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Zoolander 2 ~ Il modello da non seguire

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Un sequel realizzato a 15 anni di distanza dal prototipo è già un’eventualità rara. Se poi il primo film ebbe un successo relativo (da noi arrivò con circa un anno di ritardo, in piena estate) per esplodere in seguito grazie all’home video e ai passaggi televisivi, fino a diventare addirittura oggetto di culto per la sua comicità coerentemente demenziale espunta da una feroce parodia del mondo dell’alta moda, diventa chiaro che si tratta di un fenomeno unico.

Iniziamo dal protagonista/autore. Ben Stiller, interprete più plasmabile di quanto si usi ricordare (basti citare Amici & vicini o I Tenenbaum), ha firmato soltanto sei regie dal 1994 a oggi, e si tratta di commedie molto diverse fra loro: dallo sfumato Giovani, carini e disoccupati a Il rompiscatole, cucito sulla verve di Jim Carrey, da Zoolander, come accennato intriso del gusto per la regressione, al quasi anarchico Tropic Thunder, per approdare all’ambizioso e malinconico I sogni segreti di Walter Mitty (peraltro un remake aggiornato di Sogni proibiti, con Danny Kaye). Insomma, una varietà stilistica invidiabile per un pugno di titoli, al punto che ci si rammarica un po’ dello stallo commercialmente opportunistico che comporta questo seguito.

Il quale, pur riproducendo la formula dell’originale, appare inevitabilmente un po’ arrancante. La capacità di graffiare di Stiller e dei suoi co-sceneggiatori John Hamburg (che lo guidò in …E alla fine arriva Polly), Nicholas Stoller (dietro la cinepresa, fra l’altro, di Cattivi vicini) e Justin Theroux (all’inizio doveva dirigere lui) pare diminuita, sebbene il talento nel servirsi degli stereotipi per demolirli è immacolato. Il plot vede il modello Derek Zoolander roso dai sensi di colpa e geloso del suo magnifico isolamento montano, finché non viene convocato per una misteriosa sfilata, analogamente al collega parimenti sprovvisto di acume Hansel (Owen Wilson, da sempre in sintonia con Ben); da qui si vira verso un giallo sui generis (preannunciato dall’incipit con un autoironico Justin Bieber, uno dei tantissimi VIP musicali, cinematografici, sportivi e sartoriali – impossibile citarli tutti! – che regalano un cameo as themselves) sulla morte di parecchie rockstar. C’è Sting in veste di deus ex machina (funzione affidata a David Bowie nell’episodio precedente), ci sono Cruz e soprattutto Wiig che si adeguano al tono sopra le righe e c’è il recidivo villain dello strepitoso Ferrell. Per il resto Zoolander 2 (o Zoolander No. 2 o 2oolander, suggeriscono il manifesto e il trailer) si lascia prendere la mano dalla programmata rappresentazione della stupidità, un connotato stavolta meno equilibrato.

Zoolander 2 (id., USA, 2016) di Ben Stiller con Ben Stiller, Owen Wilson, Penélope Cruz, Will Ferrell, Kristen Wiig

 

di   Massimo Arciresi

KKKKK
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