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Rubrica, La storia del teatro popolare raccontata da Giacomo Civiletti – parte V –

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Anche se possa sembrare fuori tema, “Raffaele” di Vitaliano Brancati, rappresentato dalla Cooperativa I Draghi’74 al Teatro Biondo fu un passo importante.  Regia di Nino Drago che fu anche il protagonista e poi Benedetto Raneli, Andrea Maratea, Gabriella Giardina, Pippo Sorge, Mirella Sapio ed io allora al mio secondo spettacolo, ma con una parte che mi piaceva moltissimo, Giuseppe il vice federale balbuziente . Le repliche furono acquistate da un Ente pubblico che diede alla cooperativa i soldi per potere prendere in affitto la ex Palestra Federale  e creare  così il Piccolo teatro città di Palermo. Uno stanzone rettangolare di circa trenta  metri  di lunghezza per quindici di larghezza, senza colonne in mezzo; il tetto lo reggevano le capriate, bellissime, che poi per motivi di sicurezza ed agibilità abbiamo dovuto coprire con un controsoffitto. Tela sacco sparata su telai di cantinelle inchiodate ai muri  per dare un po’ di calore e d’arredamento alla sala, una  pedana di dieci per dieci alta un metro era il palcoscenico , panche di legno senza spalliera i posti  a sedere. Tutto costruito dalle mani di Drago e mie con l’aiuto di un geometra vero, amico ed ex compagno di scuola  di Drago …tutti geometra. I lavori di muratura e di carpenteria teatrale procedevano insieme alle rappresentazioni che andavano da Pirandello a Macrì con poco afflusso di pubblico data la scomodità delle panche, ma venne il giorno che mi trovai davanti l’ingresso del Teatro una motrice con due vagoni ferroviari. Dentro c’erano quattrocento poltroncine da scaricare, restaurare e piantare a terra. Ogni tanto veniva a darci una mano qualche giovanotto amico di Drago, ma dopo mezzora si volatilizzava; il grosso della fatica lo facevamo lui ed io. Alla fine il Piccolo Teatro con le sue trecentosessantasei poltroncine rosse, il sipario, il palcoscenico che andava da parete a parete con sotto i camerini, faceva la sua figura e si cominciarono ad organizzare i cartelloni con i “nomi nazionali” stavamo per diventare una realtà, piccola ancora, ma presente ed allora cominciarono ad arrivare gli amici, tutti pronti ad aiutarci proponendo le loro idee ed i loro spettacoli. Uno dei primi spettacoli messo in scena  fu “Soirée” nel 1975, testo e regia di Salvo Licata, musiche di Ignazio Garsia  con Aurora Quattrocchi,  Lollo Franco, Loris Abbenanti, Arturo Valentino, Mario Renzi, Adele Modica, Giacomo Civiletti, Elio La Fiura e Frimer , un vecchio ammaestratore di cani, cavalli e galline. Lo spettacolo  era costituito da canzoni della belle epoque, numeri di varietà e pezzi tratti dal Grand Guignol, il tutto contrapposto alla recitazione della cruda cronaca del ritrovamento dei poveri  resti di Giacomo Matteotti. Lo spettacolo, se fosse stato presentato al pubblico senza la cruda cronaca  del ritrovamento del Martire, avrebbe avuto certamente il successo che non ebbe, ma purtroppo a metà degli anni Settanta s’eri di sinistra e perciò intellettuale la politica in uno spettacolo ce la dovevi mettere e, dico io, spesso lo rovinavi. Le musiche erano belle come le canzoni d’epoca cantate dalla splendida Rori Quattrocchi e la recitazione degli attori (alcuni vecchi ed altri inventati)  era così sopra il rigo che tutto risultava estremamente divertente, almeno per me che, se pure non dicevo una parola (facevo il gorilla ed alcuni passaggi di servizio), avevo già orecchio, ma purtroppo il pubblico non accorse. Prima dell’ingresso dell’esiguo  pubblico in sala, per racimolare qualche spicciolo scommettevamo fra di noi sul numero degli spettatori che sarebbero venuti quella sera; vinceva chi si avvicinava al numero degli intervenuti. Vinceva sempre un furbastro che forse era d’accordo con il botteghino; tre, quattro sere di seguito, poi, tutti mangiammo la foglia e la riffa finì come le repliche dello  spettacolo che da allora venne nominato con cautela… moltissima cautela.

di Giacomo Civiletti e Serena Marotta

KKKKK
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