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Palermo: via Crucis di Sant’Isidoro, è la terza volta

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Il Venerdì Santo è sicuramente il giorno delle processioni che ripropongono la salita al Calvario. Si sa. Da una parte all’altra del nostro Paese, città e paesini di campana si organizzano per rivivere la passione di Cristo, sfruttando al meglio la morfologia territoriale, la vocazione rupestre degli spazi, gli scenari bucolici, le piccole abitazioni, gli anfratti, i costoni e quanto rievoca spontaneamente la salita verso il Golgota.

Oggi come allora, oggi come quel Venerdì di duemila anni fa. Accade anche nel quartiere di Sant’Isidoro, alle falde di Monte Cuccio, la più alta cima che sovrasta la città di Palermo, dove per il terzo anno consecutivo, la comunità della parrocchia Gesù Sacerdote, ha realizzato la sua via crucis vivente  che ha scattato negli occhi dei più attenti, immagini al sapore della solidarietà, dell’appartenenza, dell’identità, del disagio, della semplicità di una comunità che c’è e che vuole esserci. Si accendono le candele, si stendono i drappi porpora che cadono dolcemente sui davanzali, si fa spazio alla folla che accorre incuriosita.

Naso all’insù, la luna è piena, pronta per illuminare le stazioni meditate dai fedeli. Qualcuno cala dal balcone la prolunga per fornire l’energia elettrica all’amplificazione che è andata caput. Qualcun altro lascia il cliente in attesa, per uscire fuori e avere anche solo qualche istante per pregare davanti alla croce.

È questa Sant’Isidoro, accarezzata sì dalle difficoltà sociali e dalle contraddizioni di un piccolo borgo alla periferia di Palermo, ma disponibile e solidale nel metterci del proprio per la riuscita di una manifestazione che ha incrociato generazioni diverse, abiti e colori diversi, voci e copioni, mettendoli insieme per farne preghiera. Il patibolo della crocifissione è la vecchia piazza, tra i ruderi e i gradini di una “Gerusalemme” povera. E la croce si alza sotto l’effetto delle lacrime dal cielo.

Dietro le quinte si cela il lavoro del parroco Antonino Vicari, ma il sipario si apre per tutti e i fedeli alla fine, tra gli applausi ringraziano.

Gioacchino Bosco

CS

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