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ROS: Sequestro, beni mobili, immobili e società per un valore stimato in circa 15.000.000,00 euro

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La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, su richiesta della locale DDA, che ha coordinato le relative indagini compiute dal ROS – Sezione Anticrimine di Catania, con i provvedimenti n. 10/16 RSS e 6/16 R. Seq., del 10.03.2016, e n. 16/16 RSS e 5/16 R. Seq., datato 17.03.2016,  ha disposto la misura di prevenzione del sequestro di beni mobili ed immobili nonhè rapporti bancari direttamente e indirettamente riconducibili ad Alfio Maria Aiello ed Pasquale Oliva.

In data odierna, i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Catania stanno dando esecuzione alla misura.

Il provvedimento, emesso ai sensi del D. Lgs. n. 159/11 (Codice Antimafia), trova il suo fondamento nelle risultanze emerse negli ambiti delle investigazioni denominate IBLIS e CARONTE, le quali hanno consentito, negli ultimi anni, di disarticolare importanti componenti di cosa nostra operanti a Catania e provincia e riconducibili alla famiglia SANTAPAOLA – ERCOLANO, tra i quali emergono gli stessi Alfio Maria Aiello ed Pasquale Oliva.

Alfio Maria Aiello, condannato in primo grado dal Tribunale di Catania nell’ambito del processo IBLIS alla pena di anni 12 e mesi 4 di reclusione per i reati di partecipazione ad associazione mafiosa e per intestazione fittizia di quote societarie e di immobili, condanna poi confermata in appello, è da ultimo stato tratto in arresto nell’ambito dell’indagine CARONTE perché accusato di essersi adoperato, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali,  unitamente al fratello Vincenzo Maria Aiello e ad Vincenzo Enrico Augusto Ercolano, anch’essi destinatari del medesimo provvedimento cautelare, ad intestare fittiziamente le quote della SOCIETA’ SERVIZI AUTOSTRADE DEL MARE a soggetti terzi.

Il medesimo contesto investigativo IBLIS è altresì alla base del provvedimento oggi eseguito nei confronti di OLIVA Pasquale, le cui risultanze, corroborate dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia (Ignazio Barbagallo, Santo La Causa, Umberto Di Fazio, Giuseppe Mirabile e Paolo Mirabile), hanno consentito di delinearne il suo ruolo apicale nell’organizzazione mafiosa cosa nostra etnea e, specificatamente, nell’articolazione territoriale di Ramacca. In considerazione di tali risultanze egli veniva condannato dal Tribunale di Catania – IV^ Sez. Penale – alla pena di anni 18 di reclusione per i reati di partecipazione ad associazione mafiosa ed estorsione aggravata.

Il sequestro, nel suo complesso, ha per oggetto beni mobili, immobili e società per un valore stimato in circa 15.000.000,00 euro.

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