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BlacKkKlansman ~ La rabbia continua

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Fra i cineasti statunitensi Spike Lee è una figura unica. Voce della rabbia afroamericana contro i resistenti soprusi della società bianca, si è talvolta discostato (con risultati alterni) dai suoi temi. Rientra però nel non esiguo novero di autori che la distribuzione italiana non dovrebbe trascurare mai, a prescindere, e di cui invece perlopiù s’infischia; il semi-sperimentale Chi-Raq non è che uno dei suoi più recenti lavori bellamente ignorati.

Salutata, non del tutto a sproposito, come un ritorno ai fasti, l’ultima fatica di Lee ricostruisce – con  ironia simil-improvvisata – la reale vicenda del primo poliziotto nero di Colorado Springs, Ron Stallworth (che ha il volto fresco ma non particolarmente carismatico di John David Washington, figlio di Denzel), arditamente infiltratosi – via telefono! – negli anni ’70 fra le pericolose e assai ottuse – lo si dimostra – file del Ku Klux Klan, facendosi sostituire negli incontri faccia a faccia da un collega ebreo non praticante, Flip Zimmerman (qui l’attivissimo Adam Driver). Situazione pericolosa, gestita con cautela, salutare spirito corporativo (ciò che abbisognava allo spaesato Ron, frattanto accostatosi alle Black Panthers rappresentate dalla tosta Patrice, interpretata da Laura Harrier) e qualche errore di valutazione. Alla sostanziale cortesia di Walter (Ryan Eggold), il militante del KKK contattato all’inizio dal protagonista, si contrappongono la sospettosità di Felix (Jasper Pääkkönen) e la stupidità di Ivanhoe (Paul Walter Hauser, che replica il carattere incarnato in Tonya), tuttavia è all’avvicinamento (e alla denigrazione) dell’incolto eppur curato leader David Duke (Topher Grace), peraltro ancor vivente e inveente, che gli agenti (e gli sceneggiatori) puntano.

Impreziosita dai camei di un “trumpiano” Alec Baldwin (che apre il film) e di Harry Belafonte (il testimone delle prepotenze subite dalla gente di colore nel 1916, pochi mesi dopo l’uscita del facinoroso Nascita di una nazione di Griffith) e, in generale, da un buon cast di contorno (fra i comprimari con distintivo citiamo solo Robert John Burke e Michael Buscemi, somigliante fratello di Steve) nonché da un inedito di Prince sui titoli di coda, l’opera di Lee, tramite un clima nostalgico-adirato – vedi i puntuali riferimenti alla blaxploitation o agli infiammati discorsi di Kwame Ture (impersonato da Corey Hawkins) –, si dirige verso un finale sorprendentemente risolutorio, almeno per quel che attiene al plot. Infatti le immagini (di repertorio) conclusive documentano i violenti scontri fra suprematisti e antirazzisti avvenuti a Charlottesville nel 2017. E non si scherza. Per niente.

BlacKkKlansman (id., USA, 2018) di Spike Lee con John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier. Topher Grace, Michael Buscemi

Massimo Arciresi

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