- Come sta l’Indie italiano ora e ne sei un fiero rappresentante?
Nell’indie mi ci sono ritrovato. I primi articoli che mi hanno recensito mi hanno contestualizzato in questo genere/non genere. E di questo ne sono felice.
Mi spiego meglio:
Credo che l’indie abbia permesso all’ascoltatore di fruire della musica senza compartimenti stagni o pregiudizi sul genere. Prima c’erano i rockettari, i metallari, quelli che ascoltavano house e così via con rap, cantautorato…
Oggi buona parte di questi generi si possono ritrovare nell’eterogeneità degli artisti indie.
L’indie ora sta esattamente come sta la musica. Male da tempo.
- Cosa ti manca di più della normalità?
Se ti dicessi i concerti sarei sincero, ma anche scontato.
Perciò sai che ti dico?!
Una bella partita a scopa al bar!
- Per te il bisogno di scrivere è improvviso o organizzato?
Con il covid ho scoperto che la mia musica non nasce quando vivo un periodo estremamente felice o triste.
Ho la necessita che il sopracitato periodo sia passato.
Ho bisogno di calma. Devo vedere gli eventi e le situazioni come un quadro appeso al muro.
– Sei pronto per il 2021?
Sono pronto dal 2020. Sto letteralmente “covando” prontezza.
Tra un po’ con tutta questa preparazione posso iscrivermi alle olimpiadi.
Com. Stam.