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La successione al vertice delle imprese familiari, un’opportunità se ben gestita

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La XV edizione dell’Osservatorio AUB ha analizzato in profondità i dati economici relativi alle imprese familiari italiane sotto diverse prospettive

La situazione di crisi dovuta alla pandemia ha comportato una sensibile accelerazione nel ricambio al vertice delle imprese familiari italiane. Se infatti nel decennio 2013-2022, in media, il 4,7% delle aziende familiari ha avuto un avvicendamento in ciascun anno, considerando solo l’ultimo triennio sono state ben il 6,9%. In questo contesto di più frequente ricambio al vertice si innesta quello di una maggiore apertura verso manager esterni alle famiglie: se tra 2013 e 2019 la differenza tra leader familiari entranti e uscenti era stata negativa di sole 65 unità, nel solo triennio 2020-2022 tale differenza è balzata a 315.

Sono alcuni dei risultati del XV rapporto dell’Osservatorio AUB, che saranno presentati oggi alle 17 a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana. Non si tratta di una indagine a campione, ma di uno studio su tutte le aziende familiari italiane con un fatturato di almeno 20 milioni, cioè 11.635 imprese a controllo familiare. Questa edizione, curata da Fabio Quarato e Carlo Salvato, con la supervisione scientifica di Guido Corbetta, conferma i motivi di interesse della scorsa edizione illustrando le caratteristiche della ripresa dopo la crisi pandemica.

La ripresa delle aziende familiari italiane dopo la pandemia si sta confermando più sostenuta di quella che era seguita alla crisi finanziaria del 2008-2009. Le imprese familiari italiane hanno compiuto in due anni un rimbalzo considerevole, crescendo nettamente in fatturato e in redditività. Il fatturato di queste aziende, in particolare, è cresciuto nel 2022 di oltre il 14% rispetto all’anno precedente in cui già era avvenuto un rimbalzo notevolissimo, mentre il ROE (Return On Equity) medio ha più che ricuperato i livelli del 2019 attestandosi al 13,4%. Significativamente, questa ripresa ha anche portato a un aumento delle persone occupate, cresciute del 7,3% rispetto a prima della pandemia (del 4,5% nelle imprese non familiari).

Anche la solidità patrimoniale delle aziende familiari continua a migliorare: il rapporto di indebitamento (attivo totale/patrimonio netto) si è ulteriormente ridotto a 3,9. Solo 10 anni fa, il valore corrispondente era 6. Allo stesso modo, anche le aziende con una situazione patrimoniale più debole sono diminuite: le imprese familiari con parametri “critici” o “di allerta” secondo la definizione contenuta nel rapporto sono il 19,7%, con un calo di ben 15 punti rispetto al 2011.

Le caratteristiche di governance delle imprese familiari sono in una fase di transizione verso modelli più strutturati rispetto alla prevalenza dell’Amministratore Unico. Spiega Fabio Quarato: “Non è che l’Amministratore Unico stia scomparendo, anche se le aziende con questo modello sono in lento calo da qualche anno. Il punto è che le aziende di questo tipo non sono più quelle che vanno meglio. La leadership collegiale è associata a performance migliori in questo triennio post-Covid, soprattutto nelle aziende più grandi che di solito anticipano tendenze destinate a consolidarsi.” E non è solo questione di forma societaria, perché anche la composizione dei consigli conta. Le aziende con CdA più aperti a donne, giovani e componenti esterni alle famiglie proprietarie ottengono risultati migliori delle altre sia come fatturato che come redditività.

L’evento di presentazione dell’Osservatorio AUB è intitolato “Ricambio al vertice: minaccia o opportunità?” facendo riferimento a uno snodo critico nella vita di una impresa familiare: il ricambio al vertice, a cui è appunto dedicato un approfondimento specifico. Nei ricambi al vertice avvenuti nell’ultimo decennio il leader entrante (familiare o non familiare) è più giovane del leader uscente, in media, di oltre 7 anni. Ma ciò non è di per sé sufficiente a capire se l’avvicendamento sia un problema o una occasione di crescita. I dati dell’Osservatorio però mostrano che le successioni al vertice avvenute nel periodo 2008-2019 hanno avuto un impatto positivo sui tassi di crescita delle aziende familiari: +3 punti di crescita nei tre anni post-successione rispetto ai tre anni precedenti. L’effetto positivo del ricambio al vertice però è maggiore quando il leader uscente è un ultra-settantenne e il successore ha meno di 50 anni, il CdA pre-successione era già aperto verso i non familiari, il leader entrante è una donna e se il passaggio è avvenuto tra familiari (uscente familiare e entrante familiare).

