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Autonomia differenza, Figuccia: “non siamo la zavorra di nessuno. Ne parleremo venerdì 22 alla Scuola di Formazione Politica”

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L’ Ars non si ferma e rimane in corsa dopo la lunga maratona della finanziaria. La nuova seduta prevista per domani pomeriggio ha all’ordine del giorno il dibattito sul regionalismo differenziato.

Un tasto dolens che sta facendo indisporre molte regioni del Sud e i suoi stessi amministratori ai quali ad oggi, non sarebbe dato conoscere i dettagli di una bozza stretta tra le mani di qualche ministro.

E anche dall’Ars giungono le prime perplessità.

“Nella bozza, l’autonomia in discussione prevede il trasferimento di una lista di competenze dallo Stato a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e, quindi, anche delle risorse per gestirle – dichiara Vincenzo Figuccia deputato dell’Udc.

Le Regioni predatorie mirano ad trattenere i 9/10 delle tasse. In pratica, se il Veneto o la Lombardia riusciranno a spingere definitivamente sul principio di calcolo delle risorse in base al Pil, i nove decimi del gettito fiscale andranno al Nord; al resto del Paese resterà solo un decimo. Siamo di fronte ad un disegno che dovrebbe essere bocciato dalla Corte Costituzionale, perché demolisce il principio di sussidiarietà e acuisce il gap tra Nord e Sud, dove il tasso di disoccupazione è tre volte quello del Nord mentre il rischio di cadere in povertà è triplo rispetto al resto del Paese. Se poi parliamo di disoccupazione giovanile la Sicilia registra un tasso pari al 55,6%. L’applicazione del regionalismo differenziato non può pregiudicare il principio della perequazione, quale strumento di riequilibrio a sostegno delle Regioni deboli, anche sul piano infrastrutturale, e con minore capacità fiscale. Pretendiamo piuttosto riforme che vadano nella direzione di un decentramento dove le Province si configurino certamente come antenne territorialmente strutturate, capaci di offrire servizi organici e adeguati. Sussistono troppe perplessità. Gli stessi vescovi italiani si stanno già palesemente dichiarando contrari a una norma che acuirebbe il gap e il cui spirito non è certamente quello di attenzionare le peculiarità territoriali. Una norma nella quale non si intravede affatto quel regionalismo sano che fa parte persino del nostro codice genetico sicilianista. È chiaro: le regioni del nord provano a farci la pelle organizzandosi in blocco, tentando di confinarci, escluderci dai processi di infrastrutturazione strategica. Alla discussione di domani in aula mi porrò in questi termini perché tutti gli attori della conferenza stato regione vengano preventivamente coinvolti per esprimere l’idea di Paese che abbiamo a cuore. Non possiamo permetterci superficialità.

Per questo, alla presenza di autorevoli costituzionalisti, ho deciso di approfondire il tema venerdì 22 alle ore 15:00, presso l’hotel Wagner di Palermo, con un incontro alla Scuola di Formazione Politica, dal titolo “Meridionalismo, regionalismo differenziato, vocazione turistica della Sicilia e presidenzialismo nella nuova globalizzazione”, certo, che una sintesi tra spirito unitario e autonomista sia ancora possibile per il nostro Paese. Noi – conclude – non siamo la zavorra di nessuno”.

Com. Stam.

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