia d’origine che lo sostiene per vivere e conferma – conclude – come lo stato di crisi preannunciato non sia affatto superato né in via di superamento”.

Com. Stam.

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