Secondo Carlo Salvato, “Storicamente, la successione al vertice era vissuta come un evento traumatico, anche perché di norma non si trattava di un passaggio preparato con cura. In qualche caso è tuttora così ma osserviamo oggettivamente una migliore gestione delle successioni e anche i frutti di questa maggior maturità delle aziende familiari. È probabile che la difficile stagione della pandemia abbia favorito la decisione dei predecessori di lasciare a dei successori senza improvvisare.”

Aggiunge Guido Corbetta: “almeno osservando le aziende familiari quotate per cui è disponibile un rating ESG, abbiamo visto che un nuovo CEO significa in media 4 punti in più di rating nel triennio a seguire, che salgono a 8 se si tratta di un CEO donna. Questa attenzione alla sostenibilità e alla diversity è un elemento di grande interesse che continueremo a monitorare. Comunque la si veda, possiamo senz’altro concludere che stiamo entrando in un’epoca in cui la successione al vertice di una impresa familiare non è più una minaccia ma una opportunità.”

Massimiliano Mastalia, Head of Wealth & Large Corporates UniCredit, afferma: “Quanto emerge dallo studio è in linea con la nostra esperienza quotidiana di vicinanza alle aziende familiari italiane che si confermano un esempio virtuoso del modo di fare impresa, capace di fare la differenza nel processo di sviluppo dell’economia del Paese. Il nostro ruolo è quello di sostenere la competitività del loro business, affiancando gli imprenditori anche sulle questioni strategiche, costruendo insieme soluzioni innovative e tailor made per orientare e supportare la gestione di temi delicati quali la governance familiare, la crescita dimensionale (sia interna che per linee esterne) e la diversificazione nel private market”.

“Anche questa XV edizione dell’Osservatorio AUB, un anniversario importante per la ricerca sul family business, conferma che occupazione, crescita e redditività delle imprese familiari esaminate registrano tassi molto positivi”, commenta Cristina Bombassei, Presidente di AIDAF. “Questi dati ci parlano ancora una volta non solo della solidità e della spinta a investire e innovare (anche nel triennio Covid) delle aziende familiari italiane, ma anche del loro ruolo-guida nella transizione verso modelli di business etici e sostenibili. Questo cambiamento di paradigma, necessario per affrontare la complessità delle sfide globali, sta avvenendo certamente spinto dal rinnovo generazionale in atto. L’elemento più interessante, a mio parere – continua Cristina Bombassei – è la correlazione tra risultati positivi e una governance più evoluta, spesso collegiale, in cui trovano spazio e voce più generazioni, generi e culture complementari, membri familiari e non, integrandosi in una diversità che arricchisce il dialogo e migliora la performance. AIDAF lavora da tempo e con passione su questa evoluzione. Anche se c’è ancora molta strada da fare”.

“L’Osservatorio AUB mette in luce lo stato di buona salute di cui godono le aziende familiari italiane e una progressiva evoluzione della governance, che vede l’adozione di modelli di leadership più strutturati, in grado di gestire la maggiore complessità in cui si trovano ad operare”, sostiene Barbara Lunghi, Responsabile dei Mercati Primari di Borsa Italiana – Gruppo Euronext. “Il compito di Borsa Italiana, oggi parte del Gruppo Euronext, è quello di stare al fianco di queste aziende per prepararle alla sfida dei mercati, incoraggiarle ad accedere a capitali per finanziare la crescita, accompagnarle nel delicato passaggio generazionale. La Borsa può e deve offrire alle imprese familiari mercati sempre più efficienti, articolati per rispondere alle diverse esigenze, che diano accesso ad un pool di liquidità diversificato, affinché le imprese che utilizzano la Borsa siano sempre più rilevanti e in grado di competere sui mercati globali.”

L’Osservatorio AUB fa ogni anno il punto sulla situazione delle imprese familiari italiane. L’Osservatorio è promosso dalla Cattedra AIDAF–EY di Strategia delle Aziende Familiari in memoria di Alberto Falck dell’Università Bocconi affidata a Guido Corbetta, da AIDAF, da UniCredit e dalla Fondazione Angelini, con la collaborazione di Borsa Italiana e della Camera di Commercio di Milano Monza-Brianza Lodi.

Com. Stam.

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